Venezuela: quando le fake news ci piacciono

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Offline carib

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Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #300 il: 19 Mag 2020, 15:14 »
Se il nemico ricorre alle armi e alla violenza o si ha la capacità di rispondere o si fa la fine di Allende.
E quando tocca scegliere tra il rischio di quindici anni alla Pinochet e il ricorso alla violenza io vado sulla seconda opzione senza il minimo tentennamento.
E immagino che col senno del poi risponderebbero così pure parecchi cileni.

Una cosa è ipotizzare di rivoluzionare le cose con le armi (cosa che non condivido), un'altra è utilizzarle contro i golpisti (non contro i manifestanti di opposizione, ho usato appositamente la formula "i bolsonaro")
Sì certo avevo colto la sfumatura. Ma io penso che con il tuo eloquio riusciresti a fargli deporre le armi

Offline Tarallo

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Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #301 il: 19 Mag 2020, 15:17 »
Traduco? Due ore di Fat Danny e Kim Jong Un cede il controllo totale alla Corea del Sud.

Offline FatDanny

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Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #302 il: 19 Mag 2020, 15:18 »
:lol:

Offline carib

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Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #303 il: 19 Mag 2020, 15:19 »
esatto
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #304 il: 19 Mag 2020, 16:46 »
La narrazione dei Venezuelani e dei miei parenti Siciliani che in Venezuela avevano fatto fortuna, partendo dalla Sicilia alla fine degli anni ‘50 con malattie endemiche addosso, la fame e la sete, e qualche nozione di meccanica e di carpenteria, è molto chiara.
Dal golpe iniziale di Chavez in poi, la società venezuelana si è progressivamente disgregata, polverizzata, nonostante gli entusiasmi iniziali e il consenso popolare plebiscitario. Il popolo è in ginocchio. Dall’epifania del culto dell’immagine del Comandante,  al succedersi delle follie economiche “studiate” a tavolino (tavolinetto....), dalle prime repressioni autoritarie e antidemocratiche, alle razzie e ai rastrellamenti, quindi  dal cambio fisso che ha sbriciolato il valore della moneta nazionale alle nazionalizzazioni ad cazzum, dall’inflazione più alta al mondo alla militarizzazione dell’esecutivo. Ma anche gli attacchi alle libertà fondamentali, con il carcere politico per gli oppositori e la chiusura forzata di televisioni e giornali non allineati al pensiero della “rivoluzione bolivariana”, l’esplosione della corruzione a tutti i livelli: il cerchio si è chiuso. Oggi, i primi a tentare di protestare contro la dittatura di Maduro sono gli ultimi, gli stessi che erano stati illusi da Chavez con una caricatura di welfare proposto nei primi anni di esperienza di governo quando il Pil del paese cresceva vertiginosamente, grazie al petrolio venduto agli “odiati” americani.
Anche questa volta, il sistema alternativo al mercato si è rivelato molto presto fallace, intimamente liberticida, inefficiente, autodistruttivo. È sempre e soltanto questione di tempo, prima dell’implosione con gli effetti collaterali della devastazione per un secolo o due.
Francamente, non dipingere il fallimento di Chavez per quello che è stato e quello che poi ha portato non è un’operazione di verità. Su Maduro, poi, vabbè. Manco Gorgia da Leontini riuscirebbe a tesserne l’elogio.
Quando si è categorici su tutto, certe espressioni politiche andrebbero chiamate col loro nome: macellerie messicane.
I miei parenti, che oltre tutto avevano il torto di mostrare nel cognome una lontana ascendenza ebraica nonché di possedere librerie e un piccolo giornale (la seconda generazione aveva studiato), sono scappati. Dopo che uno di loro è stato “ucciso per rapina” mentre, sceso ingenuamente   Mdalla macchina, stava aiutando dei ragazzi in apparente difficoltà. I suoi beni non sono mai stati consegnati agli eredi. I loro amici e congiunti rimasti in quella che era la loro patria muoiono letteralmente di fame. Alcuni sono morti per influenza o banali infezioni, le medicine sono introvabili.
Io consiglio a tutti la lettura di Orwell. L’allegoria dell’ascesa dei maiali è rivelatrice.
Spero che il popolo venezuelano sopravviva a questi torti e riesca a trovare una strada di democrazia e di giustizia.
Temo peró che finiranno in pasto a un altro militare, magari questa volta “di destra”, che farà le stesse cose di Chavez e Maduro, per poi finire, dopo vent’anni, allo stesso modo.
La verità è che la “falsa”  (per i marxisti-comunisti) libertà che abbiamo conseguito nel a sistema di mercato (deprecabile, cinico, per molti aspetti non meno disumano) ci pone in una condizione di privilegio di cui forse non ci rendiamo conto, soprattutto se non timbriamo il passaporto con un po’ di visti di questo lato del globo e di quell’altro.   


