F.I.G.C.

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« il: 04 Mar 2024, 15:00 »
calcio e Finanza  Lun, 4 Mar 2024

Caso dossieraggi, fascicolo sul calcio: Gravina nel mirino, ascoltato Lotito

I documenti  sono stati trasmessi alla Procura di Roma, dove è in corso un’indagine su temi legati ai diritti tv e a possibili finanziamenti extra tramite società londinesi.




Nel mezzo del caos generato dalla vasta rete di accessi non autorizzati alle banche dati legati ai nomi del giudice antimafia, Antonio Laudati, e del luogotenente della Guardia di finanza, Pasquale Striano, emerge una storia nella storia, incentrata sul mondo del calcio. Come riportato da La Verità, uno dei soggetti sotto attacco è il presidente della FIGC, Gabriele Gravina.

Secondo l’accusa, Laudati e Striano avrebbero falsamente affermato che l’inizio delle indagini su Gravina derivasse dalla Procura di Salerno. Striano è indicato come l’esecutore materiale degli accessi non autorizzati e il redattore della bozza del documento inviato a Piazzale Clodio da Giovanni Melillo. Laudati, invece, è considerato il mandante, l’ideatore e coordinatore delle operazioni, secondo quanto sostenuto dai magistrati di Perugia.

Per compilare il dossier, sono state condotte ricerche nella banca dati del Sistema informativo valutario, che contiene segnalazioni di attività sospette. Tra le posizioni consultate ci sono quelle di Danilo Iervolino, presidente della Salernitana e proprietario di L’Espresso, e Marco Mezzaroma, cognato di Claudio Lotito e ex di Mara Carfagna. Ma le ricerche si sono concentrate anche sulla Isg, un’azienda specializzata nei diritti delle trasmissioni sportive, e su Chiara Faggi, avvocato della Lega Pro. Michele Punzi, precedentemente coinvolto nella sicurezza di Telsy, società partecipata da Tim, è stato accusato di aver contribuito alle azioni di Striano.

Le “spiate” si sono poi estese a Sulmona, focalizzandosi su una raccolta fondi. Sono stati esaminati anche i precedenti di polizia del compianto Marco Bogarelli, personaggio influente nel mondo dei diritti televisivi, e di Giovanni Valentini, una figura di spicco nell’area commerciale della FIGC. Leggendo tra le righe delle carte di Perugia, sembra emergere una contesa nel mondo del calcio. A Perugia è stato convocato come testimone anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito, per cercare di fare chiarezza su questa situazione. Non è una novità che i rapporti tra la Lazio e il presidente Gravina siano tesi.

Nonostante l’origine illecita del dossier, i documenti relativi al calcio sono stati trasmessi alla Procura di Roma, dove è in corso un’indagine su temi legati alla compravendita di diritti e a possibili finanziamenti extra tramite società londinesi. Si sta valutando la regolarità di un bando del 2018 indetto dalla Lega Pro (all’epoca presieduta da Gravina), che potrebbe avere collegamenti con contratti riguardanti la gestione delle piattaforme digitali e che coinvolgono Isg e Ginko.

Dagli accessi agli atti considerati illeciti sarebbe dunque emerso più di un nodo che ora gli inquirenti vorrebbero sciogliere. Cercando di capire se tra i contratti sui diritti possa esserci un nesso con almeno un paio di compravendite di una serie di libri storici in possesso allo stesso Gravina. Secondo l’ipotesi investigativa i testi di epoca medievale (ve ne sarebbero anche altri dell’Ottocento) sarebbero inizialmente stati oggetto di compravendita con un antiquario, previo anticipo di caparra. A operazioni saltate la caparra sarebbe rimasta nelle mani del presidente FIGC. In un caso 350.000 euro e nell’altro 250.000. È chiaro che se sorgessero evidenze si aprirebbe un enorme tema attorno alla gestione dei diritti e di chi li maneggia.




