Venezuela: quando le fake news ci piacciono

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Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #100 il: 02 Ago 2017, 14:24 »
beh, io non do una buona lettura - nei confronti del governo bolivariano - di questa informativa USA

pare come se (pare, eh) il governo venezuelano sia complice non nemico

è una comunicazione degli anni 80, non c'è da stupirsi delle ingerenze USA dei giorni nostri, l'america latina l'hanno sempre vista come loro clientes e dal crollo del Muro in poi non hanno fatto altro che perfezionare le strategie per il controllo di un intero continente.

Offline FatDanny

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Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #101 il: 02 Ago 2017, 14:27 »
Immenso valerio evangelisti. Immenso.
Leggi porga, n'altra informazione evidentemente "particolare" molto diversa da quella che vorreste far passare.
La risposta è una: NO PASARAN.

Autonomia di classe in Venezuela

di Valerio Evangelisti

Per mettere subito le cose in chiaro, non prendo nemmeno in considerazione le tesi di chi dice che in Venezuela, con la formazione di un’Assemblea costituente, sia in gioco la sopravvivenza della democrazia (e lo dice chi, da quasi vent’anni, ha sostenuto che nel paese vigesse una dittatura). In gioco la democrazia lo è, ma non per mano dei costituenti.

Si tratta di intendersi, in via preliminare, sul significato del termine “democrazia”. Per i greci, che hanno inventato la parola, era il potere del “demos”: non il popolo generico, bensì il “popolo minuto”, gli strati più deboli economicamente della società. In questo senso, gli Stati Uniti, che permettono la competizione elettorale solo a candidati abbastanza ricchi per presentarsi alle urne, non sono mai stati e non sono una democrazia. Quanto al resto dell’Occidente, il meccanismo elettorale seleziona oligarchie dotate di vita propria, senza possibilità di verifica, fino al voto successivo, dell’effettiva obbedienza degli eletti alla volontà dei votanti. Non mi ci soffermo, sono critiche già note dai tempi di Rousseau. Divenuta consapevole dello stato effettivo delle cose, la popolazione dell’Occidente vota sempre meno. E l’Unione Europea, fondata su centri di potere privi di controllo e su un parlamento inutile, consolida la sfiducia. E’ lo sfascio del modello governativo liberale.

Peggio ancora erano le supposte “democrazie” latinoamericane fino agli ultimi decenni del secolo scorso. Marce, autoritarie, spesso razziste, oligarchiche fino alla caricatura. Quando Hugo Chávez assume la presidenza del Venezuela, nel 1999, la maggior parte della popolazione povera, di colore o indigena non è nemmeno censita a fini elettorali. Semplicemente non esiste. Il potere è spartito tra due formazioni molto simili, in cui convergono gli interessi della minoranza privilegiata. Chávez, di origini umili e di ascendenza india, dà rappresentanza e dignità agli “invisibili”, li chiama a partecipare alla vita pubblica e a rendersi protagonisti. Di per sé è una rivoluzione tra le più contundenti dell’America Latina, paragonabile a quella del 1979 in Nicaragua.

Tale rivoluzione non sarebbe completa se non fosse accompagnata da provvedimenti a favore delle classi popolari, che si susseguono a ritmo impressionante. Dalle leggi che beneficiano i pescatori alla sanità gratuita, all’istruzione assicurata a tutti, alla moltiplicazione di scuole e università, alla distribuzione ai contadini di terre incolte o mal coltivate (che del resto, sotto la spinta chavista, stavano occupando per loro conto), alla costruzione e assegnazione di un milione 700 mila case popolari. Il numero dei pensionati passa da 300 mila a tre milioni, l’analfabetismo quasi sparisce, la povertà si riduce enormemente. Nascono organi di autogoverno politico e produttivo come le comunas (oggi circa 2000)[1], le cooperative, molti consigli di fabbrica. Una massa che sotto l’oligarchia era amorfa e timorosa diviene cosciente, consapevole della propria dignità e capacità di incidere. “Un popolo oppresso repente si desta, intende l’orecchio, solleva la testa” scriveva un grande italiano.

E’ il socialismo? No, nemmeno quel “socialismo del XXI secolo” che Chávez propone come scopo. Però è già l’antitesi del liberalismo. Il governo nazionalizza le industrie strategiche, si batte per un sistema di scambi equi nel continente (ALBA), elargisce petrolio (di cui il Venezuela è tra i primi produttori mondiali) a prezzo equo ai paesi vicini che ne abbisognano. Paga regolarmente i debiti esteri, ma rifiuta condizionamenti alle proprie politiche sociali. A queste (poi dette Missioni) è destinato il 70% del bilancio. Ciò non avviene sotto dittatura, come invece ripete ossessivamente il coro neoliberale. Dal 1999, anno di promulgazione della “costituzione bolivariana”, si tengono venti consultazioni elettorali. Il governo ne perde due e si rassegna al risultato, sull’esempio sandinista di vent’anni prima.

Simili scelte scatenano l’ira dei fautori del precedente regime (che controllano gran parte degli organi di informazione) e dell’imperialismo americano. Nel 2002 si ha un primo tentativo di colpo di Stato, accompagnato da una strage di cui si cerca di incolpare il governo (l’attribuzione non riuscirà grazie a cineoperatori indipendenti, che gireranno il famoso documentario La rivoluzione non sarà teletrasmessa). Subito dopo è scatenata una micidiale serrata dell’estrazione petrolifera, per ridurre il paese in ginocchio. Vi si pone riparo con la presa manu militari della nave da cui si controlla l’attività estrattiva, e con la sostituzione dei quadri compromessi col golpe di quel settore industriale.

Ma non è finita, perché i partiti dell’opposizione (una pletora, tutti legali e dotati di mezzi di comunicazione tra i più diffusi) non cessano di auspicare il rovesciamento del “regime”, tramite la violenza di strada, l’appello a un atto delle forze armate, l’auspicio di un intervento militare degli Stati Uniti e dei governi loro asserviti (in primo luogo la Colombia, che attualmente ospita ben sette basi militari americane). In risposta, Chávez epura e seleziona i vertici dell’esercito, ne trasforma le accademie in scuole quadri, e soprattutto arma direttamente il popolo, con la costituzione di una Guardia Nazionale Bolivariana composta da volontari (oltre centomila).

Si moltiplicano le accuse di autoritarismo e di bonapartismo, lanciate con voce particolarmente stentorea dai rinnegati passati dallo stalinismo alla fede liberista, inclusi quelli italiani. Come osa il satrapo sudamericano irridere ai principi del mercato, condurre politiche sociali su larga scala, rifiutare i diktat di Banca Mondiale e FMI? Non siamo alla fine della storia, al riconoscimento universale che il capitalismo è sistema perfetto e insostituibile? Così starnazza l’immancabile Vargas Llosa, e con lui latra l’intera città dei cani ex di sinistra.

Ciò vuol dire che il governo chavista sia esente da errori, a volte gravissimi? Niente affatto. Il tentativo di sottrarre il Venezuela alla predominanza assoluta delle risorse petrolifere riesce in minima parte, l’accentramento statale facilita la corruzione, la delinquenza comune non è contrastata con l’energia necessaria. Il “culto del capo” raggiunge vette a volte eccessive e fastidiose, il dirigismo paternalista anche. Ciò nonostante, il “demos” resta saldamente centrale nel processo di liberazione, graduale (Chávez è prudente nei suoi passi) e tuttavia inarrestabile. Il socialismo del XXI secolo pare davvero a portata di mano. Le classi subalterne stanno conquistando, grazie alla democrazia diretta e partecipativa, una sempre più ampia autonomia.

Nel 2013, però, Chávez muore. Quasi simultaneamente crolla il prezzo del petrolio, per l’azione degli alleati mediorientali degli Stati Uniti. Il Venezuela vede diminuire la liquidità, assiste alla svalutazione della propria moneta e alla salita dell’inflazione. Le esportazioni di greggio cesano di essere remunerative come un tempo, le importazioni si fanno carissime. Approfittando della situazione la borghesia venezuelana, colpita in varie forme ma mai a morte, si getta nelle più losche attività speculative, lucrando sulla disparità crescente tra dollaro e moneta locale. Pratica l’aggiotaggio, fa sparire generi di prima necessità. Imputa il “regime” della penuria.