Sono d'accordo con la tua narrazione e con la versione caricaturale di questo scempio politico e umano. Il problema, secondo me, si adagia anche in un'opposizione politica che non si può proporre come alternativa, la quale riflette i derivati dei Carmona Estanga e il golpe del 2002; quelli che in vent'anni hanno negoziato sotto banco con il regime posizioni individuali e di gruppo a scapito dei loro elettori; sono gli stessi che hanno usato i cittadini in buona fede come carne da macello (basta ricordare il loro operato nelle manifestazioni del recente passato e, soprattutto, del famoso 2002, quando improvvisamente hanno dirottato una manifestazione verso Miraflores, provocando così una carneficina, e da questa la giustificazione necessaria per il golpe successivo); i residui di una politica stantia che a malapena riesce a rappresentare se stessa e il proprio gruppo economico e sociale (che non c'entra con il cittadino comune). Inoltre, gli ultimi vent'anni hanno dato ampia dimostrazione della loro incompetenza (reale o apparente) nella presa di decisioni.  Un disastro.

In più, secondo me, c'è una frattura enorme nella massa sociale non soltanto socio - economica, che c'è sempre stata,  ma anche politica, condita da visioni irrazionali e demenziali (ad esempio, il sostegno ad una invasione statunitense da una parte e il sostegno scriteriato e opportunistico di politiche fallimentari dall'altra)  che rendono impossibile oggi e domani una convivenza sociale nemmeno in una dimensione di "cordiale inciviltà".

Disgraziatamente il futuro non è roseo, anzi.


Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #305 il: 19 Mag 2020, 18:27 »
Caro Giorgione, proviamo a rimettere ordine nell'insalatona mista del tuo commento:

1) la "narrazione dei venezuelani" è già una fake news, perché come tu stesso dici non c'è una narrazione univoca......

2) Quale sarebbe il sistema alternativo al mercato? Il Venezuela chavista, come altre esperienze recenti sudamericane, ha nazionalizzato solo la produzione energetica, ma resta ampiamente un'economia di mercato.


3) le mie critiche a maduro e prima a chavez oltre a quelle già dette riguardano il paternalismo di alcune misure di welfare o anche la gestione politica del processo bolivariano, il mantenimento del potere attraverso le modifiche costituzionali, ma non ritengo serio non vedere che dall'altra parte ci sono dei criminali che sabotano sistematicamente non Maduro, ma il Venezuela pur di tornare ad ingrassarsi come schifosi maiali (con tutto il rispetto per i suini, che tratterei meglio di loro).
E questo ha riguardato Lula in Brasile, Morales in Bolivia, etc.
Non amo Lula, non amo Morales così come non amo Maduro. Non sono miei riferimenti. Hanno commesso gravi errori politici e stapperei spumante per un loro superamento a sinistra. Ma davanti a golpe tentati e riusciti io denuncio anzitutto lo schifo cazzo, invece di bermi la retorica della povera opposizione venezuelana oppressa.
Rimuovere il disegno sistematico degli USA e delle corporation che non tollerano avere ostacoli sul depredamento del sud america sinceramente mi sembra propagandistico tanto quanto un articolo dell'antidiplomatico o di contropiano sul venezuela in cui si scaricano tutte le responsabilità sull'amerikani.

E, in tutta onestà, se l'alternativa alla repressione è fare la fine del Brasile di Bolsonaro, beh allora penso e spero che Maduro fucili tutti i bolsonaro venezuelani. Senza alcuna pietà, che la controparte chiagne e fotte e non ne avrebbe alcuna se prendesse il potere.

PS OT: non è grazie al modello di mercato che noi oggi godiamo di privilegi, ma perché quel modello ha implicato il dominio e lo sfruttamento del resto del mondo. Basterebbe leggere testi come quelli di Samir Amin, che ben spiegano l'origine del sottosviluppo e soprattutto del nostro sviluppo.
 QUESTO ci ha portato i privilegi di cui godiamo, non altro.



