Mi spieghi una volta per tutte, poi non ti rompo più il cazzo eh!?, come coniughi democrazia e dittatura del proletariato?
I socialisti ante scissione non erano un contrario della democrazia, ma hanno “perso”, nonostante Turati avesse capito tutto con un secolo d’anticipo.
Premessa: essendo un enorme OT invito a spostare l'eventuale discussione su topic più idonei, ce ne sono almeno un paio, su uno dei quali ancora attendo una tua risposta
OT
La dittatura del proletariato va letta secondo il significato che Marx dava ai termini, non con la traduzione da operetta dei suoi oppositori liberali del secolo successivo.
Sarebbe come cambiare il senso dell'imperativo categorico kantiano o dello Spirito assoluto in Hegel, isolandoli dall'impalcatura teorica dei suddetti.
Marx riteneva i regimi liberali delle dittature borghesi.
Perché una classe, la borghesia, esercitava l'egemonia assoluta (sia in termini di rappresentanti che di contenuti) sulle istituzioni vigenti.
Che in parlamento siedano per il 99% esponenti del ceto medio e della borghesia è difficilmente contestabile. Idem che la stragrande maggioranza del quadro politico è espressione degli interessi di quella classe, PD compreso.
Quindi la democrazia liberale che a te piace tanto nell'impianto teorico marxista è una dittatura, la dittatura borghese.
A partire da questo possiamo comprendere la definizione di dittatura del proletariato. Non per FD, per Marx se ci si prendesse la briga di leggerlo approfonditamente.
La dittatura del proletariato altro non è che una situazione in cui c'è comunque una classe che esercita un'egemonia (da qui "dittatura") ma in termini rovesciati rispetto all'oggi.
E' come se questa società si guardasse allo specchio, scambiando l'alto con il basso.
Significa un parlamento (o nuove istituzioni emergenti) in cui gran parte dei partiti rappresentano gli interessi dei subalterni e delle subalterne mentre quelli della borghesia sono residuali o addirittura extraparlamentari.
Non grazie ad un colpo di Stato, ma ad una
rivoluzione dei rapporti di forza politici, quindi del rispettivo consenso delle organizzazioni politiche, dell'egemonia esercitata all'interno della società, etc.
Come può avvenire una rivoluzione di tale portata vista la situazione attuale?
Non grazie al porta a porta di qualche organizzazione di adepti illuminati che irradiano il sapere sulle asse ma a processi politico sociali che immediatamente riportano nella concretezza lo scontro tra le classi e rimodulano i rapporti di forza.
E' dentro processi come BLM, Friday for future, il movimento femminista internazionale che si determina la rivoluzione. E' lì che cambiano le cose.
Il cambio nelle istituzioni politiche è un riflesso successivo, una conseguenza per quanto assolutamente decisiva, non il primo atto.
Ma Marx, da grande pensatore qual'era, ci dice che anche questo non basta!
Non basta che i subalterni prendano il potere, perché comunque eserciterebbero un nuovo dominio sugli ex-dominatori e manco questo va bene.
Il comunismo è l'eliminazione assoluta di questo dominio tra esseri umani.
proprio perché marx non era un utopista benevolo sa bene che in termini storici non c'è ancora concretizzazione possibile di questo comunismo, che quindi viene visto dallo stesso non come uno stato di cose, ma un movimento, una direzione a tendere.
La fase intermedia non è quindi lo stalinismo e nemmeno lo Stato assoluto.
E' una fase in cui permane un dominio, ma essendo esercitato dagli interessi della maggioranza subalterna nei confronti della minoranza pre-dominante rappresenterebbe una fase politica comunque più democratica dell'oggi.
Scusate la lunghezza, ma Marx è QUESTO. E chi dice il contrario mente.
EOT