Re:F.I.G.C.
« Risposta #1 il: 04 Mar 2024, 15:05 »
A Gravina tre telefonate di solidarietà dopo l’attacco di Lotito (Juve, Inter e Milan) – Il Giornale

Franco Ordine: «non è difficile indovinare le rispettive identità. Tre telefonate preoccupate del marchio di inaffidabilità attribuito al calcio italiano»



Gravina presidente della federcalcio, alle prese con il piano di riforme del sistema e in aperto conflitto con la Lega di serie A guidata dal tandem Casini-Lotito con l’appoggio di De Laurentiis, presidente del Napoli. In questo primo caso la preoccupazione del mondo calcio è testimoniate da tre telefonate ricevute dal numero uno di via Allegri provenienti da altrettanti club di serie A e qui non è difficile indovinare le rispettive identità nel giorno successivo all’uscita di Claudio Lotito contro il sistema di venerdì notte all’Olimpico. Applicare il marchio di “inaffidabilità” al sistema calcio italiano, compromettendo il significato del merito, significa molto direttamente offrire la patente di inaffidabilità anche al campionato e ai suoi prestigiosi risultati acquisiti sul campo.

Naturalmente tre telefonate di sostegno e solidarietà a Gravina non scompongono l’attuale scenario della Lega serie A ma pongono forse l’esigenza di un chiarimento.

Gravina e quel fascicolo alla Procura di Roma
Quel fascicolo a Perugia su Gravina: riguarderebbe i diritti tv e caparre per libri d’antiquariato. Lo scrive il quotidiano La Verità. che si occupa della intricata vicenda di accessi abusivi alle banche dati. E scrive che nei dintorni

della vicenda che ruota attorno ai nomi del giudice antimafia, Antonio Laudati, e del luogotenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano, spunta una storia nella storia, fatta tutta di calcio e di veleni.

Ne riportiamo la parte conclusiva in cui il quotidiano spiega che i verbali raccolti sul filo calcistico sarebbero stati trasmessi dalla Procura di Perugia a quella di Roma.

Sebbene quel dossier sia nato, come scrivono i pm perugini, in modo non lecito, al suo interno deve esserci qualcosa di concreto, dal momento che da Perugia i verbali raccolti sul filone calcistico sono stati trasmessi alla Procura di Roma dove dal marzo scorso esiste un fascicolo (lo stesso spedito da Melillo in mano al pm Francesco Cascini).

Le caparre nella compravendita di libri d’antiquariato
Il contenuto del fascicolo romano nulla ha a che fare con le competenze dell’Antimafia, ma tratterebbe temi inerenti la compravendita di diritti e possibili provviste di extra finanziamenti tramite società londinesi. Una delle ipotesi sarebbe valutare la regolarità di un bando datato 2018 e avviato dalla Lega Pro presieduta da Gravina. In quell’occasione Isg, società specializzata nella gestione delle piattaforme digitali, avrebbe contattato Ginko, altra azienda connessa con la Assist group di Gianni Prandi, manager della comunicazioni il cui nome è finito più volte sui giornali per via di contratti con Ita e l’amicizia con il leader della Cgil Maurizio Landini. Dagli accessi agli atti considerati illeciti sarebbe dunque emerso più di un nodo che ora gli inquirenti vorrebbero sciogliere. Cercando di capire se tra i contratti sui diritti possa esserci un nesso con almeno un paio di compravendite di una serie di libri storici in possesso allo stesso Gravina.

Secondo l’ipotesi investigativa i testi di epoca medievale (ve ne sarebbero anche altri dell’Ottocento) sarebbero inizialmente
stati oggetto di compravendita con un antiquario, previo anticipo di caparra. A operazioni saltate la caparra sarebbe rimasta nelle mani del presidente Figc. In un caso 350.000 euro e nell’altro 250.000. È chiaro che se sorgessero evidenze si aprirebbe un enorme tema attorno alla gestione dei diritti e di chi li maneggia.
Re:F.I.G.C.
« Risposta #2 il: 04 Mar 2024, 15:26 »
Gravina: "Mercato bloccato per chi non rispetta l'indice di liquidità. Superlega, chi aderisce esce dalla FIGC"


