Caro Giorgione, proviamo a rimettere ordine nell'insalatona mista del tuo commento:
1) la "narrazione dei venezuelani" è già una fake news, perché come tu stesso dici non c'è una narrazione univoca......
2) Quale sarebbe il sistema alternativo al mercato? Il Venezuela chavista, come altre esperienze recenti sudamericane, ha nazionalizzato solo la produzione energetica, ma resta ampiamente un'economia di mercato.
3) le mie critiche a maduro e prima a chavez oltre a quelle già dette riguardano il paternalismo di alcune misure di welfare o anche la gestione politica del processo bolivariano, il mantenimento del potere attraverso le modifiche costituzionali, ma non ritengo serio non vedere che dall'altra parte ci sono dei criminali che sabotano sistematicamente non Maduro, ma il Venezuela pur di tornare ad ingrassarsi come schifosi maiali (con tutto il rispetto per i suini, che tratterei meglio di loro).
E questo ha riguardato Lula in Brasile, Morales in Bolivia, etc.
Non amo Lula, non amo Morales così come non amo Maduro. Non sono miei riferimenti. Hanno commesso gravi errori politici e stapperei spumante per un loro superamento a sinistra. Ma davanti a golpe tentati e riusciti io denuncio anzitutto lo schifo cazzo, invece di bermi la retorica della povera opposizione venezuelana oppressa.
Rimuovere il disegno sistematico degli USA e delle corporation che non tollerano avere ostacoli sul depredamento del sud america sinceramente mi sembra propagandistico tanto quanto un articolo dell'antidiplomatico o di contropiano sul venezuela in cui si scaricano tutte le responsabilità sull'amerikani.
E, in tutta onestà, se l'alternativa alla repressione è fare la fine del Brasile di Bolsonaro, beh allora penso e spero che Maduro fucili tutti i bolsonaro venezuelani. Senza alcuna pietà, che la controparte chiagne e fotte e non ne avrebbe alcuna se prendesse il potere.
PS OT: non è grazie al modello di mercato che noi oggi godiamo di privilegi, ma perché quel modello ha implicato il dominio e lo sfruttamento del resto del mondo. Basterebbe leggere testi come quelli di Samir Amin, che ben spiegano l'origine del sottosviluppo e soprattutto del nostro sviluppo.
QUESTO ci ha portato i privilegi di cui godiamo, non altro.
1) No Fat, non è proprio così. Intanto, sbagli l'aggettivo: fake una beneamata minchia. Nel merito, ti dico che, senza alcuna presunzione nè di bello stile, nè di completezza, ho riportato testimonianze che - ovviamente in base a un mio giudizio che può essere fallace - reputo attendibili per individuare quale sia l'opinione popolare più comune e diffusa. Dopodichè, però, esistono dei fatti oggettivi, da cui si può trarre il convincimento che uno crede. E allora riportiamoli, a benificio di chi magari butta un occhio su queste righe ma non conosce la situazione attuale.
A fine 2019, l’80% delle famiglie venezuelane versa in una condizione di disagio alimentare. Il 12% dei bambini sotto i 5 anni è gravemente malnutrito. Il consumo alimentare si è dimezzato, così come il PIL. L’inflazione ha raggiunto quota 1.698.488% ed il tasso di disoccupazione il 27%. L’operatività dei sistemi sanitario e scolastico si è ridotta rispettivamente del 60 e del 70%.
Spieghiamo che il concetto di disagio alimentare è contiguo, propriamente, al concetto: "la gente crepa di fame". Mancano i beni di prima necessità e quando si trovano non c’è il denaro per comprarli: col salario minimo mensile si riescono a comprare 12 uova. La retribuzione minima è di circa 18.000 bolivares: ossia, 5 dollari e mezzo al mese, con un potere di acquisto reale di appena il 4,3% dei generi alimentari necessari ad una famiglia ogni mese. In pratica, un nucleo familiare avrebbe bisogno di 23 stipendi per coprire il minimo fabbisogno mensile di cibo.
Sarà un caso che 3,5 milioni di venezuelani hanno lasciato il paese? Creando un casino geopolitico terrificante? Ti risulta che a causa delle migrazioni forzate oltre 600 mila bambini venezuelani vivano senza genitori)? Ti risulta che dal 2016 la mortalità infantile (dopo un netto miglioramento dei primi anni di Chavez, va detto per onestà intellettuale) sia ricresciuta del 33%?
Be', se questi dati sono veri, e io temo proprio che siano veri, allora reputo che la narrazione prevalente, non quella che magari si legge in certi blog che devono difendere una posizione ideologica, sia tutt'altro che fake.
2) Allora, con ordine. Intanto, fuorviante il paragone con i processi di nazionalizzazione delle fonti di produzione dell'energia elettrica che alcuni stati occidentali, inclusa l'Italia, effettuarono a decorrere dagli anni '60, quelli della ripresa dopo la II guerra mondiale. Paragone fuorviante, perché il mercato dell'energia era un singolo elemento del sistema produttivo, per quanto decisivo. Nel Venezuela, il petrolio era ed è tutto. Tutto. Nazionalizzare il petrolio equivale praticamente a nazionalizzare l'economia intera.
Il paragone è fuorviante, poi, perché oblitera totalmente le premesse ideologiche, le modalità, i contenuti e le finalità del processo di nazionalizzazione.
