Statue e Public History

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Offline Lativm88

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Statue e Public History
« il: 13 Giu 2020, 00:12 »
Ultimamente è tornato centrale il tema della storia pubblica, cioè tutto ciò che è stato, più o meno consapevolmente, utilizzato della storia di ogni Paese per la narrazione pubblica di un'idea/evento.

Avendo a che fare con questo tema dai tempi dell'università sia come appassionato e sia come impiegato nell'ambito dei beni culturali sono molto interessato a conoscere l'opinione dei netter sulla questione.

Parto dal presupposto che ogni cosa utilizzata per la narrazione della storia pubblica è stata edulcorata/ mitizzata/semplificata a volte in modo consapevole, altre per semplice frutto del tempo in cui la narrazione era necessaria e che L'utilizzo politico della storia porta sempre con sé un grado di banalizzazione più o meno tollerabile.

Quali sono i vostri pensieri a riguardo?


Re:Statue e Public History
« Risposta #1 il: 13 Giu 2020, 00:38 »
Che un singolo caso, con motivazioni particolari e magari frutto di proteste pluridecennali, può essere anche compreso senza giustificarlo del tutto, ma se diventa una moda è sintomo di isteria collettiva e quindi classificabile nell’ampio faldone “stronzate compiute da teste di cazzo”.
Come diceva Guzzanti facendo il filippino “Hai già rotto il cazzo”.

Offline anderz

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Re:Statue e Public History
« Risposta #2 il: 13 Giu 2020, 11:28 »
Ultimamente è tornato centrale il tema della storia pubblica, cioè tutto ciò che è stato, più o meno consapevolmente, utilizzato della storia di ogni Paese per la narrazione pubblica di un'idea/evento.

Avendo a che fare con questo tema dai tempi dell'università sia come appassionato e sia come impiegato nell'ambito dei beni culturali sono molto interessato a conoscere l'opinione dei netter sulla questione.

Parto dal presupposto che ogni cosa utilizzata per la narrazione della storia pubblica è stata edulcorata/ mitizzata/semplificata a volte in modo consapevole, altre per semplice frutto del tempo in cui la narrazione era necessaria e che L'utilizzo politico della storia porta sempre con sé un grado di banalizzazione più o meno tollerabile.

Quali sono i vostri pensieri a riguardo?

Folle, stupido e pericoloso

Online Baldrick

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Re:Statue e Public History
« Risposta #3 il: 13 Giu 2020, 11:42 »

Online Baldrick

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Re:Statue e Public History
« Risposta #4 il: 13 Giu 2020, 11:44 »
È chiaro che questa discussione non ha ALCUN valore finché sarà un gruppo di maschi bianchi eterosessuali a farla.

Offline LaFonte

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Re:Statue e Public History
« Risposta #5 il: 13 Giu 2020, 22:16 »
Da donna, per quel che vale condivido al 500% "folle, stupido e pericoloso". Uno vede qualcosa di antico che lo offende e lo distrugge, senza alcun rispetto per la storia nè per chi deve venire dopo di lui. Non ci vedo nessuna differenza con la distruzione del buddha da parte dei talebani.

Offline LaFonte

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1582
Re:Statue e Public History
« Risposta #6 il: 13 Giu 2020, 22:24 »

Avendo a che fare con questo tema dai tempi dell'università sia come appassionato e sia come impiegato nell'ambito dei beni culturali


Impiegato dove, se posso?
Re:Statue e Public History
« Risposta #7 il: 13 Giu 2020, 22:52 »
Da donna, per quel che vale condivido al 500% "folle, stupido e pericoloso". Uno vede qualcosa di antico che lo offende e lo distrugge, senza alcun rispetto per la storia nè per chi deve venire dopo di lui. Non ci vedo nessuna differenza con la distruzione del buddha da parte dei talebani.

Offline pan

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Re:Statue e Public History
« Risposta #8 il: 14 Giu 2020, 01:29 »
è difficile addentrarsi nei meandri di questo argomento in maniera lineare, non corrotta da retropensieri. anche in questa vicenda, come in molti, degli ultimi anni, si ha l'impressione che tesi, punti di vista, critiche feroci siano spinti da uno sguardo preventivo, vedere da che parte vengano gesti e situazioni e poi dire la propria.
e così ti ritrovi l'editoriale di padellaro che ha bollato chi butta giù la statua di colombo o imbrattato quella di montanelli come imbecille e lo ha ripetuto tante e tante volte nell'articolo, senza argomentare il perchè di questa imbecillità e tu scorri l'articolo per poterti abbeverare, illuminarti, essendo poca cosa rispetto a cotanta penna, e non capisci perché non ti viene spiegato. lo stesso padellaro che, come sottolineato tempo fa qui su LN, lasciava trasparire con uno stile ai limiti della minchioneria, come chi volesse tutelare la tribuna di tordivalle, per un discorso storico e artistico, fosse tutto sommato un imbecille.
corto circuito, direi. e io che ne so, quindi, se le disamine di questi giorni sono frutto di retropensieri o son sincere? se fossero stati buttati giù i busti di Lenin o di qualcuno alquanto comunista o comunque rappresentante della cultura decisamente di sinistra gli stessi (giornalisti, cittadini anzi direi meglio elettori)che si indignano per il simbolo da tutelare, direbbero uguale?