"Le nuove licenze sono passate all'unanimità e prevedono il blocco di mercato per chi non rispetta l'indice di liquidità e per chi aderisce alla ristrutturazione del debito e agli strumenti riconosciuti dal Codice per la Crisi di Impresa". Lo ha detto il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, nella conferenza stampa post consiglio federale. "Da settembre abbiamo lavorato con tavoli tecnici per la predisposizione delle nuove licenze nazionali. Cominciano ad andare nell'ottica di un'attività legata al rispetto tra valore della produzione e costo del lavoro. Ci deve essere un rispetto di quella esigenza non più procrastinabile di messa sotto controllo dei costi", ha aggiunto. Gravina si è anche soffermato sull'attesissima sentenza della Corte UE di domani ribadendo la linea dura federale: "Noi siamo stati l’unica federazione che ha assunto una posizione molto chiara. Siamo totalmente contrari, esiste una norma federale per la quale chi aderisce a quel mondo esce dal sistema federale del calcio. Non possiamo impedirne l’adesione, ma la scelta, qualora avverrà, deve essere molto chiara. Non è pensabile disputare due o tre campionati all’interno di una serie di organizzazioni. Noi già stiamo lottando al nostro interno sulle date a disposizione sul campionato, potete immaginare cosa succederebbe se aggiungessimo un'altra competizione. Io devo salvaguardare il brand del calcio italiano e si deve sapere a cosa si va incontro".

Altro tema spinoso, quello del Decreto Crescita: "Il mio interlocutore, per quanto riguarda il Decreto Crescita è il ministro per lo sport che ho visto lunedì. Mi ha parlato di una eliminazione della norma in modo graduale. Si sta lavorando su questo. Aspettiamo indicazioni da parte sua e le proposte all’interno del consiglio dei ministri. Io ho espresso dal primo momento una contrarietà assoluta al decreto crescita. Oggi però dobbiamo tener conto che ha generato degli effetti e l’eliminazione assoluta creerebbe effetti contrari rispetto ai vantaggi e ai benefici dell’abrogazione. Con Assocalciatori e componenti professionistiche vogliamo confrontarci per trovare una mediazione. Il tetto del milione di euro ha generato qualche effetto positivo, ma serve ancora un approfondimento".
Re:F.I.G.C.
« Risposta #3 il: 04 Mar 2024, 16:11 »
Per chi fosse ineteressato: questo articolo spiega esaurientemente tutte le differenze politiche tra Lega e FIGC e la posizione dei diversi attori : da Storie e Sport

Il piano Figc e il muro della serie A: tira e molla sulle riforme del calcio. Il cerino di Gravina, la corsa elettorale e la voglia di ribaltone
MICHELE SPIEZIA
28 FEBBRAIO 2024

Le bozze della Federcalcio e le continue sottolineature della Lega A che vuole più autonomia e maggior peso elettorale prima di approvare il resto del piano. Lo scontro si accende, presidente federale e serie A guardano al Governo mentre soffia vento di tribunali

 
 
 
Riformare, innovare, risanare. In fondo utilizzano le stesse parole, eppure Figc e Lega serie A continuano, pervicacemente, a parlare lingue diverse. Ne fanno il punto di forza. Ne fanno una questione di priorità, e di tempi. Prima innovare per poi risanare e dunque infine riformare: così continuano a ribadire i presidenti dei club di serie A mentre Gabriele Gravina insiste nel tenersi sulla linea del Piave che sbandiera da quattro anni e cioè: prima risanare per poi riformare e dunque infine innovare il sistema calcistico tricolore. E mentre gli scopi dietro cui si snoda la strategia della Lega A sono quelli di affermare il proprio primato nel sistema, di avere maggiore autonomia e di incassare nuovi introiti, quelli del presidente federale sono conservare il proprio potere, tenersi aggrappato agli equilibri del voto e mantenere gli impegni, assunti con la Uefa di Ceferin innanzitutto. Il (nuovo) balletto sul tema riforme va avanti da un mese, tra spunti, bacchettate, proposte surreali, continue riunioni. Si riuniscono le componenti (cioè le Leghe), si riuniscono le delegazioni delle Leghe che in via Allegri a Roma si interfacciano col presidente Gravina e col suo tavolo di lavoro, si riuniscono (con modi carbonari che però poi vengono spiattellati di proposito alla stampa) alcuni club, le big per così dire. Le parti si scambiano parole “pacate” mentre si passano freddamente bozze e proposte, ogni volta poi la bozza (siamo già alla quarta) viene ritoccata, rivista, modificata. Ogni volta le parti restano lontane, continuando a percorrere strade parallele destinate a non incrociarsi mai. «C’è bisogno di una scossa», ha detto Gravina partecipando giorni fa alla trasmissione “Giù la maschera” su Radio Rai. “Se non ora, quando?” c’è invece scritto nella premessa alla bozza di proposte di riforma redatta dalla Lega di serie A. Tra parole e bozze, si procede con la solita musica in sottofondo. Una musica che sa di disastro.