Il successore di Chávez, Nicolás Maduro (ex brillante ministro degli esteri, ex conducente della metro), reagisce sulle prime in maniera ingarbugliata. Dà vita a due corsi monetari, cerca di sostituire – ancora non c’è riuscito – i tagli dei biglietti di banca più usati nel narcotraffico e nel contrabbando con la Colombia. Accresce il malcontento, mentre i supermercati si svuotano di merci. Finalmente, in ritardo, fa la mossa giusta. Instaura un sistema statale di importazioni di beni, venduti in spacci popolari e distribuiti alle famiglie attraverso i CLAPS (Comités Locales de Abastecimiento y Producción).

Le iniziali incertezze di Maduro danno fiato all’opposizione di destra (ma non si pensi a una destra moderata: si tratta di una destra estrema, frammentata in correnti rabbiose), Questa, grazie allo scontento popolare e all’astensione di molti chavisti, riesce a vincere le elezioni all’Assemblea Nazionale del 2015. Non usa la forza conquistata per instaurare la dialettica tipica, in una repubblica presidenziale, tra parlamento e capo dello Stato. Rifiuta l’invalidazione di tre eletti da parte della magistratura, che le toglierebbe la maggioranza assoluta. Ostacola ogni decisione di Maduro. Punta all’annullamento e al regresso delle politiche sociali, come stanno facendo Macrì in Argentina e Temer in Brasile, più altri fantocci. E’ la paralisi. Il legislativo si ribella tanto all’esecutivo che al giudiziario (che ne dichiara per voce del Tribunale Supremo la decadenza, frenato proprio da Maduro). In Venezuela nessuno è più in grado di governare alcunché. Proprio mentre la crisi economica incrudelisce.

Lo stallo parlamentare corrisponde a un’esplosione violentissima dei quartieri privilegiati, a Caracas e in provincia. Se ne era avuta un’anteprima alla morte di Chávez. Su impulso di personaggi sinistri come Leopoldo López (che durante il mancato colpo di Stato del 2002 aveva partecipato, con l’amico milirdario Henrique Capriles, a un assalto armato contro l’ambasciata cubana), giovani mascherati erano scesi in piazza elevando barricate. Avevano lasciato sul terreno una quarantina di morti, quasi tutti per mano loro. Nel 2017, incoraggiato da esempi come piazza Maidan in Ucraina, lo scenario si ripete, in forme più crudeli. Sono presi d’assalto, dalla gioventù termidoriana, i centri di assistenza sociale, i ministeri chiave, gli organi giudiziari, gli ambulatori gratuiti, gli spacci statali a basso prezzo, scuole e asili, i piccoli esercizi. Persino alcune caserme. Gli assalitori recano sugli scudi la croce, o simboli esoterici (la “croce acuminata”). Hanno maschere antigas e armi da fuoco. Quasi una trentina di presunti “chavisti” sono cosparsi di benzina e dati alle fiamme, in qualche caso con esito letale. Altri sono picchiati, denudati, umiliati, torturati. L’internazionale dell’informazione liberal-borghese ascrive regolarmente ogni vittima, malgrado le indiscutibili prove contrarie, alla repressione chavista.

Impossibilitato a governare, Maduro ricorre a tre articoli della costituzione del 1999 (347, 348 e 349) per convocare un’Assemblea costituente, che ridia ordine al Venezuela. Lo fa nella maniera confusa e impacciata che gli è propria (Maduro non è Chávez), per cui, inizialmente, non è ben chiaro a cosa aspiri. A mantenersi al potere? A scalzare l’Assemblea nazionale? Il fine si preciserà con lo scorrere delle settimane, e del sangue sparso dagli avversari (cui si contrappongono in strada, come era accaduto nel 2002, i collectivos, gruppi di giovani proletari motorizzati molto simili agli “antifa” europei). Si tratta di rendere irreversibili gli scopi sociali della rivoluzione bolivariana, e di assicurare legittimità istituzionale alle forme di democrazia sorte spontaneamente dal basso. Nonché di dare gambe giuridiche per marciare a una differenziazione e a uno sviluppo dell’economia.

Ciò viene presentato come premessa indispensabile per la “pace”. Sembra una meta illusoria, in un contesto di guerra di classe dispiegata, e sotto la minaccia di un Occidente incattivito. Sta di fatto che il 30 luglio 2017 otto milioni di venezuelani mostrano di crederci, e nominano 545 membri della Costituente, scelti tra categorie ritenute rappresentative (inclusi indigeni, femministe, portatori di handicap, ecc.). USA, UE, esqualidos (“reazionari”, compresi i rinnegati di sinistra di cui sopra) strillano che è l’annuncio di una dittatura. Immemori del fatto che già da diciotto anni chiamavano “dittatura” l’esperimento chavista, e indicavano nella Costituzione che sarà ora riformata uno strumento di oppressione.

Non so come finirà questa vicenda. Nelle file chaviste non mancano gli opportunisti e gli ambiziosi, i corrotti e gli autoritari, i tromboni e i bla bla bla. Tutto oro che luccica, rispetto alla psicosi sanguinaria dei loro nemici “liberali”. Mi pare importante, in ogni caso, l’avere gli chavisti difeso, sia pure in forme talora discutibili, uno degli ultimi fronti del progressismo latinoamericano, e soprattutto l’avere aperto spazi ulteriori all’autogoverno delle classi subalterne. Fu così l’esempio glorioso del Nicaragua anni ’70. Spero sia così il nuovo Venezuela, oasi di resistenza al pensiero unico e ai modelli imposti da un imperialismo senescente. Confido non in Maduro, non nel PSUV, ma nelle comunas, nelle cooperative e negli odiati collectivos. Confido nell’autonomia di classe.

 

[1] Sul funzionamento concreto di una comuna si può vedere il documentario Junteras. Ahimè noiosissimo, ma esplicativo.
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #102 il: 02 Ago 2017, 14:41 »
Come si manipolano i prezzi di un "mercato"
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Energy Dominance and America First

2 August 2017 11:54 (UTC+04:00)

By Chris Cook, for Trend

President Donald Trump's major 'Energy Week' speech on June 29 saw a historic change in US foreign policy doctrine and language. Historically the US policy aim has been for Energy Independence whereby the US becomes independent of foreign energy producers. However, we heard from President Trump for the first time a new US rhetoric of Energy Dominance. What exactly this consists of was not made clear by the President but it appears that the US now aims to dominate global energy market pricing through the export of shale oil and gas.

I find it useful to view President Trump's actions as though he is the Chief Executive Officer of US Incorporated, and through that lens Trump's Chief Operating Officer (and one of the authors of Trump's speech) is Gary Cohn, Trump's chief economic adviser, who is formerly President and COO of Goldman Sachs, with decades of trading experience at the highest level.

The ICE Age

Towards the tail end of the Dot Com boom in 2000, Gary Cohn had dinner with his counterpart at Morgan Stanley, John Shapiro, and they hatched an audacious plan to take control of the global oil market through the creation of a new global electronic market platform.

The two investment banks acquired a moribund mid-American electronic trading system and its dynamic founder (Intercontinental Exchange – ICE) – and then recruited key oil market players (including BP, Shell & Total) who agreed to provide trading liquidity in exchange for a share of ICE equity ownership. More ICE market participants were then rapidly signed up, and after an abortive effort to acquire the New York Mercantile Exchange (NYMEX), ICE made the members of London's International Petroleum Exchange an offer they could not refuse: either sell your exchange to us, or we will cease to use your exchange.

Meanwhile in the North Sea, the new flow of BP's Forties grade of crude oil was added to the declining flow of crude oil from Shell's Brent field which had become the preferred benchmark for the global oil price, and the improved contract soon left behind the US West Texas Intermediate (WTI) price as a purely domestic US benchmark price.

Oil as an Asset

Over the 15 years that followed this ICE energy market coup, the oil market price ceased to be set on the basis of oil priced as a useful commodity. Instead oil became financialised through being priced as an asset class, as risk averse investors invested in oil through passive funds as a means of protecting the value of their savings from inflation.

