Statue e Public History

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Offline trax_2400

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Re:Statue e Public History
« Risposta #620 il: 14 Lug 2020, 10:06 »
Se può essere utile per la discussione, tanto per farsi un'idea del genere di visione adottata per "raccontare" la nostra società in questi tempi, vi invito a contare il numero di donne che dirigono testate giornalistiche nazionali in Italia

Ieri ho ascoltato Stefano Feltri fare una brillantissima (si fa per dire) supercazzola su questo tema a una esterrefatta intervistatrice di Radio radicale. Feltri è il neodirettore del neonato Domani
Secondo me è solo questione di tempo.
Re:Statue e Public History
« Risposta #621 il: 14 Lug 2020, 11:07 »
Se può essere utile per la discussione, tanto per farsi un'idea del genere di visione adottata per "raccontare" la nostra società in questi tempi, vi invito a contare il numero di donne che dirigono testate giornalistiche nazionali in Italia

Ieri ho ascoltato Stefano Feltri fare una brillantissima (si fa per dire) supercazzola su questo tema a una esterrefatta intervistatrice di Radio radicale. Feltri è il neodirettore del neonato Domani

Su questo non ci piove:le donne siano ancora  professionalmente discriminate e questo è uno scandalo ed una vergogna.
Qui si parlava del titolo del ruolo agito: avvocato/a/essa, ministro/a....
Fatto salvo che ognuno/a si faccia chiamare come vuole,  io abolirei i titoli all'anglosassone.....
Re:Statue e Public History
« Risposta #622 il: 14 Lug 2020, 11:37 »
Ieri ho ascoltato Stefano Feltri fare una brillantissima (si fa per dire) supercazzola su questo tema a una esterrefatta intervistatrice di Radio radicale. Feltri è il neodirettore del neonato Domani

Link?
L'ho cercato invano.

Offline carib

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Re:Statue e Public History
« Risposta #623 il: 14 Lug 2020, 17:57 »
Link?
L'ho cercato invano.
sentito direttamente dalla radio, non ti so dire

Offline FatDanny

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Re:Statue e Public History
« Risposta #624 il: 14 Lug 2020, 18:42 »
Re:Statue e Public History
« Risposta #625 il: 15 Lug 2020, 01:15 »

Offline FatDanny

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Re:Statue e Public History
« Risposta #626 il: 15 Lug 2020, 08:03 »
Per quanto riguarda il linguaggio novecentesco se non sbaglio tu stai parlando dei neologismi che in gran parte vengono dall'estero no? (senza che mi vado a rivedere tutto).
Ma no, io li uso tranquillamente ma diciamo che si tratta di termini che riguardano in gran parte situazioni nuove, quindi il termine originario italiano probabilmente fa strano. Invece qui si parla di voler cambiare termini di uso corrente e che sinceramente io non ho mai visto come denigratori verso un genere.

No, in molti casi questi termini hanno un corrispettivo italiano senza alcuna forzatura.
Non serve parlare di "sharata", esiste "condivisa". Non serve usare "meeting", c'è "riunione".
E nemmeno "call" visto che è l'esatto equivalente di "chiamata".
Nel 99% dei casi le parole italiane esistono e non vanno nemmeno adattate, esistono proprio.
Il punto è che l'adattamento al business-talking è politicamente accettato a livello inconscio perché ci fa aderire ad un simbolico a cui VOGLIAMO aderire.
Nulla di scandaloso o incomprensibile, mi chiedo piuttosto il perché delle resistenze al simbolico portato dai cambiamenti linguistici di cui stiamo discutendo, perché probabilmente la questione non è linguistica ma ci parla di una resistenza più complessiva.