Da quando Gravina, l’ultimo di gennaio, aveva detto, solenne e severo: «A febbraio presenterò un piano, poi vorrò sapere nomi e cognomi di chi approva un progetto di salvaguardia del calcio e chi, invece, ha semplicemente fatto enunciazioni di principio nel volere delle riforme ma non ha intenzione di realizzarle. A quel punto non sarò più destinatario di accuse di staticità. Io ci sto mettendo la faccia. La mia è una missione, un servizio. E se non viene inteso perché c’è voglia di ballare sul Titanic, io tolgo la musica». Da un mese (non fossero bastati gli anni), si naviga a vista. E la nave (appesantita dai debiti, oltre 1,3 miliardi di euro è il rosso dei venti club di A al 2023 solo per limitarsi al dato finanziario) rischia di infrangersi, naufragare, affondare. Come sempre, nel mare magnum del nulla di fatto. Altro che riforme, altro che risanamento, altro che innovazione. Altro che rinascimento, tanto per restare a un termine caro (e abusato) al presidente federale Gravina. La nuova, modificata, bozza di riforma stilata dalla Figc dal titolo “Piano strategico del sistema calcio” che è stata presentata ieri – bozza già rivista dopo i rilievi e gli incontri con le componenti nelle scorse settimane – rischia di ricevere nuove limature e altri depennamenti. Soprattutto, rischia di finire nel cassetto. Tanto che, parafrasando un antico proverbio “una mela al giorno leva il medico di torno”, si potrebbe dire: una modifica al giorno leva la riforma di torno.

L’ultima puntata s’è snodata negli ultimi due giorni. Ieri l’altro la prima parte è andata in onda in Lega Calcio a Milano. Al termine dell’assemblea dei venti club di A, alla vigilia del nuovo incontro in Federcalcio, il presidente Lorenzo Casini ha detto: «Per quanto riguarda i temi federali, l’assemblea ha esaminato il documento trasmesso dalla Figc e sulle priorità che Lega serie A aveva indicato l’assemblea non è rimasta soddisfatta, perché viene posticipato l’intervento relativo alla governance del sistema federale e il riequilibrio dei pesi e della rappresentanza anche in riferimento alla Lega serie A. L’assemblea pone come pregiudiziale per le riforme che si affronti questo tema, in coerenza con il percorso che la serie A ha avvitato qualche settimana fa di valutazione di un modello simile a quello inglese, cioè di maggiore autonomia. La sostenibilità economico-finanziaria è una priorità per la Lega serie A, che l’ha indicata nel proprio documento di riforme. L’assemblea ha infatti deliberato di attivare una commissione composta da tutte le squadre per elaborare un documento relativo ai criteri di licenza e iscrizione al campionato, così come avviene con le altre leghe».