The sheer scale of the oil market's departure from reality is demonstrated by the astonishing fact that in the two years from mid-2007 to mid-2009 while the oil price on the ICE casino gyrated from $80 to $147 to $35 and back to $80 per barrel, physical oil market demand in the real world varied by less than 3%.

At this point President Obama – a Wall Street President – came to office and began the market strategy I term the Big Long.

The Big Long

Saudi capital was invested in the oil market via a fund using the same prepay instruments with which Enron successfully defrauded creditors and investors for a decade. The effect was that the Saudis lent dollars to the US in exchange for borrowing (purchase and resale) oil stored in the US. In this way the Obama administration was able to inflate and maintain the oil price above $80/barrel, subject to Saudi agreement to supply oil if necessary to limit the US gasoline price. Meanwhile Saudi petrodollars continued to fund the US deficit as they had since 1974.

As a result of an oil price maintained between $80 to $120/bbl the US was able within 3 years not only to increase oil production by 5m barrels per day but also to reduce oil product use by 2m bpd. So by 2015 the US found themselves – as was Obama's intention – free of reliance on Saudi Arabia for the first time in 44 years. Meanwhile the US pivoted towards the last remaining undeveloped low cost reserves in Iraq and Iran, while developing and safeguarding Qatari LNG production.

I believe that a Clinton administration would have largely continued Obama's strategy (of which a great deal more could be written), but the unexpected victory of President Trump in November 2016 changed everything.

Energy Dominance

On June 30 the BWAVE formula which Saudi Arabia had used for over a decade to price European oil (and against which all other destinations were then priced) ceased operation.

This formula was based on a daily weighted average of trading in the ICE BFOE (Brent, Forties, Ekofisk, Oseberg) futures contract. The BWAVE methodology allowed market price support through High Frequency Trading on the ICE electronic market system. However, the underlying physical market was always subject to the trading games played by oil companies such as BP and Statoil, in particular, which often led to excessive volatility.

So on July 1, 2017 Saudi Arabia switched from BWAVE pricing to the daily ICE Brent/BFOE Futures settlement price instead, which now enables the US WTI market tail to wag the global Brent/BFOE physical market dog.

The below image shows the striking change in the relationship between the two contracts which took place.



In my analysis, the intention of the US is to print dollars as necessary to fund new shale oil and gas production. The calculation is that even if shale oil investors go bankrupt (as many did after the 2014 price crash) the banks will still have debt secured against intrinsically valuable oil, which the Fed will then if necessary swap for dollars via the Quantitative Easing program. The proposal to appoint Gary Cohn as the next chairman of the Federal Reserve Bank is probably related to this.

In a nutshell, I believe US Incorporated intends to monetize not only US reserves of oil, but also the reserves of what is essentially a new subsidiary of US Incorporated – Saudi Arabia Inc, with a new and youthful Chief Executive Officer, Mohammad bin Salman (MbS).

The aim of the US Energy Dominance strategy appears to be for the US to re-base the dollar firmly upon oil, and to create a two tier oil market in which US antagonists such as Iran and Russia participate on inferior terms if at all.

Why Energy Dominance will Fail

As the former Saudi oil minister Ahmed Zaki Yamani said, the Stone Age did not end for lack of stones and the Oil Age is not ending for lack of oil, but for the simple reason that the energy return on energy invested (EROEI) to produce a barrel of oil is in a secular decline.

Although the narrative used by the Saudis to rationalize their strategy has changed from market share to cutting oil inventory, both of these explanations are merely outcomes of a Saudi strategy to maximize dollar profits by a sophisticated cheating invisible to the market.

However, it is said that sunshine is the best disinfectant and new tools are now bringing transparency to the oil market. Tanker Trackers (www.TankerTrackers.com) demonstrate the fact that oil tankers can't run, and they can't hide. Tanker Trackers data indicates that China has added over 800m barrels of oil to inventory since 2013.

Indeed, in four months to June 2017 China has added to reserves at the rate of 1.5m barrels per day, which sheds a different light on the market and the Saudi inventory narrative. According to Samir Madani of Tanker Trackers, China's inventory has now reached a level between 80% and 90% of capacity at which it becomes difficult for operational reasons to accommodate more oil.

So it appears to me that any attempt by the US to support the oil price at current levels for long enough to facilitate the Saudi Aramco IPO will fail as China ceases to act as Buyer of Last Resort.

Energy First

What should be the response of the rest of the oil market to such an audacious 'America First' US strategy of Energy Dominance?

One approach could be for Iran and Iraq to jointly create a Middle East oil price benchmark as I recommended to Iran's late Central Bank Governor Mohsen Nourbakhsh in 2001 and which led in 2004 to the abortive and almost mythical Kish Oil Bourse.

But the oil market has moved on to a point approaching 'Peak Demand' and my recommendation to Iran, its neighbors and other Eurasian countries is to deploy what Iran's Oil Minister Bijan Namdar Zanganeh terms Energy Diplomacy.

The rationale for Energy Diplomacy is simple: it does not matter what ideological or religious differences exist between nations, it will always make sense to cooperate to conserve finite resources, such as water and fossil fuels.

I believe that the time is now ripe for new global energy institutions, such as an Energy Clearing Union to be founded as a framework for generic energy swaps and energy credits.

So, rather than destructive America First policies or an avaricious EU First policy, or simply self-defeating Iran, Russia or China First policies perhaps we will see Energy First – by which I mean a transition from a global market paradigm of oil and gas as a commodity to a new market paradigm of energy as a service, and from $ or € economics to energy economics.

https://en.trend.az/iran/business/2783159.html

Offline porga

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Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #103 il: 02 Ago 2017, 14:44 »
è una comunicazione degli anni 80

si, non avevo visto
ma è esattamente quello che il governo ha fatto: vendere agli USA il suo greggio pesante
peraltro, in tutte le ultime riunioni dell'OPEC, il venezuela ha fatto in pratica (pur perdendo) il gioco degli USA, chiedendo un posizionamento fra i 90 ed i 120 dollari al barile
se fosse passata la sua linea, chiesta ovviamente per far fronte alle sue difficoltà, avrebbe cmq fatto un favore agli USA ed agli altissimi prezzi di immissione sul mercato del suo shale oil dovuto al fracking

l'arabia saudita, come sempre, gioca su un doppio tavolo: alleata degli USA da una parte, giocatrice contraria sul tavolo OPEC

Offline porga

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1600
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #104 il: 02 Ago 2017, 14:45 »
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #105 il: 02 Ago 2017, 15:33 »
si, non avevo visto
ma è esattamente quello che il governo ha fatto: vendere agli USA il suo greggio pesante
peraltro, in tutte le ultime riunioni dell'OPEC, il venezuela ha fatto in pratica (pur perdendo) il gioco degli USA, chiedendo un posizionamento fra i 90 ed i 120 dollari al barile
se fosse passata la sua linea, chiesta ovviamente per far fronte alle sue difficoltà, avrebbe cmq fatto un favore agli USA ed agli altissimi prezzi di immissione sul mercato del suo shale oil dovuto al fracking

l'arabia saudita, come sempre, gioca su un doppio tavolo: alleata degli USA da una parte, giocatrice contraria sul tavolo OPEC

Il petrolio viene venduto sul mercato, una volta uscito dal Venezuela che finisca negli USA o altrove non rientra più nelle competenze della  PDVSA, fatto sta che il cosiddetto boom dello shale oil con i prezzi sotto i 60$ sta producendo solo debiti che per il momento vengono coperti dai fondi immessi dalla Fed nel mercato finanziario, questa produzione fatta grazie ad un indiretto aiuto di stato è un altro elemento che permette di controllare i prezzi e con essi i destini dei governi interessati, il gioco dei tassi a zero o quasi è però destinato a finire presto, finora questa politica non ha fatto altro che produrre solo una montagna di carta impoverendo molti, pensionati e pensionandi in Europa tra gli altri, ed arricchendo pochi.

P.S. la prossima frontiera dello shale è in Argentina, lì si sono portati avanti col lavoro.