1) No Fat, non è proprio così. Intanto, sbagli l'aggettivo: fake una beneamata minchia. Nel merito, ti dico che, senza alcuna presunzione nè di bello stile, nè di completezza, ho riportato testimonianze che - ovviamente in base a un mio giudizio che può essere fallace - reputo attendibili per individuare quale sia l'opinione popolare più comune e diffusa. Dopodichè, però, esistono dei fatti oggettivi, da cui si può trarre il convincimento che uno crede. E allora riportiamoli, a benificio di chi magari butta un occhio su queste righe ma non conosce la situazione attuale.
A fine 2019, l’80% delle famiglie venezuelane versa in una condizione di disagio alimentare. Il 12% dei bambini sotto i 5 anni è gravemente malnutrito. Il consumo alimentare si è dimezzato, così come il PIL. L’inflazione ha raggiunto quota 1.698.488% ed il tasso di disoccupazione il 27%. L’operatività dei sistemi sanitario e scolastico si è ridotta rispettivamente del 60 e del 70%.
Spieghiamo che il concetto di disagio alimentare è contiguo, propriamente, al concetto: "la gente crepa di fame". Mancano i beni di prima necessità e quando si trovano non c’è il denaro per comprarli: col salario minimo mensile si riescono a comprare 12 uova. La retribuzione minima è di circa 18.000 bolivares: ossia, 5 dollari e mezzo al mese, con un potere di acquisto reale di appena il 4,3% dei generi alimentari necessari ad una famiglia ogni mese. In pratica, un nucleo familiare avrebbe bisogno di 23 stipendi per coprire il minimo fabbisogno mensile di cibo.
Sarà un caso che 3,5 milioni di venezuelani hanno lasciato il paese? Creando un casino geopolitico terrificante? Ti risulta che a causa delle migrazioni forzate oltre 600 mila bambini venezuelani vivano senza genitori)? Ti risulta che dal 2016 la mortalità infantile (dopo un netto miglioramento dei primi anni di Chavez, va detto per onestà intellettuale) sia ricresciuta del 33%?
Be', se questi dati sono veri, e io temo proprio che siano veri, allora reputo che la narrazione prevalente, non quella che magari si legge in certi blog che devono difendere una posizione ideologica, sia tutt'altro che fake.


2) Allora, con ordine. Intanto, fuorviante il paragone con i processi di nazionalizzazione delle fonti di produzione dell'energia elettrica che alcuni stati occidentali, inclusa l'Italia, effettuarono a decorrere dagli anni '60, quelli della ripresa dopo la II guerra mondiale. Paragone fuorviante, perché il mercato dell'energia era un singolo elemento del sistema produttivo, per quanto decisivo. Nel Venezuela, il petrolio era ed è tutto. Tutto. Nazionalizzare il petrolio equivale praticamente a nazionalizzare l'economia intera.
Il paragone è fuorviante, poi, perché oblitera totalmente le premesse ideologiche, le modalità, i contenuti e le finalità del processo di nazionalizzazione.
Intanto, cominciamo col ricordare che il motto del Comandante era "patria, socialismo o morte". E Chávez ha scelto di chiamare il suo progetto di trasformazione del Venezuela "socialismo del XXI secolo". Nel tempo, la logica della politica venezuelana è stata una applicazione sudamericana del concetto di internazionale comunista. Il petrolio è stato venduto al mercato nero o regalato ad personam a movimenti o altri soggetti politici sudamericani per creare una base di danaro funzionale al consenso e alle alleanze. Per il popolo? Per la gente? Io dico: in culo al popolo e alla gente.
Poi, ricordiamo che la nazionalizzazione della produzione petrolifera se per un verso, ha comportato l'intestazione allo stato dell'unico mezzo di produzione del paese, per altro verso ha costituito uno strumento di controllo sociale attraverso i licenziamenti di massa e le conseguenti riassunzioni che sono state decise dall'autorità di governo. Ma gli interventi pianificatori dello stato, anche in assenza di una abolizione formale della proprietà privata, hanno determinato  tra il 2005 e il 2017 la nazionalizzazione di migliaia di società private (industrie, aziende produttive, catene, di distribuzione, grandi negozi, anche banche), l'espropriazione di oltre 5.000.000 di ettari. La terra espropriata, come sai benissimo, è stata "ridata" alle cooperative di produttori costituite su impulso statale. Così alcune fabbriche, assegnate a gruppi di lavoratori autogestiti. Modelli produttivi del tutto indotti artificialmente, che non hanno comportato alcuna crescita, né economica, né individuale. C'è stato solo il solito trasferimento di ricchezza tarocco dallo stato al popolo. Inoltre, nel volgere di tempo, la politica di controllo dei prezzi è diventata assoluta, incidendo sul valore di scambio di tutti i beni. Di fatto, la proprietà privata è stata incisa in modo profondo. La politica dei prezzi di scambio imposti ha fatto le fortune del mercato nero, unitamente alle scelte statalistiche di arbitraggio sul tasso di cambio. Ti ricorda qualcosa? A me, quello che si poteva vedere nell'URSS ancora all'inizio degli anni '90 (facendosi un'idea di quello che potevano aver sopportato le persone negli anni precedenti).
La storia della lotta alle multinazionali imperialiste è bellissima, ci ho creduto tanto anch'io quando ero ragazzo. Mi sono convinto negli anni, vedendo un po' di mondo, che l'unico strumento duraturo di difesa dei deboli è - molto banalmente - la regolazione normativa, prodotta da un sistema parlamentare pluripartitico. Che postula il potere sovrano della legge. Che richiede confronto parlamentare. Che presuppone libertà politica. Che a sua volta non prescinde,nell'esperienza storica nota, dalla liberta economica.