https://thevision.com/cultura/uso-egualitario-asterisco-regressivo/

Articolo interessante ma con qualche scivolone.
Ad esempio su history-herstory. Nessun@ pensa che la radice del termine sia his, è un gioco di parole volto a sottolineare l'innegabile taglio maschile della ricostruzione storica e la necessità di recuperare una storia, anzi le storie, dei soggetti non-maschili.
Anche rispetto all'assenza fonetica dell'asterisco mi sembra che l'autore non ne colga il senso.
L'asterisco è usato volutamente come forma transitoria, a segnalare un'assenza più che una nuova regola. Indica uno scarto non colmato nella lingua parlata, ci dice "ci manca qualcosa", non "ecco il nuovo neutro".
Questa è la ragione per cui io lo uso di sovente, mentre trovo orripilante l'uso della -u, che rispetto ma trovo cacofonica a livelli inverosimili.
Poco c'entra quindi il paragone con gli asterischi sulle parolacce, che invece sono forme di autocensura scritta, che segnala al contempo l'uso della parolaccia e la limitazione autoimposta. Ipocrita perché in realtà chi lo utilizza vuole segnalare proprio l'uso di quel termine, ma aggirandone la forma esplicita.

Infine, aspetto forse più rilevante, sulla progettualità discriminatoria della lingua: è chiaro che la lingua non ha in sé una progettualità discriminatoria, la lingua riflette la progettualità discriminatoria iscritta nei rapporti sociali vigenti.
Pensare che chi solleva il problema linguistico non sia consapevole che il problema si colloca sul piano dei rapporti sociali significa non aver compreso la questione che viene posta e il perché questa viene posta ANCHE sul piano linguistico.
Re:Statue e Public History
« Risposta #627 il: 15 Lug 2020, 17:36 »
Sono abbastanza d'accordo con fat danny (specie sull'uso della U che ci fa tutti sardi  :=)) ).
Il problema dell'asterisco rimane il suo utilizzo nell'ambito della lingua parlata.
Tutt* quant* è un attimo che diventa tutt'quann' alla napoletana.

Non sono d'accordo però sulle soluzioni che prospetta l'articolista di the vision: ci vuole un'innovazione, va segnata una frattura rispeto al passato.
Il dibattito è aperto: l'importante è non pretendere di lasciare tutto com'è, perchè non può funzionare.


p.s.: sarò esterofilo ma a me BLASTARE piace
Re:Statue e Public History
« Risposta #628 il: 15 Lug 2020, 18:42 »
Ma davero con la "u" del neutro? Esiste, vi chiedo, un video dove qualcuno parla dicendo "avvocatu"? Sarei curiosissimo di vederlo!
Re:Statue e Public History
« Risposta #629 il: 15 Lug 2020, 19:21 »
Parlato mai che io sappia.
Qualcunu lo ha scritto però  :=))

Offline Baldrick

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Re:Statue e Public History
« Risposta #630 il: 15 Lug 2020, 19:51 »
Sono abbastanza d'accordo con fat danny (specie sull'uso della U che ci fa tutti sardi  :=)) ).
Il problema dell'asterisco rimane il suo utilizzo nell'ambito della lingua parlata.
Tutt* quant* è un attimo che diventa tutt'quann' alla napoletana.

Non sono d'accordo però sulle soluzioni che prospetta l'articolista di the vision: ci vuole un'innovazione, va segnata una frattura rispeto al passato.
Il dibattito è aperto: l'importante è non pretendere di lasciare tutto com'è, perchè non può funzionare.


p.s.: sarò esterofilo ma a me BLASTARE piace
C'è chi vorrebbe introdurre la schwa (che è il suono finale delle parole nei dialetti meridionali, tanto radicato che genera metafonesi, come nell'opposizione maschile\femminile nerə vs. nirə) ma io onestamente troverei un po' troppo ambizioso educare un gruppo di parlanti alla produzione di un nuovo fonema, senza considerare che in questo caso le resistenze potrebbero arrivare pure da chi è ideologicamente favorevole all'adozione dello stesso a causa dello sforzo richiesto. Il loro, mantenendo il maschile "neutro" nelle desinenze, mi sembra la proposta più sensata. Fatto sta che, ripeto: l'uso fa la norma. Se si propone ma poi la forma non attecchisce, restiamo come stiamo. :)

Offline FatDanny

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Re:Statue e Public History
« Risposta #631 il: 15 Lug 2020, 19:52 »
Ma davero con la "u" del neutro? Esiste, vi chiedo, un video dove qualcuno parla dicendo "avvocatu"? Sarei curiosissimo di vederlo!

ovviamente parliamo di circuiti piuttosto di nicchia, ma si.
Sia scritto (interi testi) che parlato (interventi politici).
Ma non con avvocatu, cambia proprio la frase, del tipo "siamo tuttu liberu di dire quel che ci pare".
Ammetto che è piuttosto inascoltabile e fortunatamente mi è capitato davvero di rado, però anche qui il punto non è adottarla come soluzione ma capire il problema che prova a sollevare invece di bollarla come "dittatura del politicamente corretto".

