Io vivo in un piccolo mondo senza violenza fisica. Lavoro, famiglia, scuola, altri ambienti frequentati nel tempo libero.
Ma di violenza psicologica, soprattutto sul lavoro, ce n'è a vagoni.
Poco tempo fa con un collega si ragionava sui colleghi morti prima di andare in pensione, per problemi di salute di vario tipo. Problemi diversi, per quel poco che ne sapevamo. Persone accomunate da una caratteristica comune: erano "ai margini". Idea difficile da chiarire, perché ognuno di loro era normalmente inserito nelle dinamiche lavorative, niente a che vedere con le prassi mobbistiche dei giapponesi, in cui qualcuno veniva messo "a non far niente" in mezzo ai colleghi, per umiliarlo pubblicamente. Erano però tutti persone fuori dalle dinamiche dell'ambiente. Anomali, in un certo senso, non condividevano la filosofia dominante, ed in qualche caso vi si opponevano esplicitamente. Non erano gli unici, anch'io lo ero ed in parte lo sono ancora, così come il mio collega con cui ne parlavo. Se non fosse stato così non avrei neanche introdotto l'argomento con lui.
Erano tutti uomini e tutti di mezza età. Le donne invece, per quanto apparentemente in posizioni simili, sembrano non soffrire la situazione.
La sindrome non risparmia neanche i boss, che in teoria per la posizione che occupano dovrebbero esserne immuni. Un boss frustrato, magari pubblicamente umiliato, è un individuo a rischio.