3) ti seguo, ovviamente, sul grassetto. Ma figurati, ma certo. Non ti dimenticare, però, che metà almeno dell'apparato venezuelano attuale sotto banco tratta, incassa, ingrassa, nasconde, esporta, vende: dai verdoni con la piramide ai lingotti d'oro, dai carichi di coca ai barili di petrolio nascosti. E le persone crepano di fame, i bambini muoiono da soli per strada, i gruppi criminali prosperano. Colgo il tuo sdegno, apprezzo la finezza delle tue critiche, vorrei solo che fosse chiaro a tutti che la situazione attuale è come quella della fattoria orwelliana dopo l'avvento del potere dei maiali.
Su Bolsonaro, che ti devo dire: mi fa schifo pure a guardarlo, perché ci vedo proprio tutto quello che c'è da vedere. Forse pure più di quello che ci vedi tu, ragazzo mio. Eppure, a me non mi sembra in grado di spingersi fino ai livelli che Maduro ha già abbondantemente superato da un pezzo.


OT: La ricchezza va redistribuita e restituita. (GAC) Anzi, direi che non vi sono dubbi che si dovrebbe procedere alla cancellazione dei debiti sovrani dei paesi non sviluppati e si dovrebbe firmare un patto formale, permamente e mondiale, su cui fondare il DIRITTO INALIENABILE al reddito minimo per qualunque essere umano. (GAC)
Credo che questo obiettivo si possa realizzare non se lo impone con la forza l'amministrazione di uno stato o l'internazionale comunista con le armi e i missili, ma se si approvano le leggi e si stipulano i trattati che lo consentano. E certo che, per arrivare all'obiettivo della decisione democratica, ci si deve impegnare sul piano delle idee e della discussione per non far mai dimenticare ai privilegiati che circa 1 miliardo di persone soffre la fame. E che quindi il diritto dell'altro, come tutti i diritti, transita per una compressione dei diritti individuali. Anche quelli che i più, inconsapevoli, reputano non essere tali. Il pesante limite dell'indifferenza delle coscienze è colpa del capitalismo? Il marximo applicato alla realtà ha dimostrato di poterle cambiare? Poi, caro Fat, è ovvio che basta leggere le opere di intellettuali marxisti per fondare l'auctoritas delle tue idee, che sono personali ma non originali (nel senso di mai pensate prima). Ma basta leggere qualcosa di ispirazione diversa per sortire l'effetto contrario. Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti: il limite intrinseco del marxismo inteso come sistema economico il cui prodotto è lo stato-tutto, la sua fallacità concettuale e storica sta già tutta qua dentro.
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #306 il: 19 Mag 2020, 18:36 »
Per me il welfare andrebbe fatto tassando pesantemente il capitale finanziario, cioè quelli come te, che per me appartengono alla categoria dei parassiti.
E che tu mi dica "è il capitalismo baby" non me ne frega una minchia puoi pure compratte le ville coi bond venezuelani, mi fai tristezza uguale, non aiuti nessuno e non crei niente, il mondo andrebbe avanti benissimo anzi molto meglio senza quelli come te.
La vostra è un'ideologia quanto la mia e il fatto che nel reale stia vincendo non vuol dire che prima o poi anch'essa non sia destinata a collassare.