Offline FatDanny

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Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #106 il: 02 Ago 2017, 15:53 »
Si happy, ma credo corretto quanto dice porga sulla politica petrolifera americana che guarda più alla Russia che al Venezuela, il quale ne subisce indirettamente gli effetti.

Credo che il problema più che di ingerenza americana sia di debolezza del blocco politico sociale chavista sul piano economico.

Se sfidi il profitto devi avere un tessuto socioeconomico in grado di reggere botta, è una lezione più o meno analoga a quanto avvenuto in Grecia.

Hai avuto 20 anni per modificare gli assetti di proprietà nei settori chiave, tra cui quello alimentare.
Non l'hai fatto (manco con chavez) e ora ne paghi pesantemente il prezzo.
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #107 il: 02 Ago 2017, 16:20 »
Si happy, ma credo corretto quanto dice porga sulla politica petrolifera americana che guarda più alla Russia che al Venezuela, il quale ne subisce indirettamente gli effetti.

Credo che il problema più che di ingerenza americana sia di debolezza del blocco politico sociale chavista sul piano economico.

Se sfidi il profitto devi avere un tessuto socioeconomico in grado di reggere botta, è una lezione più o meno analoga a quanto avvenuto in Grecia.

Hai avuto 20 anni per modificare gli assetti di proprietà nei settori chiave, tra cui quello alimentare.
Non l'hai fatto (manco con chavez) e ora ne paghi pesantemente il prezzo.

questo mi sembra assodato, il controllo dei mercati ne ha solo accentuato gli effetti
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #108 il: 02 Ago 2017, 17:03 »
E' proprio questo il problema, tu non stai qui per discutere ma per contrapporti - da subito - al pensiero di qualcun altro, che magari e' anche un pensiero sballato, ma la discussione serve proprio a far si che una board come Temi sia una possibile fonte di informazione, un contenitore di voci diverse, non sta a te convincere il prossimo ma e' chi legge che potrà farsi un' idea in base a quello che tu e altri scrivete qui dentro, e il fatto di essere venezuelano (non di nick) non ti da piu' diritti qui e non giustifica i toni usati.

Ho tentato di seguire il topic per sapere di piu' su una questione che non conosco abbastanza, qualcuno che ha provato a discutere e' scappato via, e una discussione che poteva essere utilissima, e che in ogni caso non avrebbe spostato nulla su quello che sta purtroppo capitando nel tuo paese, e' diventata l'ennesimo flame, e per fortuna che il topic non e' stato chiuso, che poi in passato lo step successivo e' stato chiudere proprio tutta la board (e magari qualcuno e' stato pure contento cosi)

Sono qui per contrappormi  a chi diffonde informazioni sbagliate. Siccome su chi muore non si possono ammettere falsità, offese, insulti e manipolazione dell'informazione, è giusto che riceva una risposta in merito anche con toni fermi. Se intervieni su un topic per spargere la tua ira ideologica con termini "immondo" "feccia" (un eufemismo) nei confronti di chi muore, io intervengo fermamente in difesa del mio paese.

Per quanto riguarda i toni, rifletti sui toni di chi impone falsità per interessi che vanno oltre l'ideologia.  Vorrei vedere te al mio posto con quali toni risponderesti a dei soggetti che offendono tassativamente  il tuo popolo e attingono a digressioni di ogni tipo per giustificare dei criminali confessi. Sono stato fin troppo comprensivo nei confronti di queste persone, ed è per questo che il topic non è stato ancora chiuso.

Se c'è gente che preferisce non intervenire sul topic, probabilmente lo fa perché non è interessato, o non conosce l'argomento, o semplicemente non sa rispondere in merito.

Io parlo di fatti, non di opinioni personali. Non c'entra nulla il fatto che io sia venezuelano, semplicemente mi limito a controbattere delle falsità con dei fatti che si sono verificati nel tempo.

Probabilmente il topic lo hai seguito male, poiché di informazioni specifiche in merito alla congiuntura politica, sociale, alimentare, militare ce ne sono a iosa.


Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #109 il: 02 Ago 2017, 17:33 »
Sono qui per contrappormi  a chi diffonde informazioni sbagliate. Siccome su chi muore non si possono ammettere falsità, offese, insulti e manipolazione dell'informazione, è giusto che riceva una risposta in merito anche con toni fermi. Se intervieni su un topic per spargere la tua ira ideologica con termini "immondo" "feccia" (un eufemismo) nei confronti di chi muore, io intervengo fermamente in difesa del mio paese.

Per quanto riguarda i toni, rifletti sui toni di chi impone falsità per interessi che vanno oltre l'ideologia.  Vorrei vedere te al mio posto con quali toni risponderesti a dei soggetti che offendono tassativamente  il tuo popolo e attingono a digressioni di ogni tipo per giustificare dei criminali confessi. Sono stato fin troppo comprensivo nei confronti di queste persone, ed è per questo che il topic non è stato ancora chiuso.

Se c'è gente che preferisce non intervenire sul topic, probabilmente lo fa perché non è interessato, o non conosce l'argomento, o semplicemente non sa rispondere in merito.

Io parlo di fatti, non di opinioni personali. Non c'entra nulla il fatto che io sia venezuelano, semplicemente mi limito a controbattere delle falsità con dei fatti che si sono verificati nel tempo.

Probabilmente il topic lo hai seguito male, poiché di informazioni specifiche in merito alla congiuntura politica, sociale, alimentare, militare ce ne sono a iosa.

Si ho capito che tu sei qui per questo, ma secondo me sbagli, soprattutto il modo: puoi controbattere delle tesi che ritieni errate con le tue argomentazioni, ma non puoi farlo erigendoti a giudice di cio che e' giusto o sbagliato, questo e' un luogo di incontro, anche fra persone che la pensano molto diversamente, a patto che vogliano confrontarsi, se l'obbiettivo e' sopraffare, anche solo verbalmente, si va verso i flame, le polemiche, tutto diventa una questione personale e si perde lo scopo.

e Il fatto di essere Venezuelano c'entra eccome, perche sei tu a ricordarlo in ogni post, con i tuoi "se fossi al posto mio" o "vorrei vedere te", potrebbe essere positivo e invece finisce per diventare un problema

pensaci
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #110 il: 02 Ago 2017, 19:34 »
Si ho capito che tu sei qui per questo, ma secondo me sbagli, soprattutto il modo: puoi controbattere delle tesi che ritieni errate con le tue argomentazioni, ma non puoi farlo erigendoti a giudice di cio che e' giusto o sbagliato, questo e' un luogo di incontro, anche fra persone che la pensano molto diversamente, a patto che vogliano confrontarsi, se l'obbiettivo e' sopraffare, anche solo verbalmente, si va verso i flame, le polemiche, tutto diventa una questione personale e si perde lo scopo.

e Il fatto di essere Venezuelano c'entra eccome, perche sei tu a ricordarlo in ogni post, con i tuoi "se fossi al posto mio" o "vorrei vedere te", potrebbe essere positivo e invece finisce per diventare un problema

pensaci

La tua suscettibilità riguardo ai toni sono unidirezionali. Perché se tu fossi costruttivo nella tua critica, ti scandalizzeresti soprattutto per gli insulti e le offese perpetrate da chi espone i suoi pensieri con la ferocia di chi è un militante radicale. Perché non ti pronunci allo stesso modo nei confronti di chi insulta pesantemente?

Io ergermi a giudice? C'è una enorme differenza tra l'essere un "giudice", e smentire chi aggredisce con esternazioni fallaci, tra l'altro confutate con dati alla mano,  il nostro paese. Secondo il tuo criterio, io dovrei accettare di discutere su elementi che hanno come base elementi non fittizi, perché alcuni potrebbero offendersi di non poter discutere su elementi non reali.

Cioè nel mio paese sono morte decine di persone, e tu pretendi che non ci siano polemiche su chi specula su questi fatti. Mi sembra alquanto improbabile.

La prevaricazione verbale è un dato soggettivo, poiché l'accusa di prevaricazione può essere affibbiata soltanto a colui che dice cose che magari urtano la sensibilità ideologica dell'accusatore.

Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #111 il: 02 Ago 2017, 19:36 »
Yawn
I professorini che sparano sentenze da un comodo pc in Europa, simbolo di un benessere a cui sputano senza gratitudine.
Ri-Yawn

Ah, ve siete persi un pezzo, il Se tu fossi lì...

E' esattamente al contrario.
Quelli che la fanno facile davanti a un pc siete proprio voi.

Quelli che urlano facile alla dittatura, anzi alla D I T T A T U R A, rimuovendo 19 (DICIANNOVE) elezioni riconosciute valide sul piano internazionale siete voi.
Sarà perchè ancora rosicate per i risultati che hanno dato e evidentemente non ve piacevano (perché si sa, democrazia è: elezione + risultato favorevole).
Maduro ha sbagliato, perché avrebbe dovuto chiamare di nuovo il paese alle urne.
Chavez l'avrebbe fatto. Chavez avrebbe vinto. Chavez avrebbe di nuovo tappato le vostre bocche con il sapore amaro della sconfitta. E sareste tornati, mooolto democraticamente, a casetta a borbottare la vostra frustrazione.
Maduro non ha la statura di Chavez e ha sbagliato. Ma questo non rende migliore la controparte, che resta la stessa merda che nel 2002 ci mise poche ore a istaurare una dittatura. Vera. Effettiva.
Tipicamente sudamericana made in USA. Altro che "dittatura" con 19 consultazioni elettorali.

Quelli che si fanno beffe del chavismo ma mica dicono quello che avrebbe dovuto fare.
Loro si limitano a fare i velleitari capi di stato a metà, capaci a dire "è tutto una merda" ma mai ad andare oltre.
Forse perché nell'esplicitarlo si capirebbe per chi suona la loro campana.
Certo che il Chavismo ha toppato pesantemente nella gestione del petrolio e nella distribuzione alimentare.
Ma perché ha preservato la proprietà privata dei mezzi di produzione e ha costruito uno stato paternalista, invece che attivare la partecipazione - anche armata - del popolo.
Quel che vi faccio notare però è che se lo avesse fatto, per le attuali "democratiche" opposizioni lo scenario sarebbe stato anche peggiore e avrebbero gridato ancor più alla dittatura.

Quelli che piagnucolano delle violenze governative, ma sono i primi a negare, rimuovere, relativizzare, cancellare dalla scena omicidi barbari, assalti ai quartieri poveri, distruzioni indiscriminate di scuole, ospedali, centri pubblici.  Atti di una violenza inaudita, prova di un'opposizione criminale e golpista che merita di essere annientata senza alcun tentennamento.
Li rimuovete come "informazione di parte", come se la vostra fosse qualcosa di diverso.

Ma soprattutto quelli che non considerano il dato principale.
Alle elezioni del 2015, quelle perse dal PSUV, votarono per esso 5.600.000 persone, mentre 7.700.000 per il vittorioso MUD.
Domenica si sono recate alle urne, nonostante la violenza dell'opposizione criminale e golpista che ha boicottato le urne, oltre 8 milioni di persone. Non mi interessa sottolineare che siano più dei voti del MUD che con quei voti afferma di essere maggioranza, con una contraddizione grossa come una casa. Anche sticazzi eh.
Mi interessa invece notare che si ha un recupero di 3 mln di voti per il processo bolivariano.
Coerentemente con quanto mi dicono dal Venezuela anche i critici di Maduro, una molteplicità di organizzazioni, comitati, gruppi locali hanno votato perché nonostante tutte le critiche al governo reputano l'alternativa un inferno molto peggiore. La vera dittatura. La brutalità al potere

Questo voi dai vostri pc analoghi al mio non lo considerate proprio.
Io si. Io che, nonostante quel che blatera venezuelano, in quel paese ho amici e compagni critici di Maduro, io stesso che critico quel governo tanto quanto, non posso ignorare questo dato.
Anche i critici dell'attuale stato del bolivarismo si stringono attorno a questa elezione per sventare il golpe criminale. Anche chi non appoggia le politiche burocratiche del PSUV vede un rischio ben peggiore a dare il governo in mano ai banditi e vota l'Assemblea costituente per contrastare la manovra golpista.

E allora io mi allineo.
Non a Maduro, ma ad un intero processo sociale che non vuole tornare indietro.

Aqui no se rinde nadie.
Aupa Maduro, dàles duro a los delincuente$!


sembra paradossale, ma siamo d'accordo.
Non c'è alcun complotto economico.
Semplicemente il venezuela non ha operato una riforma strutturale dell'economia restando legata ai meccanismi antecedenti. In tale contesto è stato facile metterlo alle strette operando semplicemente tramite il mercato e le sue insidie.

Le diciannove elezioni precedenti in quali condizioni si sono svolte? Sono state garantite dal voto secreto, universale e libero, oppure c'e stata una campagna basata sull'estorsione ed intimidazioni da parte del regime nei confronti degli impiegati pubblici? Ti sei dimenticato della "Lista Tascòn"? Come mai non viene citato nel tuo lungimirante articolo? Come mai nel tuo intervento non viene citato il ruolo dei  "colectivos" nella mobilitazione pro regime dei votanti?  Perché occulti le denunce al riguardo?

Come mai non citi il ruolo del "CNE" in questi anni "elettorali"? Come mai non citi le palesi concessioni che il CNE ha dato all'esecutivo in quelle elezioni? Perché non citi la carica di presidente che Jorge Rodriguez ricopriva in quegli anni nel CNE? Lo stesso Jorge Rodriguez che è stato vicepresidente della Repubblica, sindaco di Caracas e del comune Libertador, e principale volto del regime. Elementi concreti che bastano per dedurre la disparità di trattamento, oltre ad un atteggiamento mafioso che fa rabbrividire a qualsiasi persona di buonsenso. Vorrei che tu riuscissi a giustificare come mai la presidentessa del CNE sia divenuta miliardaria nei suoi anni di esercizio; a spiegare come mai la presidentessa ha subito denunce su mazzette depositate nelle sue tasche.

Nessuno torna a casa sua con la bocca chiusa dopo una sconfitta elettorale, come se il gruppo sconfitto dovesse essere calpestato e umiliato dal gruppo vincente. Capisco che i metodi di Marea Socialista, noto partito che ha collaborato per lunghi tratti temporali con il Partito Comunista e con il Partito di governo che oggi può vantare  sul suo groppone più di 100 morti, siano indirizzate verso questa concezione della politica e della società, ma, siccome ci sono persone civili che credono nell'ampiezza di vedute e nell' autonomia dei poteri, prima o poi sarete sconfitti dalla ragione che gode di  un'infinita portata di ossigeno, a differenza della follia che vi contraddistingue che ha durata limitata nel tempo.

Quindi, secondo la tua mente distorta è giusto che decine di venezuelani vengano annientati ed uccisi per compensare agli episodi di violenza dei decenni precedenti? Complimenti. 

Abbiamo scoperto che chi "piagnucola" è giusto che accetti la propria morte e quella di altri, perché, in fin dei conti, secondo le concezioni di Marea Socialista e del PSUV , è giusto che i venezuelani subiscano i meccanismi di vendetta e di rancore di un branco di criminali.

Il chavismo non ha "toppato" nella distribuzione del petrolio; il chavismo ha deliberatamente instaurato un sistema di rendite volto alla consolidazione della povertà "controllata" cittadina(che non sfociasse in miseria), con la conclamata intenzione di sostenersi su un supporto popolare che non avanzasse pretese, esigenze; che si accontentasse di ciò che il "chavismo", e solo il chavismo, poteva garantirgli, grazie alla monopolizzazione dei mezzi di produzione nazionali, prima il petrolio, poi la filiera alimentare. Si tratta dell'imposizione di un capitalismo di stato feroce, in cui il "bolivarianismo" fece da "banchiere" "imprenditore" "politico" "lobby", assoggettando la sovranità al volere di un tiranno.

