si ma ripeto che anch'io mi confronto "gomito a gomito" con dei venezuelani in loco.
Ma prendere in considerazione l'idea che i venezuelani, soprattutto in un momento come questo, non la pensino tutti allo stesso modo no?
A me sta cosa per cui "conosco 10 venezuelani/francesi/marocchini" sia automaticamente controprova di conoscenza me manna ai matti. Ma metti che un canadese conosce dieci militanti di forza italia secondo voi in che modo conosce l'italia? E se invece conosce dieci militanti dei centri sociali? O 10 imprenditori rispetto a 10 operai?
Non esiste un Italia, un Venezuela, un Marocco. Ne esistono tanti. La riduzione a uno del concetto di nazione è una panzana ottocentesca utile a sviluppare le economie nazionali, possiamo pure superarla.
Per avere un'idea compiuta occorre chiedersi più del "cosa" dice, "chi" lo dice e "secondo quale interesse".
Esattamente per questo ho distinto, nonostante venezuelano continui a volerlo negare, le istanze di una parte importante del popolo venezuelano con la strumentalizzazione delle stesse da parte di opposizioni golpiste, reazionarie e poco credibili quando parlano di "fame" dall'alto dei loro yacht.
La responsabilità, mi dispiace caro Thorin, ma non è del solo Maduro, assolutamente.
Basta leggere, nella pluralità delle fonti che uno dovrebbe consultare per farsi un'idea, quanto scrive il cardinale Parolin sulla situazione venezuelana.
Il vaticano può essere considerato una fonte terza (di sicuro non amica del governo Maduro)?
Bene, la diplomazia vaticana, al momento attaccata da ambo le parti perché ognuno dice fare il gioco dell'altra, parla di situazione complessa le cui responsabilità vanno attribuite tanto al governo quanto all'opposizione. Un'opposizione violenta, bugiarda e più antidemocratica di Maduro.
Da questi figuri il popolo venezuelano non avrebbe alcun vantaggio.
Questo non significa sostenere Maduro e il suo esecutivo. Non sono stato un sostenitore aprioristico di Chavez nemmeno nel suo momento più alto. Criticità ci sono sempre state sulla gestione delle risorse, le personalità scelte per i ruoli chiave, una concezione del potere ristretta e al limite del familistico.
Opporsi a questo esecutivo è un qualcosa di giusto e necessario.
Ma questo non significa concedere credito e consenso politico a dei farabutti.
Ancora con la storiella che i venezuelani non la pensano allo stesso modo; i venezuelani maturano i pensieri che meglio credono in ambito politico, sociale, accademico, ecc . La crisi attuale non ha colori, supera l'inutile e triviale dibattito politico tra una sponda e l'altra per un motivo molto semplice: una persona che si alza al mattino e va in cerca di latte lungo una città venezuelana qualsiasi, e torna la sera a mani vuote, gliene importa nulla del chavismo, madurismo, dell'opposizione o dell'imperialismo; la situazione che vive ciascun venezuelano è di emergenza totale.
Ci sono oppositori, chavisti, astensionisti disperati per una situazione che volge al peggio non solo per la mancanza dei mezzi essenziali di vita, ma anche per una repressione brutale che potrebbe avere la meglio in questa lotta contro la fame, la scarsità di medicine, l'inflazione del 600 per cento, di una struttura economica, sociale e culturale rasa al suolo. Nessun essere umano può sopportare una situazione di questo genere, indipendentemente dai colori politici.
Il fatto che tu ti riferisca ad un'opposizione più antidemocratica, più violenta e più dannosa di Maduro evidenzia la cecità e la "dogmaticità" del vostro movimento e delle vostre menti. Come è possibile essere più violenti quando la fonte repressiva e violenta proviene esclusivamente da chi detiene il potere attualmente? Com'è possibile essere più violenti quando i mezzi e le risorse per generare tale violenza li possiede esclusivamente il regime di Maduro? Pazzesco.
La realtà è che voi comunisti e socialisti radicali siete obnubilati allo stesso modo di coloro che identificano negli Stati Uniti la creatura salvatrice, e auspicano, addirittura, un intervento di quest'ultimi nella crisi venezuelana. In conclusione, mai capirò il vostro dogmatismo , come allo stesso modo non capirò mai chi difende a spada tratta la politica capitalistica e imperialistica dell'impero statunitense, perché, in fin dei conti, un impero è.
E' scontato che i personaggi più in vista nell'opposizione siano di estrazione borghese, vale per Leopoldo Lopez e Capriles Radonsky; è scontato che nell'opposizione politica, come in gran parte dei governi che abbiamo avuto in passato, conti di più il bene personale rispetto a quello del popolo. Purtroppo i nostri politici, anche quelli che integrano l'opposizione, sono la perfetta rappresentazione di una società oppressa da una gerarchia dominante, corrotta, sfruttatrice, attraverso la quale i veri padroni del mondo, multinazionali e banche internazionali , saccheggiano il nostro territorio, e non solo il nostro. Nella circostanza attuale, però, la situazione è talmente drammatica che gran parte del popolo cerca un'uscita immediata a questa crisi alimentare e umanitaria mai vissuta negli ultimi sessant'anni; si tratta di fare una scelta tra quelle meno peggiori, perché, purtroppo, opzioni positive non ce ne sono.
E' importante sottolineare che, secondo me, Chàvez eredita un tessuto sociale già danneggiato e arrugginito, a causa delle politiche discriminatorie e di abbandono portate a termine da una fetta consistente dei governi della quarta repubblica. Chàvez diventa in questo modo una figura salvatrice, il quale, grazie alle sue doti dialettiche e alla capacità di comunicazione verso lo strato sociale più povero, riesce a consolidarsi nel potere per tanti anni. Il problema è che Chavez ha intrapreso una politica di consolidazione della povertà, una povertà controllata che non degenerasse in miseria,poiché avere a che fare con una società con poche speranze, poco esigente e abituata alla desolazione è molto più semplice da gestire e da accontentare con palliativi di vario genere. Quindi, la politica di Chàvez non ha avuto come obiettivo un programma strutturale per il recupero del tessuto sociale, ma una gestione, con intenti subdoli, della propria immagine, del proprio consenso e della società venezuelana, attraverso l'impiego delle ingenti risorse economiche e attraverso l'elaborazione di un discorso politico volto alla polarizzazione e all'identificazione del nemico nella bestia imperialistica.