Kelly, secondo me, non è paragonabile il risparmiatore, come può essere Biafra o un altro cittadino comune, che convoglia i suoi risparmi nel mercato azionario tramite un investimento a medio - lungo termine destinato a produrre un servizio o un bene, quindi qualcosa che ha un'utilità e un grado di ricchezza, pur discutibile e soggettivo, al fine di ottenere una retribuzione che risulta dall'utile complessivo di un processo economico reale, rispetto a un mercato finanziario che, con la complicità di governi, ha liberalizzato i mercati finanziari interni di ciascuno stato e il movimento di capitali, sottraendo così tutti gli strumenti di controllo degli stati nei confronti degli operatori finanziari che possono, in questo modo, spaziare come meglio desiderano nelle aste dei titoli di stato e nel mercato azionario (agendo secondo la logica della bolla), e dettare le regole di mercato relativo ai tassi d'interessi e azioni, che porta ad un conflitto distributivo della ricchezza ancor più esasperato e inconcepibile, data la sottrazione di ricchezza ai redditi dei cittadini in favore dei detentori di titoli da una parte e la cristallizzazione di crisi finanziarie grazie alla orrenda logica della bolla.

Secondo me si devono differenziare le due realtà, non soltanto in termini meramente tecnici, ma anche in termini di responsabilità verso le conseguenze che esse generano. Poi per carità, il fenomeno capitalistico è discutibilissimo in tutte le sue sfaccettature, non soltanto in quelle fosche e barbare.

Offline carib

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Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #307 il: 19 Mag 2020, 20:50 »

Chiunque abbia potere è portato ad abusarne..
Questa te la contesto con forza, basta scendere qualche km più a sud del Venezuela. Ad esempio in Uruguay. E quella di Mujica non è un'eccezione. Tanti altri sono i leader non a caso tutti di sinistra, che non ne hanno abusato. Per questo molti di loro sono stati uccisi. Allende, Sankara...

Detto questo, se tu e FD vi metteste d'accordo potreste risolvere una bella grana intorno al 38esimo parallelo  :beer:

Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #308 il: 19 Mag 2020, 22:24 »
Questa te la contesto con forza, basta scendere qualche km più a sud del Venezuela. Ad esempio in Uruguay. E quella di Mujica non è un'eccezione. Tanti altri sono i leader non a caso tutti di sinistra, che non ne hanno abusato. Per questo molti di loro sono stati uccisi. Allende, Sankara...
:hail:




Detto questo, se tu e FD vi metteste d'accordo potreste risolvere una bella grana intorno al 38esimo parallelo  :beer:
:clap: :clap: :clap: :rotfl:
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #309 il: 19 Mag 2020, 22:46 »
:hail:



 :clap: :clap: :clap: :rotfl:


Ma è ovvio che noi siamo d’accordo sul fine. È ovvio che ci fanno schifo allo stesso modo  i mostruosi maiali che sguazzano nella fame e nella miseria. Il problema è il mezzo di sanificazione del territorio.


Questa te la contesto con forza, basta scendere qualche km più a sud del Venezuela. Ad esempio in Uruguay. E quella di Mujica non è un'eccezione. Tanti altri sono i leader non a caso tutti di sinistra, che non ne hanno abusato. Per questo molti di loro sono stati uccisi. Allende, Sankara...

Detto questo, se tu e FD vi metteste d'accordo potreste risolvere una bella grana intorno al 38esimo parallelo  :beer:



Era una criptocitazione un po’ ruffiana. Il padre della concezione liberale, Montesquieu. Roba un po’ superata ma ancora affidabile .... 😀😀😀

Offline FatDanny

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Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #310 il: 20 Mag 2020, 08:49 »
...

1) non sono fake le testimonianze che riporti, mai sostenuto.
E' un fake far passare l'idea che questa sia la percezione "dei venezuelani".
La società venezuelana è ad oggi drammaticamente frammentata e polarizzata, quindi se vogliamo discuterne in toni non propagandistici tocca fare i conti con questo invece di alludere ad un presunto senso comune che non esiste.

