Ci ho pensato.
Non sono contrario all'utero in affitto.
Perché credo una donna debba essere libera di decidere come usare o meno il proprio corpo, partendo dal presupposto che una gravidanza non equivale ad uno scadimento irrecuperabile dello stato fisico precedente.
Le motivazioni per le quali dovrei essere contrario sono le seguenti:
a) potenziale sfruttamento di una situazione di indigenza;
b) rischio per la salute;
c) mercificazione del neonato.
Sul punto a), credo questo possa valere per migliaia di situazioni, per assurdo anche la mia necessità di lavorare dipende da una situazione potenziale di indigenza, e se non consideriamo immorale o umiliante affittare l'utero questa ipotesi cade da sé. Allora vieterei il ricorso a cittadini di stati esteri, perché troppo spesso contiguo allo schiavismo.
Sul punto b), mi pare evidente che prima di affittare il proprio utero ci debbano essere dei controlli seri volti a garantire il perfetto stato di salute (fisica e mentale) della donna, e la possibilità di interrompere la gravidanza in qualunque momento.
Sul punto c) ho dei dubbi in più, e vorrei che questa pratica venisse gestita esclusivamente nel pubblico, previa verifica dei richiedenti (come per le adozioni).
Tornando al punto c), credo sia però necessario anteporre l'urgenza di facilitare le adozioni rispetto all'utero in affitto, per far prevalere l'interesse di chi c'è già, che dovrebbe essere superiore rispetto al diritto di procreare.
Sul caso Vendola sono un pochino scosso, non perché sono una coppia gay, quanto per il fatto che oltre all'utero c'è stato anche l'ovulo di un'estranea, e quindi a questo punto non sarebbe stato meglio adottare un bambino in difficoltà che già esiste ed ha bisogno d'affetto? Ma mi rendo conto che quest'appunto è esclusivamente di natura etico/morale.