Come dire: caro Gravina, tu non vuoi riconoscerci il peso che ti chiediamo nella governance calcistica, non ci riconosci il valore e il primato, tu continui a sbandierare le riforme sotto la veste della sostenibilità finanziaria prima di darci l’autonomia, e allora ai conti (e alle misure) ci pensiamo noi, questa riforma per noi non va bene, non riconosce le priorità e le nostre richieste. E ancora: al calendario ci pensiamo noi, fa nulla che in serie A si giochi mentre si gioca anche in Champions, con le gare che dal prossimo anno si moltiplicheranno in attesa poi, dal 2025, di partecipare anche al campionato mondiale per club voluto dalla Fifa di Infantino. In sintesi: due bei ceffoni “pacatamente” assestati alla Figc e dire che nelle stesse ore, da Macerata, in una lectio magistralis all’Università, Gabriele Gravina prima diceva, «noi siamo il campionato più bello del mondo, non abbiamo perso l’appeal rispetto a quello, che da più parti, si cerca di diffondere come messaggio non sempre attuale» e poi si lanciava in una formula che avrebbe rinverdito quelle politiche in voga negli anni ‘70/80, tipo “geometrie variabili e sfiducia costruttiva”. «La riforma del calcio italiano è indispensabile. È indispensabile non sotto il profilo della superficialità legata alla semplice riforma dei campionati, ma occorre una riforma complessiva del calcio italiano. Dobbiamo riscrivere delle nuove regole dello stare insieme. Dobbiamo essere espositivi per la riforma di tutto il calcio italiano a cominciare dall’aspetto economico-finanziario». La seconda parte è invece andata in onda ieri, in via Allegri a Roma, nella riunione tra le componenti, quando è stata esaminata la bozza ridefinita dalla Figc, le famose 47 pagine che fanno da contraltare al documento in dodici punti (e 45 voci) della Lega A. Ancora una volta la Lega A ha puntato i piedi: prima la riforma della governance e poi il piano economico-finanziario di riforme e tutto il resto. Altrimenti niente da fare, altrimenti ognuno per la propria strada. E se Gravina ha l’esigenza di presentare la riforma (fatta) al Governo, la Lega A pensa di presentare un suo progetto al Governo. Strade parallele destinate a non incrociarsi mai. Se non in tribunale? Chissà. Il cambiamento continua a restare uno slogan.

Punti di contatto e punti di elettricità, punti e priorità diverse che Gravina a “Radio Anch’io Sport” il 20 febbraio aveva invece soffusamente racchiuso in questa frase: «Una scossa c’è stata, ma prima di innovare dobbiamo sanare e mettere in sicurezza il sistema. I punti di contatto, le divergenze riguardano il format, ma prima o poi si arriverà a rivedere anche quello della A, mi auguro all’interno della Lega A». La richiesta-proposta di scendere a 18 club, fatta a Gravina da Milan, Juve, Inter e Roma (su delega), accartocciata dal voto in assemblea. A guidare la prevedibile opposizione la prevedibile iniziativa di Lotito, spalleggiato cautamente da De Laurentiis (che in fondo in fondo sarebbe per la A a 18) e da Cairo, l’editore di Corriere e Gazzetta (basta leggere i resoconti di questi giorni per capire come Cairo non sia più allineato a Gravina) e il presidente del Torino. Fino a poco tempo fa acerrimi nemici, stavolta sulla stessa lunghezza d’onda Lotito e Cairo, che così avrebbe commentato. «Volevano fare la Superleghina, hanno sbagliato in pieno…».

Risanamento, sostenibilità finanziaria, paletti più alti, riforma dei format dei campionati: parole che risuonano da anni, sempre le stesse. Cambiano copertina ma il succo resta quello. Ad esempio il progetto Fenice (leggi qui), presentato da Gravina al Governo (c’era ancora Draghi e c’era ancora la Vezzali) risale all’estate del 2021: a rileggerlo si trovano le stesse identiche proposte, anche nei format. Così come la richiesta di maggiore autonomia, sul modello Premier, avanzata dalla Lega A: era la primavera del 2022 (leggi qui e qui) quando, guidati dal duo Lotito-De Laurentiis, la serie A insorgeva, la serie A capace di vincere poi in tribunale la guerra con la Figc sull’indice di liquidità (pronta anche adesso ad adire le vie legali se saranno approvate, senza il proprio consenso, norme su indicatori e licenze). Ed era dicembre 2022 quando Gravina (leggi qui) annunciava la convocazione di un’assemblea straordinaria per modificare lo Statuto e abolire il “diritto di intesa”, considerato l’ostacolo al suo progetto di riforme. Tutto sempre rimandato. Come le riforme, promesse da quando era stato eletto nel 2018 succedendo al defenestrato Tavecchio. Il primo mandato (ridotto) non ha lasciato tracce, e anche il secondo (pieno) mandato rischia di andare in bianco.