1-bis / 2) quanto sostieni sull'economia venezuelana è più una vulgata di propaganda che un dato di realtà. Reincollo alcuni dati già postati due anni fa, quindi risalenti ad allora ma o in due anni c'è stato il comunismo di guerra in Venezuela o tendenzialmente il discorso è lo stesso (anche perché si dicevano esattamente le stesse cose, FALSE, sul presunto socialismo venezuelano) e smentisce l'intero impianto del tuo discorso compresa la dichiarazione "l'economia venezuelana è tutta petrolio":



1) falso che in venezuela la produzione alimentare sia sotto il controllo statale.
In termini generali, il 66% del PIL venezuelano è privato, il 34% è pubblico.
Questo 34% riguarda estrazione del petrolio, servizi pubblici e risorse energetiche
.
Non solo.
Di TUTTE le attività economiche presenti in venezuela (28.222) il 98,71% è privata.
Il pubblico controlla appena lo 0,92% del settore commerciale e lo 0,88% dei servizi.
L'unica nazionalizzazione compiuta è stata quella dell'estrazione petrolifera.
Il 50% della produzione alimentare è controllato dal 10% delle imprese private venezuelane: a casa mia e nelle facoltà di economia questo fenomeno è chiamato OLIGOPOLIO.
E dal 1999 la produzione privata non solo non è diminuita, ma è costantemente aumentata: nel settore agricolo, allevamento e pesca citato dall'espertissima Fernanda di Giacobbe di ben il 27%
.
Non aver aggredito questo oligopolio è il principale peccato del chavismo.
Avendo già toccato un potere forte come quello dell'estrazione petrolifera non hanno voluto aprire un fronte contro le fortissime corporation alimentari. Errore ENORME che vado ripetendo da diversi post, esattamente opposto a quello propagandato falsamente - e senza alcun dato reale - dalla vulgata neoliberista a cui abbocca chi non si informa.
Hanno provato a limitare i danni con la rete Mercal, ma era una pezza troppo piccola di fronte al potere ricattatorio di un cartello che ha tutto il potere necessario ad affamare il venezuela.
Non si fa una rivoluzione a metà, o la si fa tutta facendo davvero quel che inventa la minchiochef o prima o poi si finisce nella morsa di questi ricatti.


[...]

ecco l'articolo da cui ho preso i dati che a sua volta riporta dati e grafici del banco nacional de venezuela o altre istituzioni di pari rilevanza, non avrebbe senso non esplicitarlo.
http://www.15yultimo.com/2017/06/17/mitos-sobre-la-economia-venezolana-i-version-ilustrada/

Quelli di cui parli tu sono miti sull'economia venezuelana. Non realtà, miti.
Miti agitati per la solita stucchevole ragione di sempre: convincere l'opinione pubblica che il socialismo sia una piaga. Per farlo si rende socialismo anche quel che niente ha a che vedere con esso.
Vero, Chavez ha giocato moltissimo sul concetto di "Socialismo del XXI secolo", peccato che non l'abbia davvero applicato e i freddi numeri sono qui a dimostrarlo.
Quel che il PSUV ha fatto, concretamente, è sfruttare il prezzo alto del petrolio per alcune misure - meritorie ma paternalistiche - di welfare.
Quando i prezzi del petrolio sono calati drasticamente sui mercati internazionali questo modello è entrato in crisi e non avendo preso le necessarie contromisure sul resto dell'economia il padronato ha avuto vita facilissima a mettere in ginocchio il paese e un pezzo rilevante di popolazione contro il governo.

Perdonami ma in un contesto dove la produzione alimentare è in larghissima parte in mano agli stessi privati in combutta coi golpisti per avere un governo amico se manca il cibo nei supermercati la colpa la do si al governo, ma perchè non a preso questi farabutti e non li ha condannati come meritavano, come sabotatori non del governo, ma del Venezuela.

OT: sempre all'interno del Mito antisocialista anche tu mischi nel polpettone regime economico e politico, come se fosse automatico che la pianificazione economica implichi il partito unico.
Io sono per la pianificazione economica, l'autogestione produttiva (non la centralizzazione di stato, ma il controllo delle unità produttive locali da parte di chi ci lavora) E un regime politico pluripartitico.
Non vedo contraddizione tra questi elementi.
Il marxismo applicato alla realtà non ha ancora evidenze storiche adeguate ad un giudizio visto che in Unione Sovietica ha ben presto lasciato il posto al nazionalismo russo, in Cina al governo della triade Governo-Partito-Esercito, a Cuba è complicato distinguere limiti economici marxisti ed embargo.
Nella ex jugoslavia i dati economici erano interessanti ma anche lì "rovinati" dagli effetti della visione monopartitica del regime dell'epoca.
E' fantastico come si banalizza il giudizio storico solo quando si parla di socialismo. Trasuda l'ansia di volerlo bollare come fallimentare. Se si fa lo stesso con le società liberali e il capitalismo tra '700 e '800 e dei suoi ripugnanti fallimenti è un proliferare di "ma" ed eccezioni accomodanti: "si lo schiavismo, ma il progresso", "si lo sfruttamento ma il benessere".
E' incredibile la disparità non di giudizio, ma di postura giudicante ed è ancor più incredibile che non ci si renda conto di questo.
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #311 il: 20 Mag 2020, 09:04 »
:hail:



 :clap: :clap: :clap: :rotfl:
Ma è ovvio che noi siamo d’accordo sul fine. È ovvio che ci fanno schifo allo stesso modo  i mostruosi maiali che sguazzano nella fame e nella miseria. Il problema è il mezzo di sanificazione del territorio.