Il "chavismo", e ancor di più il "madurismo", ha tratto la fedeltà dai cittadini, dall'apparato militare e dai funzionari attraverso l'elargizione di rendite, con metodi estorsivi, verso i  primi, e la ripartizione di  ingenti somme di denaro a corporazioni, fondazioni e imprese "miste" affidate a militari, funzionari e prestanomi per mettere in atto un circuito di corruzione e riciclaggio di denaro di proporzioni abnormi.

Un'altra invenzione del "chavismo-madurismo" fu l'instaurazione di un "controllo di scambio di valute", volto, nelle intenzioni, a ridurre lo scarto valutario tra il bolìvar-dollaro, che avrebbe  favorito, secondo il governo,  le industrie importatrici, gli imprenditori e i clienti a ostacolare scatti espansivi dell'inflazione, data la tradizione di un paese che importava e importa gran parte dei prodotti che i suoi cittadini consumano.
 I risultati sono stati la distruzione del già claudicante apparato nazionale produttivo; la debacle del potere d'acquisto del cittadino, un sistema parallelo di scambio di valute in cui gli "enchufados" e gli esponenti del regimefecero fortune spaventose.

La principale differenza sostanziale tra il "chavismo" e il "madurismo" è che il primo era capeggiato da uno che contava con un fascino retorico e sociale non indifferente, mentre il secondo è capeggiato da uno che quel fascino non ha, e attinge esclusivamente alla violenza veicolata dalle forze dell'ordine per sopperire al consenso popolare che non ha.

Il fantastici risultati regalatoci da questi abbaglianti fenomeni politici, sono rappresentati da un' inflazione del 600 per cento; da un'industria petrolifera, PDVSA, che produce meno barili rispetto a quanto potrebbe produrre; dalla condanna definitiva del Venezuela ad essere un paese "monoproductor"; dalla nomea del paese più corrotto del mondo; dal numero più alto di omicidi in Latinoamerica e da una economia basata sul "bachaqueo" e sulla scarsità di beni di consumo.

Il monito che prevale nell'opposizione attuale è diversa da quella del 2002, tra l'altro un'opposizione diversa anche nei nomi che la compongono, un monito basato sull'uscita costituzionale ed elettorale dalla crisi politica. Richieste costituzionali spedite al mittente dalla sempre solerte Commissione Elettorale (CNE), che ha impedito scientemente la convocazione del referendo revocatorio; tutto questo in mezzo alla repressione selvaggia del "madurismo".

Il signor Fat, come è il suo solito, si dimentica che il suo mentore Chavez, insieme a Diosdado, Jesse Chacon, Maduro, Arias Càrdenas e altri, il 4 febbraio 1992 compirono un colpo di stato uccidendo una ventina di persone, tra le quali si contano diversi giornalisti di Venezolana de Televisiòn, emittente dello stato. Furono sconfitti dal governo di allora.

 Non contenti, il 27 novembre del 1992 tentarono, gli stessi esponenti precedenti, di replicare il colpo di stato precedente, ma furono bloccati sul nascere.

Questa è la natura democratica del regime chavista-madurista.

8.000.000 milioni di votanti ratificati da chi? Secondo la vostre distorte elucubrazioni, il regime avrebbe ottenuto quasi tre milioni di voti in più rispetto alle elezioni parlamentari del 2015; secondo voi i cittadini si sarebbero catapultati per partecipare alla contesa elettorale.
Voi volete spargere la menzogna che il 30 luglio più di 8.000.000 milioni di cittadini si sono accalcati sui centri di votazioni per votare diligentemente la scarsità di beni alimentari e di medicine, per votare chi ha condannato una decina di milioni di venezuelani alla miseria stile Zimbabwe, per ratificare il "bachacheo", per acclamare l'inflazione del 600%,  per ringraziare il compito criminale dei "colectivos", per il decadimento dell'industria elettrica statale CORPOELEC, che ha condannato l'intero paese a vivere quotidianamente durante ore senza luce; per celebrare le condizioni inumane degli ospedali.
 
Le favolette ve le raccontate nei consigli strabilianti e pittoreschi di Marea Socialista, non qui.

Ma di quale golpe parli? Non ci sono stati colpi di stato negli ultimi quindici anni. Avete il controllo totale delle forze militari e di polizia lungo tutto il territorio nazionale. I vostri attacchi basati su " imperialisti" e "golpisti" sono vetusti e poco credibili. Cambiate musica, così renderete più credibili le vostre bugie.

Stringetevi forti, caro Fat, perché quando cadrete dal sogno borghese, bolivariano e criminale, il botto lo udiranno perfino gli schimesi.


Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #112 il: 02 Ago 2017, 19:43 »
Bello leggere il confronto tra porga e fd, complimenti.



il problema distributivo è nato con l'errore fatto dagli economisti chavisti che credevano che il prezzo del petrolio seguisse un trend di eterno rialzo (dal 2003) senza prevedere delle politiche di ammortizzazione relative ad un crollo (probabile, presunto, anelato e guidato) del suddetto prezzo


quindi, si è creato un paradosso: un governo orientato al popolo che sta affamando il suo stesso popolo grazie a politiche sbagliate, previsioni fasulle, investimenti a perdere, accentramento delle risorse senza alternative



Il problema sul piano puramente economico sta tutto quì.
E' stato un calcolo, sbagliato, con conseguenze nefaste e gravissime su tutta una economia che era stata pensata in un modo ma funzionava, sul piano pratico, in un'altro.
Per ragioni politiche, su cui, per non essere ridondante, non mi esprimerò.
Ma a livello economico è stata volutamente pianificata una struttura statale che si autosostentava SOLO con i soldi del petrolio a >100$, dandoli per scontati, spacciandola per una grande vittoria del chavismo, ma il venezuela non ha mai avuto in programma di differenziare gli introiti e la bilancia commerciale dal semplice export di greggio, MAI.

p.s. Inoltre, aldilà delle sede opec (per cui non ho nessuna simpatia), fu proprio il venezuela il primo a fare ufficialmente undercut sul prezzo del proprio petrolio svalutandolo nell'ambito di accordi bilaterali con cuba.
Ben poco lungimirante, anche questo.
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #113 il: 02 Ago 2017, 19:57 »
La tua suscettibilità riguardo ai toni sono unidirezionali. Perché se tu fossi costruttivo nella tua critica, ti scandalizzeresti soprattutto per gli insulti e le offese perpetrate da chi espone i suoi pensieri con la ferocia di chi è un militante radicale. Perché non ti pronunci allo stesso modo nei confronti di chi insulta pesantemente?

Io ergermi a giudice? C'è una enorme differenza tra l'essere un "giudice", e smentire chi aggredisce con esternazioni fallaci, tra l'altro confutate con dati alla mano,  il nostro paese. Secondo il tuo criterio, io dovrei accettare di discutere su elementi che hanno come base elementi non fittizi, perché alcuni potrebbero offendersi di non poter discutere su elementi non reali.

Cioè nel mio paese sono morte decine di persone, e tu pretendi che non ci siano polemiche su chi specula su questi fatti. Mi sembra alquanto improbabile.

La prevaricazione verbale è un dato soggettivo, poiché l'accusa di prevaricazione può essere affibbiata soltanto a colui che dice cose che magari urtano la sensibilità ideologica dell'accusatore.

Guarda che la mia non e' suscettibilita', la questione che si affronta nel topic mi interessa, mi interessano molto meno le ripicche personali, lo dico a te perché trovo che tu sia stato il primo a partire in quarta lancia in resta, a fronte di affermazioni che sono state fatte qui dentro, e non lo hai fatto solo con una persona... Affermazioni false? Errate? benissimo, di la tua e porta ulteriori elementi, poi chi e' interessato all'argomento sapra' farsi un'idea e valutare meglio la situazione del tuo paese

Qui si discute, se sei in grado di farlo benissimo, sono il primo a ringraziarti, altrimenti lascia perdere e consenti agli altri di farlo.. tra l'altro c'e' un regolamento, magari dargli un'occhiata aiuta tutti

http://www.lazio.net/forum/temi/riapriamo/

senza polemica eh

Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #114 il: 02 Ago 2017, 20:52 »
Guarda che la mia non e' suscettibilita', la questione che si affronta nel topic mi interessa, mi interessano molto meno le ripicche personali, lo dico a te perché trovo che tu sia stato il primo a partire in quarta lancia in resta, a fronte di affermazioni che sono state fatte qui dentro, e non lo hai fatto solo con una persona... Affermazioni false? Errate? benissimo, di la tua e porta ulteriori elementi, poi chi e' interessato all'argomento sapra' farsi un'idea e valutare meglio la situazione del tuo paese

Qui si discute, se sei in grado di farlo benissimo, sono il primo a ringraziarti, altrimenti lascia perdere e consenti agli altri di farlo.. tra l'altro c'e' un regolamento, magari dargli un'occhiata aiuta tutti

http://www.lazio.net/forum/temi/riapriamo/

senza polemica eh

Mi fa piacere che tu sia interessato al tema, ma in una discussione su un argomento molto delicato, che tra l'altro mi riguarda in prima, in seconda e in terza persona, la polemica può essere consentita.