Il punto sembra stare tutto qui. Perché è iniziata la lunga volata elettorale, tutte le federazioni affiliate al Coni andranno al voto per eleggere i presidenti nella finestra stabilita da Gianni Malagò tra settembre e dicembre. Forte per ora dell’appoggio di tutte le componenti ad eccezione del 12% della serie A – la percentuale sommando Lega Pro, Dilettanti, allenatori e tecnici e persino il 2% dell’Aia di Pacifici arriva all’82%, all’88% in attesa che l’assemblea della Lega B (del fedelissimo Balata) che però ancora ondeggia, ratifichi il via libera – Gravina punta al terzo mandato consecutivo. Punta a candidarsi presentandosi con l’approvazione di una riforma del sistema calcio. E se ci arrivasse invece senza nulla in mano, o meglio con il cerino acceso in mano? La domanda continua a rimbalzare nei corridoi della politica-sportiva romana e risuona sempre più forte nei corridoi della Lega di serie A. Quel, “vogliono far fuori Gravina”, è un bisbiglio che corre di bocca in bocca: in attesa, chissà se vana, di trovare un candidato alternativo e in grado di coagulare consensi e in attesa di un nuovo risiko di poltrone che potrebbe partire dopo l’estate, ecco materializzarsi un’ipotesi da non trascurare. Costringere Gravina al nulla di fatto, o portarlo sino allo sfinimento lasciandogli una riforma dimezzata, priva di contenuti, bollato dalla serie A come il presidente che tarpa le ali al calcio italiano: costringerlo a presentarsi solo con un foglio di carta, insomma. L’immagine del numero uno della Federcalcio ne risulterebbe così scalfita, appannata dall’ennesimo giro (semi)vuoto. Da non dimenticare poi che la Lega serie A l’ha giurata a Calcagno, presidente dell’Assocalciatori che ha portato a casa la vittoria con l’abolizione governativa del Decreto Crescita. Un nemico giurato, al quale la A non riconosce il ruolo di vice-presidente, e per giunta vicario, in Figc.

Un primo punto la Lega A intanto l’ha portato a casa nei giorni scorsi: costringere all’annullamento dell’assemblea straordinaria già fissata per l’11 marzo (convocare un’assemblea di questo tipo ha anche un costo, oltre 300mila euro di spese tra location, viaggi etc etc.) che avrebbe dovuto abolire il diritto d’intesa. Gravina deve aver sentito puzza di bruciato, avrà intuito che l’11 marzo si sarebbe arrivati ad un plastico scontro. E così ecco fulmineamente accolta la proposta formulata dall’amico Giancarlo Abete (Gravina due anni fa l’ha riportato in Federcalcio prima costringendo alle dimissioni Cosimo Sibilia, poi commissariando la Lnd, infine facendo eleggere Abete presidente) che con una formula assai democristiana (dei tempi andati) l’ha pregato di rinviare l’appuntamento “vista la complessità del processo intrapreso”. Abete che ieri ha fatto mettere a verbale che “l’urgenza manifestata dalla A sulla governance nasconde la volontà di frenare sulle riforme economico-finanziarie-strutturali“. Una considerazione: perchè allora rinviare l’assemblea straordinaria dell’11 marzo (sarebbe stata la vera riforma, sarebbe quantomeno stato il redde rationem) sulla base della comunanza di intenti e della voglia di dialogo per poi passare bruscamente e repentinamente all’approvazione a colpi di maggioranza (senza la A, e forse senza la B)?

