Fammi cominciare velocemente dal fondo.
E' vero che in genere ci sono sempre dei punti di accordo in ogni discussione, ma non credo che si raggiungano quelle percentuali cosi spesso. Anzi.
Ma soprattutto, i punti del contendere sono sempre la natura e le cause di un problema, e se un problema esiste. Proprio come nell'articolo citato e nei commenti di FA.
E questi possono essere anche il 5%, ma sono i fondamentali e quindi ogni disaccordo pesa molto di piu' di qualsiesi punto in comune.
Per quanto riguarda il resto, il discorso e' alquanto lungo e complesso, quindi spero di riuscire ad essere il piu' chiaro possibile.
Il punto centrale del capitalismo, come spesso sottolineato da FA, e' la redistribuzione dei profitti, una redistribuzione che avviene attraverso l'investimento del capitale in una nuova impresa, l'impiego di personale, inizio produzione, acquisizione di profitti che reinvestiti permettono l'impiego di nuovo personale in aggiunta, incremento della produzione, aumento dei profitti, impiego di ulteriore nuovo personale, ecc.ecc.
Questo quanto detto da Adam Smith e fondamento della crescita economica , del benessere, ecc.ecc. che hanno caraterizzato gli ultimi 500 anni, volendo considerare anche la preistoria del capitalismo.
Questo punto e' stato accettato come la parte buone del capitalismo anche da coloro che sono fortemente critici di come l'ideologia sia stata messa applicata nel corso degli anni.
C'e' pero' un elemento che non viene mai preso in cosiderazione.
Che il meccanismo si poggia sul continuo incremento della produzione, oltre che del consumo, e produrre richiede materiale e risorse. Senza contare l'impatto ambientale di scarti, rifiuti ed inquinamento in generale.
Fino a che la popolazione mondiale era un 20%, fine 1800, e soprattutto, e l'impatto ambientale per capita nell'ordine del 10% dell'attuale e quindi ancora non partiolarmente gravoso sul pianeta, il meccanismo poteva funzionare.
Ovviamente al netto della avidita' umana al momento di ridistribuire tutti i profitti, problema affrontato dal marxismo.
Ma in questo ultimo secolo tali aspetti, popolazione ed impatto sono cambiati notevolmente..
Non solo la popolazione mondiale e' aumentata del 1600% circa da quel lontano 1500, del 1000% dai tempi di Adam Smith, del 700% dai tempi di Marx e del 200% negli ultimi 50 anni, (del 850%, 395%, 65% e 13% rispettivamente in Europa), ma l'impatto ambientale per capita dello stile di vita e' anch'esso cresciuto(2400%, 1600%, 350% e 50% per gli stessi periodi).
Un modo generalmente accettato per misurare tale impatto ambientale e' l'impronta ecologica,
https://www.google.co.uk/search?q=impronta+ecologica&ie=utf-8&oe=utf-8&client=firefox-b-ab&gws_rd=cr&dcr=0&ei=xlrAWq6ZBebLgAbq6YUghttps://www.footprintnetwork.org/senza dubbio una unita' di misura non particolarmente accurata, dato il gran numero di dati diversi da comparare, ma abbastanza attendibile per dare una valida prospettiva del problema.
E per avere un'idea dell'attuale ordine di grandezza di tale impatto per capita, di seguito ho messo I dati per l'Italia e per l'intero pianeta.
Country year Built-up Land Carbon Cropland Fishing Grounds Forest Products Grazing Land
TotalItaly 2014 0.0291393852 1.5019798255 0.4842404834 0.0762639644 0.274318895 0.1857811492
2.5517237027World 2014 0.0380479267 1.0146647326 0.3269930301 0.0551706306 0.1649814864 0.0858703334
1.6857290207I numeri sono in 'pianeta Terra', ossia se ogni persona sul pianeta, vivesso lo stesso stile di vita di un italiano medio, cio' richiederebbe 2 volte e mezzo l'attuale capacita' del nostro pianeta per essere sostenutoi, mentre attualmente la media reale della popolazione mondiale e' poco piu' di un o e mezzo, ossia il 40% in meno.
Si prenda in considerazione il fatto che l'Italia non e' neanche tra le peggiori in confronto alle 'necessita'' dello stile di vita del Qatar (9 pianeti), o del Lussemburgo (7) (si puo' scaricare l'intera banca dati qui
http://data.footprintnetwork.org/#/countryTrends?type=earth&cn=5001 ), e diventa evidente che se la media mondiale e' di molto al di sotto anche della media italiana allora parecchi paesi hanno uno stile di vita molto piu' povero che richiede solo una parte del pianeta', come Bangladesh, Mozambico, Gambia, ecc.ecc. A circa mezzo pianeta ciascuno.
E quanto cio' abbia un impatto in molti aspetti della qualita' della vita in questi paesi, e' possibile 'leggerlo' attravarso la banca dati della Banca Mondiale
https://databank.worldbank.org/data/home.aspx, dove c'e' realmente da sbizzarsi su quali indice usare per poter farsi un'idea.
Migliaia e migliaia di dati per qualsiesi paese o gruppo di paesi, e mondiale 'as a whole'.
speravo di poter mettere un PDF in allegato dove ho comparato i dati per l'Italia e quelli mondiali degli ultimi 3 anni, dove possibile, ma non mi pare ci sia l'opzione.
Personalmente non credo sia un caso si cominci ad abbandonare il gold standard proprio quando l'impronta ecologica della popolazione mondiale raggiunge il 100%, anche se Europa e Nord America erano gia' di gran lunga over, ossia quando e' necessario l'intero pianeta per sostenere lo stile di vita medio della popolazione mondiale, e si raggiunge quindi il limite fisico del capitalismo secondo il concetto di Adam Smith della continua crescita produttiva.
Tale abbandono permette di creare una economia fittizia, che puo' continuare a crescere a dismisura senza constrizioni reali della disponibilita' di risorse e quindi beni reali, necessaria per soddisfare cosi il desiderio di crescita del benessere.
E sono altresi convinto che proprio nello stesso periodo, la forbice tra classi agiati e meno non si allarghi per coincidenza.
Se poi si considera il fatto che differenti qualita' di vita in differenti paesi sono all'origine di ogni immigrazione, ecco che anche un certo ritorno della destra e declino della sinistra in Europa e nel mondo occidentale in generale, potrebbe essere un ulteriore prodotto dei cambiamenti di popolazione ed impatto ambientale.
Insomma, in parole povere, come spesso succede siamo vittima del nostro stesso successo.
Le condizioni di vita di buona parte della popolazione mondiale e' decisamente migliorata, da quel lontano 1500, ma anche dal 1750 e dalla fine dell'800, ma cio' a costo di quello che viene generalmente considerato 'il problema ambientale'.
Se e' possibile creare un economia fatta puramente di numeri, fittizia, che ci permetta di continuare sulla falsariga degli ultimi 500 anni come se nulla sia cambiato, non e' pero' possibile creare un benessere reale, fatto di beni materiali, fittizio senza dover optare per una politica nazionalista, di 'esportazione di democrazia e liberta'' per l'acquisizione di risorse sempre piu' necessarie e sempre piu' scarse e di 'muri di Trump e West Bank' che tenga fuori chi non e' gia' da questa parte.
a noi la scelta.