Israele è un mosaico, spesso contraddittorio, e difficilmente possiamo ridurlo alla sua radice europea.
Ci sono in Israele milioni di discendenti degli ebrei che popolavano i paesi arabi e che allo scoppio della guerra del 48 hanno dovuto lasciare le loro case in Egitto, Marocco, Tunisia, Iran, Irak, ecc, per emigrare in Israele. Sono un terzo della popolazione e si sono trovati a recitare l'inaspettato ruolo di sostituti dei coloni con cui il sionismo pensava di popolare la Palestina: gli ebrei dell'Est Europa, sterminati dal nazismo.
Però allo stesso tempo l'elite sionista era di origini europee ed aveva immaginato uno stato a cultura europea (e laica). Male si è combinata questa intenzione con la realtà dell'immigrazione dai paesi arabi.
Gli ebrei della diaspora sono un popolo, non (solo) una fede religiosa. Nella storia si sono contaminati con diverse etnie e culture ma mantengono una radice culturale. In Israele ci sono anche molti più atei e secolarizzati che in Italia.
L'ideologia sionista non aveva nulla a che fare con la religione, in Israele ci sono movimenti, magari nazionalisti, ma completamente secolarizzati. Viceversa ci sono organizzazioni ultrareligiose che si pongono al di fuori dello stato sionista e sono antinazionaliste.