Fat, ti stavo leggendo di là e quindi non posso quotare per replicare.
Quello che scrivi è parzialmente giusto; parzialmente per due ordini di ragioni.
1. Abbiamo un debito pubblico enorme: il finanziamento di ulteriore debito (per il reddito di "sussistenza") è operazione complicata considerando che il resto del mondo non se la passa poi così bene. A maggior ragione senza un avallo europeo.
Chi te li presta i soldi?
E la seconda domanda non è poi più a quali tassi ma "a quali scopi?"
2. Il reddito di sussistenza risolve un pezzo del problema, certamente il più importante, quello della sopravvivenza appunto, ma tutto il resto (servizi pubblici, P.A., ecc...) con cosa lo finanzi se nessuno è in grado (per quei pochi che lo fanno) di pagare le tasse? Con altro debito?
E quando non avremo risorse per pagare stipendi, pensioni, per acquistare beni e servizi che si fa?
Altro reddito di sussistenza.
E attenzione, perché qui serve liquidità non amlire (o ameuro, finché c'è): anche una patrimoniale secca (ipotesi per me non probabile ma certa) la puoi applicare quindi solo alle disponibilità liquide di cittadini ed (?) aziende perché chi ha patrimoni, anche di grande entità, non è certo che abbia quello che serve ora: liquidità.
Quindi ci affideremmo al caso.
Hai venduto una casa, una macchina, un'azienda duo o tre mesi fa?
Ottimo.
Hai cinquanta case, 1 milione di ettari di terreno ed un portafoglio azionario da un miliardo?
Sei a tutti gli effetti intoccabile.
Una riflessione seria andrebbe a mio avviso fatta sugli istituti bancari e sulla loro ambiguità: si sta a tutti gli effetti chiedendo loro di svolgere un ruolo pubblico rimanendo soggetti privati.
Una sorta di notai, insomma.
Certificheranno la nostra morte, forse.
Sempre che non saltino prima, ovvero quando il botto forte (quello vero, una trentina di volte superiore all'economia reale, altro che Lehman...) lo farà la finanza.
Non ho ricette.
E' depressione (qualcuno lo inizia a dire) e farà molte vittime.
O per ragioni sanitarie, o per ragioni economiche o, peggio ancora, per ragioni sociali.
Si, temo una guerra, anche la peggiore di tutte: quella civile.
Convivere con quest'orrida idea è il peggio che potesse capitare alla nostra generazione.
Ma è ora che ci iniziamo a fare i conti