Offline FatDanny

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Re:Statue e Public History
« Risposta #9 il: 14 Giu 2020, 08:21 »
Ovviamente Pan se si fosse trattato di Lenin non solo i vari Padellaro, Lerner, Polito, Cazzullo non avrebbero protestato, ma avrebbero scritto il loro bel pezzo in cui spiegavano perché finalmente ciò era avvenuto.

E' chiaro quindi che il criterio del "rispetto per la storia" non riguarda davvero la Storia e nemmeno l'Arte, visto che nel 95% dei casi non si conoscono né le figure oggetto di questo fenomeno né l'eventuale valore artistico.
Semplicemente quel che si ritiene antagonista immediatamente non ha valore, quel che invece si considera parte della propria cultura viene acriticamente difeso. A prescindere, ad esempio, che per altri costituisca un simbolo di dominio che, no, non merita alcun rispetto.

Il problema principale è che così facendo si conferma proprio la necessità di devastare quelle statue, perché si mostra come la nostra cultura, ancora una volta, tollera solo un modo di guardare ad esse: il nostro. Il NOSTRO sguardo, il NOSTRO significato, il valore che NOI gli diamo, è l'unico possibile.
Se in una piazza ci fosse la statua di uno che ha gasato l'intera mia comunità io non porterei rispetto per essa, la guarderei con odio ogni volta che passo. Magari singolarmente non penserei di distruggerla, ma all'interno di un movimento reale che mette in discussione quel simbolico assolutamente si.
Re:Statue e Public History
« Risposta #10 il: 14 Giu 2020, 09:05 »
Bisogna stare attenti, perché se si vogliono abbattere i simboli, dopo le statue si arriva ai libri.
E fare roghi di libri pensavo fosse la specialità solamente di alcuni.....
Se vale il principio che ognuno di noi guarda al proprio e ha un contro verso cui rivolgere il proprio rancore ci si riduce a tornare all’età della pietra.

Online vaz

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Re:Statue e Public History
« Risposta #11 il: 14 Giu 2020, 09:07 »
beh oddio, io i libri di fabio volo e di moccia...

Offline FatDanny

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Re:Statue e Public History
« Risposta #12 il: 14 Giu 2020, 09:14 »
il salto logico dalle statue ai libri non sussiste.
E' una tua supposizione iperbolica non supportata da fatti.
E' come "dalle canne all'eroina" o "dai sanpietrini alle P38".
Un modo per criminalizzare quel che accade evocando fantasmi.

Certo che vale il principio che ognuno di noi guarda al proprio, è lampante vedendo la discussione di questi giorni. Il proprio simbolico viene reso assoluto, rendendo intollerabili percezioni differenti.
Peccato che il cambiamento passi proprio dalla rottura - anche forzosa - dei simbolici altrui.
Non è l'età della pietra, è la Storia che avanza in questo modo.

Eurocentrismo a pallettoni e disabitudine al cambiamento storico sono i principali fenomeni che stiamo vedendo in questi giorni in cui la Storia ha ricominciato a muovere qualche passettino dopo una quarantena di vent'anni o più.

Altro contributo, stavolta di un architetto:

Portare alla luce quante piú forme di razzismo o discriminazione perpetrate nei secoli dal potere o dall'industria dell'intrattenimento che sia, non significa "cancellare la storia", come ripete questo mantra liberal-borghese degli ultimi giorni, non significa "censurare" e non significa che cosí verrà sconfitta ogni forma di discriminazione (Grazie per la avanguardistica deduzione , Sherlock).
Significa, invece, ribadire che i simboli, come le statue, sono espressioni di celebrazione del potere e come tali, alla luce delle letture storiche che emergono o che vengono maturate, vadano, in caso, cambiate, tolte, rovesciate, dipinte e vilipese perché i simboli a questo servono: a rappresentare sinteticamente princípi accomunanti per le persone.
Facciamo parte della Storia anche noi e, nonostante sarebbe bello che la sostituzione dei simboli che veicolano idee discriminatorie avvenisse  pacificamente, non sono cosí ingenuo da pensare che un processo di emancipazione del genere non debba passare attraverso qualche testa da far rotolare nelle piazze, per quanto stavolta soltanto di travertino o di stagno.
Obiezione tipica benaltrista:"E allora bruciamo anche tutto il Rinascimento italiano finanziato dai magnati fiorentini, il Barocco romano dei Papi  in quanto espressione del potere violento e repressivo della Chiesa? E allora togliamo la statua di Pasolini che si scopava i ragazzetti? E allora Platone? E allora Lino Banfi? E allora le foibe? Etc.. "
Io credo che le opere che il potere violento ha generato nei secoli e il loro indubbio valore storico artistico o pratico siano ben altra cosa rispetto alle celebrazioni postume di quel potere violento, mi spiego: non credo sarebbe utile smantellare Via dei Fori imperiali e ripristinare la collina Velia come forma di decolonizzazione antifascista, o smontare l'EUR, per esempio, ma credo che  abbiamo fatto bene a smantellare parecchie statue dedicate a Mussolini.
Proprio perché non è la storia che va cancellata ma la sua celebrazione.
Il limite è chiaramente non cosí nettamente distinguibile ma da qualche parte bisogna pur cominciare.
Leopoldo II ha costruito una marea di infrastrutture.
Vanno demolite? No.
Ma ha senso mantenere per le strade di Bruxelles tutta la statuaria postuma e i simboli tesi a celebrare la figura di un re che ha sfruttato, sottomesso e commesso genocidi in Congo sterminando 10 milioni di congolesi?
Se la risposta che ci si è dati è "SI, HA SENSO", probabilmente si è dell'idea che i simboli non significhino niente o che quelle statue siano ormai vecchie, inoffensive, "scariche" di ogni capacità veicolante di princípi, e io mi compiaccio per tale purezza e pacificazione con il mondo della comunicazione visiva ma credo che questa interpretazione sia morbida e "tollerante" solo per una fatica di fondo nel relazionarsi con il principio che l'emancipazione e la liberazione passino per la distruzione di alcuni concetti che a volte sono anche incarnati da opere d'arte.
Si è tolleranti con il simbolo celebrativo di un genocida o di uno stupratore ma non con chi imbratta una statua e io questa cosa la trovo paradossale.
Per quanto lo spauracchio del Talebanismo imperversi già su tutte le testate giornalistiche centriste, non vedo alcuna deriva censoria in atto.
A differenza di quanto leggo in giro, NESSUNA OPERA INTELLETTUALE è stata censurata, nessun "Via col vento" è stato cancellato da tutti i supporti e da tutti i server di streaming mondiali, ma è stato soltanto introdotto (solo sul sito HBO) da UN DESCLAIMER che spiega e contestualizza il perpetrarsi di uno stereotipo razzista per la durata del film (12 giorni), spiegandone i motivi.
Punto.
Vorrei capire cosa ci sia di censorio e moralistico nel voler permettere a chi fruisce di determinate opere senza avere gli adeguati strumenti analitici, di contestualizzarle correttamente e di riconoscere uno stereotipo e una forma di discriminazione.
A quanto pare, oltre che a quelli che alle discriminazioni sono assolutamente favorevoli, questa cosa disturba anche i privilegiati con la Laurea già in grado di contestualizzare adeguatamente qualsiasi opera, per quanto vorrei ricordare che non è meno classista e meno discriminatorio dire  "Non è compito dell'arte fare educazione, bisogna solamente studiare".
È un po' come quando si pretende che, in una società discriminatoria come è la nostra, ci si possa permettere di snobbare i simboli controversi perché si immagina che tutti abbiano già raggiunto lo stesso grado di analisi e di coscienza sociale ed etica, attraverso lo stesso paritario accesso all'educazione e ai diritti fondamentali.
Praticamente un'allucinazione autoassolutoria da un attico di Via di Ripetta.


Offline Tarallo

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Re:Statue e Public History
« Risposta #13 il: 14 Giu 2020, 09:35 »
I libri non c'entrano niente. Il punto centrale delle statue non è artistico, come per i libri, ma evocativo. Io, per esempio, difendo i quadri di Hitler in quanto quadri. Le statue mandano un messaggio culturale a chi vive o visita quel paese: questi sono i nostri eroi. Questi sono i nostri valori. Il libro si concede a libera interpretazione. Le statue no.

Offline Lativm88

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Re:Statue e Public History
« Risposta #14 il: 14 Giu 2020, 09:56 »
Impiegato dove, se posso?