Abete che, per inciso, in Lnd inizia ad avere problemi, se è vero ad esempio che il vice-presidente vicario Mossino sta muovendo mari e monti in vista delle nuove elezioni. Gravina, sempre per inciso, che nella sua riforma del format ha messo nel mirino il suo antico feudo della Lega Pro,  destinata a ridursi in un girone. Proprio a Firenze, una settimana fa, ha esibito una sua nuova dimostrazione di forza. L’assemblea dei 60 club doveva eleggere un consigliere federale, posto cavante da otto mesi: il presidente Figc sponsorizzava l’amico abruzzese Sebastiani del Pescara mentre pare che il presidente di Lega Pro Matteo Marani (voluto un anno fa proprio da Gravina) auspicasse l’elezione di Andreoletti, presidente dell’Albinoleffe. Ai voti ha vinto Sebastiani, dunque Gravina: 28 a 18 il computo delle schede. E sempre in Lega Pro proprio la scorsa settimana si è assistito a un (poco) edificante balletto. Mercoledì scorso in un comunicato ufficiale da Firenze si annunciava la prima direzione arbitrale (Cesena-Pineto la gara scelta) con una telecamera sul petto dell’arbitro con tanto di ringraziamenti a Sky e all’Aia: sarebbe stata la prima volta della “referee cam” in un campionato di una lega europea. L’annunciata svolta storica è finita però nel cassetto appena ventiquattro ore dopo, con lo stop dell’Ifab che da Zurigo (la Svizzera lì dove hanno sede la Uefa e la Fifa) vietava l’esperimento.

Un esperimento continua a restare questo progetto di riforme del sistema calcio. Dalla pagina 17 della bozza iniziano le proposte federali, ridefinite dalla Figc e ripresentate ieri alle componenti nell’incontro (informale) in via Allegri. Seguono tre principali indirizzi: “stabilità economico-finanziaria”; “maggiore competitività delle gare ed attrattività dello sport”; “valorizzazione del sistema calcistico nel sociale” per poi snodarsi lungo un lungo elenco di interventi da attuare. Dagli indicatori economico-finanziari al rafforzamento, introduzione e innalzamento degli indici, da più stringenti criteri di ammissione ai campionati a un aumento dei controlli della Covisoc, dall’investimento nei settori giovanili alla composizione delle rose (la Figc vuole introdurre il 6 più 6 che riguarda i giovani formati nei vivai in Italia e quelli dei club contro il 4 più 4 in vigore e stabilito dall’Uefa, per non parlare della questione extracomunitari…), dalla bocciatura della proposta della Lega A sul ritorno della multiproprietà al calcio femminile, dall’introduzione di sistemi di tax credit e del rinnovo dei crediti di imposta per sponsorizzazioni ai club professionistici alla contribuzione nei confronti dei club del sistema scommesse.

Il piano Figc e il muro della serie A: tira e molla sulle riforme del calcio. Il cerino di Gravina, la corsa elettorale e la voglia di ribaltone Storiesport

Nell’ultima parte ci sono le date fissate per arrivare all’approvazione della riforma. Il 27 febbraio (ieri, cioè) la condivisione di tutte le componenti, il 6 marzo l’approvazione degli interventi da parte del “tavolo”, il 28 marzo l’approvazione della prima parte del piano in consiglio federale, a fine aprile l’approvazione in consiglio della seconda parte degli interventi e a fine giugno l’approvazione dell’ultima parte. Quella cioè su due punti focali, al centro dei dissidi con la Lega A che lo ha detto a chiare lettere, no alla A a 18 e più potere ai venti club di A: nuova sostenibilità strutturale del sistema (con annessa modifica del valore del “paracadute” e la redistribuzione della mutualità; ad esempio scomparendo gran parte dei club di C si recupererebbero 18 milioni di euro, l’esempio vale per capire quanto sia inutile, nemmeno un milione a testa per i club di A…); semplificazione del modello di governance. Quindi i punti reali di scontro: il format dei campionati e una diversa distribuzione e revisione dei pesi all’interno in assemblea federale e di rappresentanza nel consiglio Figc. Tanto per ricordare, l’8 febbraio Casini aveva detto: «Sconcertati da Gravina, impensabile non riconosca il ruolo della serie A». Sulle tre pagine in questione, al momento, appare questa scritta: “Interventi da definire a seguito della validazione delle prime due fasi del piano complessivo”. Scritte su una bozza che rischiano di restarci per sempre, diventando la pietra tombale al piano riforme di Gravina. Del resto il detto ammonisce: una modifica al giorno leva la riforma di torno…