Forse volevi citare qualche altro post? O non ho capito  ;)?

Offline carib

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30424
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #312 il: 15 Giu 2020, 12:33 »
La "fantastica" apertura di Repubblica. Titolo dice una cosa (Chavez), foto ne dice un'altra...




La firma di Mensurati è la ciliegina

Offline Ranxerox

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18502
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #313 il: 15 Giu 2020, 16:34 »
La "fantastica" apertura di Repubblica. Titolo dice una cosa (Chavez), foto ne dice un'altra...




La firma di Mensurati è la ciliegina

A mensurati glie l'avrà confessato Ilievsky...
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #314 il: 26 Giu 2020, 00:57 »
Tornano a salire per la prima volta dal 2015 le domande d'asilo nell'Ue: nel 2019 sono state 740mila, in aumento dell'11% sul 2018. Ma, per la prima volta in cinque anni, l'Italia non è più tra i primi 5 Paesi d'accoglienza. Emerge dal rapporto annuale dell'Agenzia Ue per l'asilo (Easo).

Le domande si sono concentrate per oltre la metà in Germania (165.615), Francia (128.940) e Spagna (117.795). Segue a distanza la Grecia, con 77.275 richieste. Quinto il Regno Unito (44.835 domande ricevute), che scalza l'Italia (43.770, -27% rispetto al 2018).

A fronte di un forte calo della migrazione irregolare sulla rotta del Mediterraneo centrale, l'aumento delle richieste di protezione internazionale - osserva l'Easo - è in parte dovuto al boom di domande presentate dai cittadini del Venezuela e di altri Paesi dell'America latina. Proprio i venezuelani, con 46mila richieste, risultano terzi tra le nazionalità che più hanno fatto domanda di asilo (+103% rispetto all'anno precedente). In testa si confermano i siriani (80mila domande) e gli afghani (61mila). Le difficili condizioni politiche in Venezuela e nel Sud America hanno fatto impennare le domande presentate in Spagna (aumentate di oltre il 100% rispetto al 2018) poiché, sottolinea l'Agenzia Ue, "spesso la lingua e i rapporti culturali possono svolgere un ruolo nella scelta del Paese in cui presentare domanda".

Tra le altre tendenze migratorie, l'Easo registra inoltre che oltre un quarto della domande complessive presentate (188.500) arriva dai cittadini dei Paesi dispensati dall'obbligo di visto nell'area Schengen: è il caso dei Balcani occidentali e dei Paesi del partenariato orientale, tra cui l'Ucraina.
   

Offline Biafra

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Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #315 il: 01 Ago 2020, 17:09 »
Encargan al "Potro" Álvarez aislados por Covid-19 en el Poliedro

El anuncio de Nicolás Maduro sobre la designación del expelotero, cantante y político como encargado del hospital intermedio, suscitó fuertes críticas por parte de los usuarios en Twitter
01 de Agosto de 2020 - 10:35am

http://www.laverdad.com/politica/169875

Maduro al “Potro” Álvarez: Te encargo la salud del pueblo en el Poliedro

https://www.elimpulso.com/2020/08/01/maduro-al-potro-alvarez-te-encargo-la-salud-del-pueblo-en-el-poliedro-1ago/


sicuramente sarà un'altra notizia falsa
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #316 il: 01 Ago 2020, 18:56 »
La "fantastica" apertura di Repubblica. Titolo dice una cosa (Chavez), foto ne dice un'altra...




La firma di Mensurati è la ciliegina

Mensurati, cazzaro platinum.

Offline FatDanny

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39316
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #317 il: 06 Mag 2021, 16:35 »
Toh che strano, in questi giorni nella democraticissima Colombia, quella che accoglieva i poveri venezuelani repressi da Maduro, sta avvenendo un vero e proprio massacro di scioperanti.
Solo ieri si contavano 16 morti, 400 feriti, 6 stupri da parte delle forze dell'ordine.