Le mie risposte sono indirizzate ad un utente in particolare, per motivi altrettanto particolari che ho elencato in precedenza. Io ho tutto il diritto di ribattere un certo tipo di intervento, soprattutto quando ci sono i motivi per farlo.

Non si tratta di ripicche personali, dato che non conosco personalmente il mio interlocutore. Si tratta semplicemente di una polemica aspra e dura su argomenti che esulano dall'ambito personale.

Ti do un consiglio: per farmi stare zitto, fai prima a segnalarmi agli amministratori e chiedere a loro di  espellermi dal sito, poiché le mie risposte all'interlocutore suddetto, purtroppo, le dovrai leggere ogni volta che ci sia qualche elemento che io ritenga discutibile.

E' un tuo diritto discutere secondo i criteri che tu ritieni adeguati, è un mio diritto controbattere, inevitabilmente con vena polemica, interventi e informazioni irreali che non rendono giustizia a chi patisce la realtà struggente, poiché il mio tentativo non è quella di dare la mia opinione (non me ne importa nulla della mia opinione), ma quella di attutire le inesattezze di un utente con dati alla mano, perché al mio paese ci tengo. Mi dispiace.

L'unico modo, ripeto, per compiacere te stesso sul modo in cui portare avanti la discussione, è chiedere di cancellare il mio conto da questo sito. Penso che  tu possa far richiesta all'amministratore, se non sbaglio. Purtroppo non vedo altre soluzioni.



PD Non sono riuscito a mandarti questo messaggio in privato perché la tua cartella è piena. Chiedo scusa per questa ulteriore digressione.
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #115 il: 02 Ago 2017, 23:49 »
Mi fa piacere che tu sia interessato al tema, ma in una discussione su un argomento molto delicato, che tra l'altro mi riguarda in prima, in seconda e in terza persona, la polemica può essere consentita.

Le mie risposte sono indirizzate ad un utente in particolare, per motivi altrettanto particolari che ho elencato in precedenza. Io ho tutto il diritto di ribattere un certo tipo di intervento, soprattutto quando ci sono i motivi per farlo.

Non si tratta di ripicche personali, dato che non conosco personalmente il mio interlocutore. Si tratta semplicemente di una polemica aspra e dura su argomenti che esulano dall'ambito personale.

Ti do un consiglio: per farmi stare zitto, fai prima a segnalarmi agli amministratori e chiedere a loro di  espellermi dal sito, poiché le mie risposte all'interlocutore suddetto, purtroppo, le dovrai leggere ogni volta che ci sia qualche elemento che io ritenga discutibile.

E' un tuo diritto discutere secondo i criteri che tu ritieni adeguati, è un mio diritto controbattere, inevitabilmente con vena polemica, interventi e informazioni irreali che non rendono giustizia a chi patisce la realtà struggente, poiché il mio tentativo non è quella di dare la mia opinione (non me ne importa nulla della mia opinione), ma quella di attutire le inesattezze di un utente con dati alla mano, perché al mio paese ci tengo. Mi dispiace.

L'unico modo, ripeto, per compiacere te stesso sul modo in cui portare avanti la discussione, è chiedere di cancellare il mio conto da questo sito. Penso che  tu possa far richiesta all'amministratore, se non sbaglio. Purtroppo non vedo altre soluzioni.



PD Non sono riuscito a mandarti questo messaggio in privato perché la tua cartella è piena. Chiedo scusa per questa ulteriore digressione.

Se hai capito il senso del mio discorso dovresti anche aver capito che non ho alcun interesse a segnalarti a chicchesaia, ho interesse che la discussione prosegua, vorrei solo che continuasse su altri binari, di più non posso dirti

Confido nel buon senso
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #116 il: 03 Ago 2017, 00:22 »
Se hai capito il senso del mio discorso dovresti anche aver capito che non ho alcun interesse a segnalarti a chicchesaia, ho interesse che la discussione prosegua, vorrei solo che continuasse su altri binari, di più non posso dirti

Confido nel buon senso

Va bene.

Proverò a replicare in un altro modo, magari con metodi diversi che non palesino il mio tono polemico
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #117 il: 03 Ago 2017, 00:54 »

EL PAIS

La empresa de gestión electoral de Venezuela denuncia manipulación en los comicios a la Constituyente


La compañía, que trabaja en el país desde 2004, afirma que la participación ha sido inflada en al menos un millón de votos


El responsable de Smartmatic, la empresa que ha trabajado en la gestión electoral de Venezuela desde 2004, ha asegurado este miércoles que el dato de participación en los comicios para la Asamblea Nacional Constituyente ha sido manipulado, informa la agencia Reuters. La autoridad electoral en Venezuela afirma que 8,1 millones de personas acudieron a las urnas el pasado domingo, pero la oposición política en el país —contraria a la votación— sostiene que la cifra está inflada. Los 545 miembros de la recién elegida Asamblea Nacional Constituyente jurarán el cargo este miércoles, según ha anunciado el Gobierno de Maduro, y comenzarán a trabajar mañana jueves. Tras conocer las acusaciones de Smartmatic, el presidente de la Asamblea Nacional, Julio Borges, anunció en Caracas que este jueves se abrirá una investigación contra la presidenta del Consejo Nacional Electoral (CNE), Tibisay Lucena, y demás rectoras de ese organismo afín al oficialismo

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"Sabemos, sin ninguna duda, que [el dato de] la participación en la reciente elección a la Asamblea Nacional Constituyente fue manipulado", ha dicho este miércoles Antonio Mugica, el consejero delegado de la compañía Smartmatic, en una rueda de prensa en Londres. "Calculamos que la diferencia entre la participación real y la anunciada por las autoridades es de al menos un millón de votos", ha añadido.

Mugica ha rechazado responder si la manipulación del dato de participación cambia el resultado de las elecciones. El consejero delegado de Smartmatic ha recalcado que "incluso en momentos de profundo conflicto político" han tenido la certeza de que el proceso de votación y los resultados han sido "completamente exactos". El responsable de la compañía ha afirmado que la empresa ha respaldado todos los resultados de las elecciones realizadas en Venezuela desde el año 2004, "independientemente del partido político que haya ganado". Y ha dicho que el sistema automatizado utilizado en el país está diseñado para que, en caso de manipulación, "su detección sea inmediata y muy fácil". Por ello ha reiterado que el dato de participación ofrecido por la autoridad electoral el pasado domingo está manipulado.

“Las rectoras incurrieron en un delito al alterar el resultado electoral”, dijo Borges durante una declaración ante la puerta principal del Hemiciclo. “El anuncio que hizo Smartmatic pone en evidencia que estamos ante una constituyente fraudulenta y que no existe”. Borges, también dirigente del partido opositor Primero Justicia (PJ), declaró que la fracción parlamentaria de oposición, mayoritaria, solicitará además al Ministerio Público la apertura de una investigación penal contra las autoridades del ente electoral. Se da por descontado que la diligencia contará con una respuesta positiva, pues el Ministerio Público, en manos de la Fiscal General Luisa Ortega Díaz, desde finales de marzo se ha destapado como un contrincante irreductible del Gobierno de Nicolás Maduro.