Sono un archivista.
Lavoro come libero professionista.
Ho fatto qualche esperienza tramite borse di studio all'archivio di stato di Bologna, poi in archivi privati sia di enti che di persona.

E l'archivio, il più delle volte, é la fonte storica primaria che in pochi utilizzano (o sanno usare).

Offline Lativm88

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Re:Statue e Public History
« Risposta #15 il: 14 Giu 2020, 10:24 »
Pensieri sparsi:

In generale sono favorevole a qualunque revisione della storia.
Revisione non è una parolaccia e non è nemmeno, necessariamente, dare valore a complotti.

La narrazione storica è figlia dei suoi tempi e di chi la fa e, a maggior ragione, la narrazione della storia pubblica è ancora di più figlia di una necessità politica precisa in un momento preciso. (Per esempio il QUANDO sono state erette le statue è molto interessante)

Purché tutto questo sia utile ad approfondire la comprensione storica di un fenomeno invece di contrapporne sclerotiche visioni.

Il gran pregio di quello che sta succedendo è che molti di noi devono ripensare a cioè che simboleggiano alcune cose date per scontate e per eterne come statue e monumenti e, di conseguenza, trarne una propria conclusione critica.
Sarebbe meglio farlo scevri da preconcetti e con la genuina voglia di restituire alla storia la sua complessa dignità anziché limitarci alla semplificata/imbiancata/inquinata versione politica della storia.

La presa di coscienza non riesco a condannarla e la presa di coscienza, in questo caso, non è solo di chi abbatte le statue ma anche di chi le difende poiché, quantomeno, ci deve essere un ragionamento sull'oggetto in questione e questo è in sé stesso un processo positivo.

Re:Statue e Public History
« Risposta #16 il: 14 Giu 2020, 14:32 »
partiamo da un presupposto:

la statua di metallo in piazza, prendiamo quella di Montanelli, non è né storia né arte.

è una delibera comunale e una commessa a un fabbro che lavora seriale.

è sullo stesso livello dell’insegna LUNA PARK all’EUR

dello skyline di non si capisce manco che materiale messo sulla Roma-L’Aquila all’altezza del GRA

avrebbero più valore storico artistico i pali con le M delle Metro, o le vecchie palette verdi di metallo delle fermate dei bus.
eppure le abbiamo sostituite e le sostituiamo senza alcun problema.

quelli che attaccano montanelli attaccano il simbolo ma anche quelli che difendono montanelli difendono il simbolo. arte e storia non c’entrano niente.
Re:Statue e Public History
« Risposta #17 il: 14 Giu 2020, 14:36 »
Pensieri sparsi:

In generale sono favorevole a qualunque revisione della storia.
Revisione non è una parolaccia e non è nemmeno, necessariamente, dare valore a complotti.

La narrazione storica è figlia dei suoi tempi e di chi la fa e, a maggior ragione, la narrazione della storia pubblica è ancora di più figlia di una necessità politica precisa in un momento preciso. (Per esempio il QUANDO sono state erette le statue è molto interessante)

Purché tutto questo sia utile ad approfondire la comprensione storica di un fenomeno invece di contrapporne sclerotiche visioni.

Il gran pregio di quello che sta succedendo è che molti di noi devono ripensare a cioè che simboleggiano alcune cose date per scontate e per eterne come statue e monumenti e, di conseguenza, trarne una propria conclusione critica.
Sarebbe meglio farlo scevri da preconcetti e con la genuina voglia di restituire alla storia la sua complessa dignità anziché limitarci alla semplificata/imbiancata/inquinata versione politica della storia.

La presa di coscienza non riesco a condannarla e la presa di coscienza, in questo caso, non è solo di chi abbatte le statue ma anche di chi le difende poiché, quantomeno, ci deve essere un ragionamento sull'oggetto in questione e questo è in sé stesso un processo positivo.

condivido molto quello che dici, quantomeno si capisce che la discussione è sul piano giusto

a me non piace proprio il concetto di “conservazione dei beni culturali” tipico italiano che andrebbe cambiato in “valorizzazione e utilizzo dei beni culturali” che poi alla fine è il miglior modo di conservarli: farli vivere

Offline Parken

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Re:Statue e Public History
« Risposta #18 il: 14 Giu 2020, 14:37 »
la madre di tutti gli scempi fasci da abbattere: il flaminio

Offline FatDanny

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Re:Statue e Public History
« Risposta #19 il: 14 Giu 2020, 14:51 »
Il contributo sul sito di un'associazione di storici che a mio avviso centra bene la questione, fermo restando che condivido molto quanto detto da PZ e lativm

http://storieinmovimento.org/2020/06/13/doveva-accadere/
 

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