Cosa ancora più assurda: provate a cercare le notizie su Repubblica o corriere.
Immaginate se questi numeri avessero riguardato altri stati, in primis il Venezuela.

Bella l'informazione negli Stati democratici e liberali :lol:
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #318 il: 06 Mag 2021, 18:24 »
...

Bella l'informazione negli Stati democratici e liberali :lol:

Stiamo nella merda, altroché.

E il brutto è che a differenza del passato non ce ne rendiamo conto
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #319 il: 11 Mag 2021, 18:10 »
Mi sembra chiaro, non da oggi, che le famiglie di riferimento in Colombia, insieme a tutto il comparto militare, istituzionale e civile attorno a questi, che gestiscono dinasticamente il potere abbiano fatto di tutto per mettere in chiaro di che pasta sono fatte: accordi sotto banco con i cartelli di droga; campagne politiche finanziate dagli stessi cartelli; i rapporti del dipartimento del servizi di intelligenza con i leader delle AUD; un presidente che  negli anni 70', quando era a capo della Direzione Aeronautica, abilitava piste di atterraggio e decollo clandestine sfruttate dai cartelli; il ruolo della politica nei massacri degli anni 80 e 90, senza menzionare le discariche spacciate per città nel senso che ci vivevano, e probabilmente ancora ci vivono, delle persone; il ruolo dei mezzi di comunicazione; i rapporti della politica e delle istituzioni con il paramilitarismo. Un disastro epocale.

Questo, però, non giustifica che la critica si ribalti a seconda dei protagonisti: nel caso colombiano si mette in risalto l'azione criminale, giustamente, mentre nel caso venezuelano si ribalta magicamente questa concezione sostenendo, come qualche anno fa da non pochi pareri, che addirittura l'azione popolare in contrasto al regime giustificasse l'azione militare sproporzionata, non supportata da nessun fondamento legale e giuridico, per fantomatiche azioni destabilizzanti veicolate da due o tre fantocci della politica interna d'opposizione che non hanno né arte né parte. Certamente ogni ribellione sociale ha un suo "mandante politico", tranne qualche episodio straordinario almeno entro nostri confini nazionali, dal momento che noi, come massa sociale (oserei ad estendere il concetto all'intera specie umana), non abbiamo una concezione collettiva e macro dei problemi sociali, economici, finanziari, legali e politici che riguarda la nostra classe sociale, ma questo non significa che l'azione popolare si identifichi con le intenzioni del gruppo politico che erano tutt'altro che genuine. Ovviamente i motivi dei tumulti è diverso, ma questo non basta per assorbire una sorta di indignazione selettiva. Questo vale anche per il caso contrario, e cioè, coloro che ci raccontano i benefici del "libero mercato" e della "politica liberale", quando in realtà di libero hanno soltanto la definizione semantica: i disastri finanziari e la distruzione dell'intero comparto dell'economia reale, almeno negli ultimi decenni, di questo "pensiero liberista" dovrebbero essere sotto gli occhi di tutti.

La tragedia è proprio che parecchi venezuelani, e non solo, sono scappati sì in Colombia, sì in Perù, in Ecuador e altri  paesi che attualmente e tradizionalmente vivono in costante tensione economica, sociale, politica fornendo un quadro complessivo disarmante. Pensate quant'è la disperazione di un cittadino venezuelano che sceglie di scappare in questi luoghi. 

Che poi i caposaldi dei media italiani siano quelli della frottola e dell'omissione non mi sembra una novità: basta dare un occhiata ai padroni dei media, alla loro concezione di comunicazione e al loro ruolo storico. Basta pensare al ruolo dei media quando questi spacciavano la prescrizione in Cassazione di un certo figuro come un'assoluzione, quando in realtà quest'ultima fu accompagnata da un atto di colpevolezza per il reato di mafia fino a una certa data; o al ruolo assente dei media tradizionali nel processo ai danni dei membri delle istituzioni politiche e dei mafiosi nel quadro storico della trattativa stato-mafia; e se allarghiamo il discorso all'era comunicativa berlusconiana c'è da scappare a gambe levate.

Quindi è, secondo me, giustificata la diffidenza nei confronti dei media italiani, obbrobriosi a mio parere, ma queste informazioni inquinate veicolate attraverso i soliti canali non esclude affatto la verità del  dramma sociale che si vive e si è vissuto in Venezuela, così come si vive e si è vissuto in Colombia.
 

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