La denuncia de Smartmatic puede ser la pistola humeante que compruebe las acusaciones de fraude en las elecciones del domingo, pero también constituye un giro inesperado en la historia de la empresa y de su principal ejecutivo, surgidos ambos a la sombra del chavismo. Smartmatic es una empresa que, aunque originalmente incorporada en Estados Unidos, fue creada por Antonio Mugica y Alfredo Anzola, dos venezolanos egresados de la Universidad Simón Bolívar, una prestigiada institución autónoma del Estado para estudios de ciencias e ingeniería. Anzola falleció en 2008 en un accidente aéreo en el litoral central del país.

Florecida bajo el chavismo
Ambos sacaron provecho de las ansias del estado venezolano por automatizar el voto a inicios del siglo XXI, oportunidad que coincidió con la llegada al poder de Hugo Chávez. En 2004, a tiempo para el trascendental referendo revocatorio que el comandante revolucionario superó con una victoria, Smartmatic se hizo cargo de los sistemas y la dotación de máquinas para votar. Desde entonces mantiene esos contratos con el Consejo Nacional Electoral (CNE), en los que sustituyó como proveedor a la española Indra, pionera en los intentos de automatización.

La entrada de Smartmatic a la organización de los eventos electorales coincidió con los más clamorosos triunfos en las urnas del chavismo, lo que contribuyó a crear una imagen negativa de la empresa ante los factores de oposición, que empezaron a verla como cómplice. Anzola y Mugica, en particular, debieron dar la cara en diversas oportunidades para defender la pulcritud del proceso en general y de sus sistemas, en particular.  En 2006 se denunció que Smartmatic había pagado la estancia de Jorge Rodríguez —actual Alcalde del municipio Libertador de Caracas, a la sazón rector del CNE, y eminencia gris de la maquinaria electoral del chavismo— en Boca Ratón (Florida), donde tiene su sede corporativa la compañía.

Las declaraciones del responsable de la empresa electoral se producen en medio de un clima de elevadísima tensión social y política en Venezuela, con el país prácticamente dividido, y apenas un día después de que los líderes opositores Leopoldo López y Antonio Ledezma fueran nuevamente detenidos y trasladados a prisión, tras haber sido revocado su arresto domiciliario. El Tribunal Supremo de Justicia alegó que ambos planeaban fugarse, pero la institución no presentó ninguna prueba de esa acusación.

Estos arrestos se produjeron a su vez apenas 24 horas después de las elecciones de una Asamblea Nacional Constituyente impulsada por el presidente, Nicolás Maduro, y rechazada por las fuerzas opositoras, que no presentaron candidatos. Al término de la jornada electoral, en la que según los datos oficiales participó el 41% del censo, aunque la oposición cifró la participación en el 12%, Maduro amenazó con vengarse de sus adversarios políticos, levantar la inmunidad judicial del fuero parlamentario y con reestructurar la Fiscalía. Ya lo había advertido durante la campaña: esas elecciones iban a ser para el chavismo una oportunidad para cobrar “todas las cuentas”.

https://elpais.com/internacional/2017/08/02/actualidad/1501678213_523507.html
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #118 il: 03 Ago 2017, 01:00 »
Re:Venezuela: quando le fake news ci piacciono
« Risposta #119 il: 03 Ago 2017, 02:30 »
Un muerto, dos jóvenes quemados y uno bajo una tanqueta militar: recrudece la violencia en las protestas en Venezuela

Este miércoles arreció la represión de los cuerpos de seguridad contra los manifestantes en Caracas. Las fotografías muestran a gente quemada y desmayada. Nada parece indicar que los opositores piensen abandonar las calles.

Un joven de 18 años muerto, otro aprisionado bajo el caucho de una tanqueta militar, varios desmayados y otros dos prendidos en fuego muestran el nivel que ha alcanzado la violencia y la represión de los cuerpos de seguridad durante las protestas contra el gobierno de Nicolás Maduro en Venezuela.

Del primero, identificado como Armando Cañizalez, se sabe que falleció por un trauma en el cuello que le produjo un paro cardiorespiratorio, informó el alcalde del municipio Baruta, Gerardo Blyde.

Se desconoce si la herida fue causada por un disparo de bala o de perdigón, pero sí que ocurrió durante una protesta opositora en una zona del este que se comunica con la principal autopista de Caracas.

Se desconoce si el joven que resultó atropellado por una tanqueta militar está vivo o muerto. Se encontraba en otra protesta, también en una concurrida avenida del este de la capital. La imagen del fotógrafo de AFP Federico Parra lo deja ver debajo del carro de la militar Guardia Nacional Bolivariana, que ha sido la encargada de reprimir a los manifestantes en las protestas del último mes, incluidas las de este miércoles. Mientras el muchacho luce inmóvil, un grupo intenta empujar el vehículo para liberarlo.

En el mismo lugar, dos fotógrafos más de la agencia francesa, Juan Barreto y Ronaldo Schemidt, captaron imágenes de dos jóvenes incendiándose en plena protesta luego de que el tanque de gasolina de una motocicleta de la Policía Nacional Bolivariana estallara. Otras versiones de medios aseguran que se quemaron mientras prendían bombas de preparación casera.

En otras fotografías, se ve a jóvenes desmayados y trasladados en brazos de sus compañeros de protesta.

Según el alcalde del municipio Chacao –lugar de estas protestas–, Ramón Muchacho, este miércoles han recibido en una sala de emergencia del lugar a 71 pacientes: 57 con traumatismos como fracturas y golpes generados por las bombas lacrimógenas y objetos contundentes; dos han llegado con quemaduras; 11 asfixiados y dos con hipotensión.

"No hay nadie por impacto de bala y ninguno de los que ha llegado aquí está en peligro su vida", dijo el alcalde.

Mientras continuaban las protestas de este miércoles, la presidenta del Consejo Nacional Electoral, Tibisay Lucena, dio su aval a Maduro para activar una Asamblea Constituyente, con la que el mandatario pretende reescribir una nueva Constitución a la medida del gobierno chavista y liquidar todos los poderes públicos, incluida la Asamblea Nacional, de mayoría opositora.

"Lo que se inicia hoy (miércoles), un nuevo proceso constituyente, consolidará la República y llevará al país a la paz que todos y todas merecemos", dijo Lucena, quien ha sido identificada por la oposición con el chavismo.

En el último mes, la oposición venezolana se ha mantenido en la calle protestando contra la crisis política y económica generada por el gobierno de Maduro. Las manifestaciones fueron desencadenadas por una sentencia del Tribunal Supremo de Justicia (TSJ) que despojó de su inmunidad y funciones a los diputados de la Asamblea Nacional.

Pero los opositores también se mantienen en la calle descontentos por la inflación de tres dígitos que les consume el sueldo, por la escasez de casi cualquier alimento y medicina básica, y porque la represión de los cuerpos de seguridad se profundiza con el paso de las horas.

La molestia arreció cuando esta semana Maduro pidió convocar a una Asamblea Constituyente para desmontar los poderes públicos actuales y redactar una Constitución a su medida. El anuncio fue visto por la oposición como un golpe de Estado.

Hasta el momento, hay una treintena de personas que han fallecido producto de esa represión y por disparos de bala que los manifestantes denuncian están siendo detonados por los colectivos, grupos de civiles armados que actúan con la venia del gobierno. También han resultado centenares de heridos y cerca de 1,300 detenidos.

La organización Amnistía Internacional ha criticado la forma en que las fuerzas de seguridad han buscado controlar las protestas: "La trágica combinación de creciente violencia, represión descontrolada y falta de acción por parte de las autoridades para garantizar la libertad de expresión y la justicia es una receta tóxica que no hace más que perpetuar la violencia”.

"Salir a la calle en un día de manifestación en Venezuela no debería ser una sentencia de muerte", dijo Érika Guevara-Rosas, Directora para las Américas de Amnistía Internacional.

Aún con la represión, los líderes de la oposición han continuado convocando a mantener las actividades de calle y los ciudadanos han respondido al llamado.

http://www.univision.com/noticias/protestas/un-muerto-dos-jovenes-quemados-y-uno-bajo-una-tanqueta-militar-recrudece-la-violencia-en-las-protestas-en-venezuela
 

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