Fatto sta che, ripeto: l'uso fa la norma. Se si propone ma poi la forma non attecchisce, restiamo come stiamo. :)

Mai cosa più sensata fu scritta.
Re:Statue e Public History
« Risposta #632 il: 15 Lug 2020, 20:56 »
Ce l'avete un link di un video in cui qualcunu parla così? Devo vederlo!

Offline Baldrick

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Re:Statue e Public History
« Risposta #633 il: 15 Lug 2020, 20:57 »
Viette a fa' un'assemblea... :D

Offline Splash

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Re:Statue e Public History
« Risposta #634 il: 16 Lug 2020, 12:06 »
Re:Statue e Public History
« Risposta #635 il: 16 Lug 2020, 12:55 »
Re:Statue e Public History
« Risposta #636 il: 17 Lug 2020, 15:26 »
https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/nomi-professionali-femminili/22

Io credo che sia più importante la sostanza ed il rispetto unita all’educazione.
Perché io posso rivolgermi in maniera maleducata dicendo “guarda quella professora” ed in maniera rispettosa dicendo “buongiorno professoressa....”

Offline FatDanny

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Re:Statue e Public History
« Risposta #637 il: 17 Lug 2020, 15:43 »
Adler scusa ma continui a farne un problema di manierismo, bon ton ed educazione.
Così però non ci capiamo.
La questione non è di educazione né di manierismo, il problema è che così la coglie chi è abituato a vedere l'espressione linguistica in tal senso. Ossia come una maniera con cui si entra in rapporto con l'Altro.
Non a caso tutti i linguisti o i commentatori di destra parlano di "imbrigliare la lingua" o addirittura arrivano alla deprimente categoria della "dittatura del politically correct".

il punto di partenza per comprendere la questione è concepire la lingua - e la linguistica - in termini più ampi. E' considerarla non solo come mezzo (di comunicazione), ma anche come produttrice, o più specificamente riproduttrice, di significati.
Nell'uso di un termine simbolico tu riproduci quel simbolico. Lo alimenti. Contribuisci alla sua sopravvivenza nell'immaginario collettivo.
Provo con esempi profani: come freddy Kruger si alimentava di sogni o Fantàsia viveva dell'immaginazione dei bambini, il simbolico collettivo si alimenta di linguaggio e senso comune. 
Nella evocazione individuale - tramite ripetizione - trova nuova linfa vitale, viene mantenuta in vita nella nostra rappresentazione simbolica.

Usare forme nuove, porre a critica il senso comune ANCHE attraverso il linguaggio, non serve ad essere educati e rispettosi nei confronti di qualcuno. Serve ad "ammazzare" un simbolico che si ritiene sbagliato e ormai anacronistico, non tramite censura, ma per mancato utilizzo.
Proprio perché, come dice Baldrick, è l'uso che fa la norma e che di conseguenza costruisce un simbolico comune a chi comunica con quelle determinate forme.

Spero di essere stato più chiaro, ma veramente finché non spostiamo la discussione dal manierismo il problema non è che non ci troviamo d'accordo (sarebbe legittimo), ma che non ci capiamo proprio.
Re:Statue e Public History
« Risposta #638 il: 17 Lug 2020, 16:02 »
https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/nomi-professionali-femminili/22

Io credo che sia più importante la sostanza ed il rispetto unita all’educazione.
Perché io posso rivolgermi in maniera maleducata dicendo “guarda quella professora” ed in maniera rispettosa dicendo “buongiorno professoressa....”

Adler, siamo in una dimensione di politica, non di glottologia.

E, infatti, il tema degli asterischi è molto divisivo perchè la discussione sottostante l'obiettivo non è il rispetto delle donne, o quanto meno non è solo quello, bensì le negazione della rilevanza del genere sessuale biologico.

Offline vaz

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Re:Statue e Public History
« Risposta #639 il: 17 Lug 2020, 16:09 »
 

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