Quindi c'è tipo un legame magico o esoterico tra comunismo e totalitarismo? O se c'è un legame sensato e che si può capire, magari puoi elaborare la necessità teorica per il comunismo - ad esempio quello di Marx - di arrivare al totalitarismo (totalitarismo che ovviamente immagino perdoni al capitalismo, sempre emendabile)?
Altrimenti viene il dubbio che siccome l'idea ti sta antipatica tu sia pronto a liquidarla a forza di "si sa che è così"
Ciao Sobo,
però non è che lo dica solo Cartesio eh?! (non il filosofo, l'orso....
), lo affermava già Richard Pipes negli anni '60. Poi, l'opera di Pipes è stata sottoposta a critiche feroci e lui etichettato come un attivista o addirittura come una tecnico della propaganda americana, ma mi pare che Robert Conquest sia giunto a conclusioni non diverse, proprio sviluppando i nessi tra origini dogmatiche del pensiero comunista e sviluppo storico successivo.
Anche lui studioso di parte? Si, certamente, di parte ferocemente anticomunista ovvio. Ma se dobbiamo criticare le idee sulla base delle pregiudiziali, magari sostenendo la mancanza di approfondimento o il parziale scrutinio delle fonti, ovviamente chi la pensa nell'altro modo ha sempre torto.
Sempre con riferimento a Cartesio, e per restare in ambito socio-filosofico, mi permetto di ricordare un autore poco apprezzato qui da noi, ossia Raymond Aron (già iscritto nel 1925 alla SFIO, la sezione francese dell’Internazionale operaia) che, pur partendo dalle posizioni di Marx (oggetto di uno studio serissimo, durato tutta la vita), molto per tempo ha evidenziato la necessità intrinseca della costruzione "marxista" di ricorrere alla violenza in relazione al progetto di trasformazione coercitiva e autoritaria della società (intuizione ripresa da Ian Kershaw nella sua comparazione tra totalitarismo hitleriano e totalitarismo stalinista).
"Il fenomeno totalitario sopraggiunge in un regime che concede ad un partito il monopolio dell'attività politica. Questo partito è animato o armato da un'ideologia alla quale conferisce un'autorità assoluta e che, di conseguenza, diventa la verità ufficiale dello stato. Per diffondere questa verità ufficiale, lo stato si riserva a sua volta un doppio monopolio: il monopolio dei mezzi per l'uso della forza e quello dei mezzi di persuasione. L'insieme dei mezzi di comunicazione, radio, televisione, stampa, viene diretto dallo stato e da coloro che lo rappresentano. La maggior parte delle attività economiche e professionali sono subordinate allo stato e vengono, in un certo qual modo, integrate nello stato stesso. Così come lo stato è inseparabile dalla sua ideologia, la maggior parte delle attività economiche e professionali viene “colorata” dalla verità ufficiale. Essendo ormai tutte le attività, attività di stato, ed essendo tutte le attività subordinate all'ideologia, un errore commesso nell'ambito di un'attività economica o professionale diventa al contempo un errore ideologico. Ne scaturisce, in ultima istanza, una politicizzazione, una trasfigurazione ideologica di tutti gli errori che è possibile commettere e, in conclusione, un terrore al contempo poliziesco ed ideologico. (...) Il fenomeno è perfetto allorché tutti questi elementi si realizzano insieme in maniera compiuta". (vedi R. Aron, Démocratie et totalitarisme, Gallimard, Paris 1965, trad. it. Teoria dei regimi politici, Edizioni di Comunità, Milano 1973, p. 239)