Non è ingenua ma risente anche questa della narrazione postuma:
1) anzitutto non esiste alcun blocco nero (o black bloc, la seconda "k" non ci va).
"black bloc" è stata una generalizzazione giornalistica: semplicemente chi decide di fare un'azione diretta ci va vestito di nero perché è la modalità meno identificabile dalle immagini delle FFOO, perché non può esserci distinzione degli abiti.
quel nero indica una pratica, più che un'identità politica, la controparte la trasformò in identità, come oggi trump fa con "antifa".
2) La convergenza da tutta Europa c'è stata come in ogni appuntamento internazionale.
E fu convergenza variegata e molteplice, che andava dagli scout e la rete lilliput agli anarchici.
La bellezza e la potenza di quelle piazze stava proprio nella loro eterogeneità. e non a caso il primo e fondamentale tentativo del potere e dei media fu nel distinguere a tutti i costi tra buoni e cattivi.
Divide et impera è una necessità trans-storica.
3) l' azione-reazione non era in alcun modo legata alle azioni dirette vestiti di nero.
In altri termini che quaranta persone tirassero due bocce al carcere di Marassi interessava fino a un certo punto alla centrale operativa del vertice. Certo era una cosa da gestire, ma non la questione su cui scatenare un inferno.
4) il problema vero è che quella dinamica di assalto variegato e molteplice (compreso il famigerato "blocco nero") stava iniziando a funzionare anche come pratica dell'obiettivo.
Nel 1999 il WTO di Seattle finì senza alcun accordo, condizionato dalle proteste massive (e non è che li i danni non mancarono, ma indirizzati su banche e corporation).
A praga nel 2000 tre cortei, distinti per affinità di pratiche, ebbero meno effetto sul vertice del FMI ma evidenziarono ancora una volta la potenza di quella molteplicità montante.
Che andava fermata. Il modo migliore era produrre quello che poi concretamente si darà a Genova.
Un primo assaggio si ebbe a napoli, sempre nel 2001 ma in marzo, dove la polizia ci chiuse in piazza del plebiscito, senza vie di fuga, e ci corcò come poche altre volte.
Ma fu niente rispetto a quello che avvenne solo pochi mesi dopo.
Quello che voglio dire è che la regia di Genova fu internazionale, io non addito assolutamente solo il governo di destra di allora.
Adler è chiaro che qui noi non potremo mai essere d'accordo: sia su cos'è civile sia su cos'è una protesta.
Il nostro obiettivo era mettere in difficoltà, con pratiche diverse, un vertice in cui pochi potenti decidevano sulla pelle dei molti.
Quegli otto/dieci/venti rappresentanti sono responsabili di milioni di morti, noi al massimo di qualche vetrina infranta. Il paragone è per me insostenibile.
Di fronte alla violenza di quei pochi potenti la nostra violenza, se così si può chiamare quella di cortei senza armi da fuoco e armato solo di protezioni e la capacità di avanzare dei propri corpi, potremmo definirla una caccola.
Una protesta deve praticare un obiettivo politico concreto.
Noi volevamo disturbare concretamente quel vertice, se non fermarlo quantomeno riprodurre una dinamica simile a Seattle.
Sicuramente questa concentrazione sugli eventi invece che sui processi politici è stata uno dei grossi limiti di quel movimento, ma che senso avrebbe avuto fare un mega corteo di testimonianza? Noi non eravamo li a testimoniare, noi volevamo partecipare.
La protesta-testimonianza è una perdita di tempo, lo credo tutt'ora.
Sul piano strettamente dell'ordine pubblico: se io uso scudi, caschi e qualche petardo e tu rispondi con le cariche di mezzi blindati e armi da fuoco mi pare evidente l'uso spropositato della forza.
Non è questione di fare le anime candide, ma avrei potuto capire quella reazione di fronte ad un corteo che spara. E attenzione, altra cosa non notata dai tanti critici, fu un senso di responsabilità infinita che ci portò ad evitare un escalation che dopo genova, posso assicurartelo, te veniva dalla panza.
A me veniva dalla panza. Avessi reagito di panza invece che di testa l'unica cosa da fare era rimediare un bel ferro e cercare il pareggio al corteo subito dopo.
Ti assicuro che la pancia diceva questo, oh se lo diceva. Dopo che passi mesi senza riuscire manco a dormire bene, in cui scatti solo a sentire il rumore di un elicottero vedi che te dice la panza.
Ma fortunatamente per noi, per voi, un po' per tutti, usammo la testa, non la panza.
Ma anche questo non è chiaro a molti.
Scusate l'abnorme lunghezza, sono tornato a sgravare.