Intanto, cominciamo col ricordare che il motto del Comandante era "patria, socialismo o morte". E Chávez ha scelto di chiamare il suo progetto di trasformazione del Venezuela "socialismo del XXI secolo". Nel tempo, la logica della politica venezuelana è stata una applicazione sudamericana del concetto di internazionale comunista. Il petrolio è stato venduto al mercato nero o regalato ad personam a movimenti o altri soggetti politici sudamericani per creare una base di danaro funzionale al consenso e alle alleanze. Per il popolo? Per la gente? Io dico: in culo al popolo e alla gente.
Poi, ricordiamo che la nazionalizzazione della produzione petrolifera se per un verso, ha comportato l'intestazione allo stato dell'unico mezzo di produzione del paese, per altro verso ha costituito uno strumento di controllo sociale attraverso i licenziamenti di massa e le conseguenti riassunzioni che sono state decise dall'autorità di governo. Ma gli interventi pianificatori dello stato, anche in assenza di una abolizione formale della proprietà privata, hanno determinato tra il 2005 e il 2017 la nazionalizzazione di migliaia di società private (industrie, aziende produttive, catene, di distribuzione, grandi negozi, anche banche), l'espropriazione di oltre 5.000.000 di ettari. La terra espropriata, come sai benissimo, è stata "ridata" alle cooperative di produttori costituite su impulso statale. Così alcune fabbriche, assegnate a gruppi di lavoratori autogestiti. Modelli produttivi del tutto indotti artificialmente, che non hanno comportato alcuna crescita, né economica, né individuale. C'è stato solo il solito trasferimento di ricchezza tarocco dallo stato al popolo. Inoltre, nel volgere di tempo, la politica di controllo dei prezzi è diventata assoluta, incidendo sul valore di scambio di tutti i beni. Di fatto, la proprietà privata è stata incisa in modo profondo. La politica dei prezzi di scambio imposti ha fatto le fortune del mercato nero, unitamente alle scelte statalistiche di arbitraggio sul tasso di cambio. Ti ricorda qualcosa? A me, quello che si poteva vedere nell'URSS ancora all'inizio degli anni '90 (facendosi un'idea di quello che potevano aver sopportato le persone negli anni precedenti).
La storia della lotta alle multinazionali imperialiste è bellissima, ci ho creduto tanto anch'io quando ero ragazzo. Mi sono convinto negli anni, vedendo un po' di mondo, che l'unico strumento duraturo di difesa dei deboli è - molto banalmente - la regolazione normativa, prodotta da un sistema parlamentare pluripartitico. Che postula il potere sovrano della legge. Che richiede confronto parlamentare. Che presuppone libertà politica. Che a sua volta non prescinde,nell'esperienza storica nota, dalla liberta economica.
3) ti seguo, ovviamente, sul grassetto. Ma figurati, ma certo. Non ti dimenticare, però, che metà almeno dell'apparato venezuelano attuale sotto banco tratta, incassa, ingrassa, nasconde, esporta, vende: dai verdoni con la piramide ai lingotti d'oro, dai carichi di coca ai barili di petrolio nascosti. E le persone crepano di fame, i bambini muoiono da soli per strada, i gruppi criminali prosperano. Colgo il tuo sdegno, apprezzo la finezza delle tue critiche, vorrei solo che fosse chiaro a tutti che la situazione attuale è come quella della fattoria orwelliana dopo l'avvento del potere dei maiali.
Su Bolsonaro, che ti devo dire: mi fa schifo pure a guardarlo, perché ci vedo proprio tutto quello che c'è da vedere. Forse pure più di quello che ci vedi tu, ragazzo mio. Eppure, a me non mi sembra in grado di spingersi fino ai livelli che Maduro ha già abbondantemente superato da un pezzo.
OT: La ricchezza va redistribuita e restituita. (GAC) Anzi, direi che non vi sono dubbi che si dovrebbe procedere alla cancellazione dei debiti sovrani dei paesi non sviluppati e si dovrebbe firmare un patto formale, permamente e mondiale, su cui fondare il DIRITTO INALIENABILE al reddito minimo per qualunque essere umano. (GAC)
Credo che questo obiettivo si possa realizzare non se lo impone con la forza l'amministrazione di uno stato o l'internazionale comunista con le armi e i missili, ma se si approvano le leggi e si stipulano i trattati che lo consentano. E certo che, per arrivare all'obiettivo della decisione democratica, ci si deve impegnare sul piano delle idee e della discussione per non far mai dimenticare ai privilegiati che circa 1 miliardo di persone soffre la fame. E che quindi il diritto dell'altro, come tutti i diritti, transita per una compressione dei diritti individuali. Anche quelli che i più, inconsapevoli, reputano non essere tali. Il pesante limite dell'indifferenza delle coscienze è colpa del capitalismo? Il marximo applicato alla realtà ha dimostrato di poterle cambiare? Poi, caro Fat, è ovvio che basta leggere le opere di intellettuali marxisti per fondare l'auctoritas delle tue idee, che sono personali ma non originali (nel senso di mai pensate prima). Ma basta leggere qualcosa di ispirazione diversa per sortire l'effetto contrario. Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti: il limite intrinseco del marxismo inteso come sistema economico il cui prodotto è lo stato-tutto, la sua fallacità concettuale e storica sta già tutta qua dentro.