Online Goceano

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5339
Re:F.I.G.C.
« Risposta #4 il: 05 Mar 2024, 06:24 »
Più rimescoli più esce torbido...
Re:F.I.G.C.
« Risposta #5 il: 05 Mar 2024, 07:19 »
In sostanza i baracconi pieni zeppi di debiti del nord Italia più la squadra dei ministeri con il nome della città di Roma ma fondata in Abruzzo dai fascisti, vogliono continuare a dettare legge con le solite prepotenze che li contraddistinguono da decenni, con le modalità di un’associazione a delinquere mai così potente, con un loro affiliato a capo del massimo organo calcistico.
Intorno si muovono cani sciolti (Commisso, De Laurentiis, Cairo) che utilizzano un elemento disturbato e di disturbo con manie di visibilità (Lotito) come cavallo di Troia contro la potente banda mafiosa che se la ride di gusto nelle numerose cene conviviali.
Lazio-milan 0-1 dopo una miserabile performance di un cecchino arrivato da un villaggio di una lontana provincia che si vanta nei bar e sui social delle sue gesta a favore di una banda di criminali.
Re:F.I.G.C.
« Risposta #6 il: 05 Mar 2024, 09:49 »
beh diciamo che è un pò più complessa di così...
Re:F.I.G.C.
« Risposta #7 il: 05 Mar 2024, 09:53 »
Quindi business as susual, me pare.

Online Goceano

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Re:F.I.G.C.
« Risposta #8 il: 05 Mar 2024, 10:23 »
La paura mia è sta botta ce la fanno paga cara...sulla pelle della Lazio è dei tifosi...non lo volevo di ma l'ho detto...
Re:F.I.G.C.
« Risposta #9 il: 05 Mar 2024, 10:32 »
Mi pare di capire che la Lega di A tutta (quindi anche strisciate e merde) vogliano più autonomia decisionale rispetto alla FIGC, e quindi al potere delle altre leghe, ma poi strisciate e merde vogliono la A a 18 squadre mentre la cordata guidata da Lotito no.
Lotito si è conquistato una sua autorevolezza, in quanto Senatore di un partito di governo, e ha già fatto passare la legge spalma debiti per le squadre di calcio.
Il problema di Lotito è che il solo potere politico non basta se non c'è dietro la potenza economico-finanziaria.

Online Goceano

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Re:F.I.G.C.
« Risposta #10 il: 07 Mar 2024, 06:42 »
Quindi da quello che ho capito....è stato Lotito a ''denunciare'' le (presunte) malefatte di Gravina?
Re:F.I.G.C.
« Risposta #11 il: 07 Mar 2024, 07:53 »
Quindi da quello che ho capito....è stato Lotito a ''denunciare'' le (presunte) malefatte di Gravina?
Ovviamente non si saprà mai. Materialmente l’accesso su dati sensibili è stato fatto da un finanziere e alla fine gliela accolleranno tutto a lui.
Re:F.I.G.C.
« Risposta #12 il: 07 Mar 2024, 08:00 »
Fosse vero, sarebbe  la fine della carriera politica e soprattutto sportiva di Lotito.
Non voglio credere sia stato così incauto.

Online Aquila1979

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6842
Re:F.I.G.C.
« Risposta #13 il: 07 Mar 2024, 08:24 »
Fosse vero, sarebbe  la fine della carriera politica e soprattutto sportiva di Lotito.
Non voglio credere sia stato così incauto.

non ci voglio credere ma voglio sperarci
Re:F.I.G.C.
« Risposta #14 il: 07 Mar 2024, 08:38 »
non ci voglio credere ma voglio sperarci

🤣🤣🤣🤣🤣🤣

E adesso si dirà che sei OSSESSIONATO!!

Online Aquila1979

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6842
Re:F.I.G.C.
« Risposta #15 il: 07 Mar 2024, 08:46 »
🤣🤣🤣🤣🤣🤣

E adesso si dirà che sei OSSESSIONATO!!

ma io sono ossessionato.
io non posso sapere se chi verrà dopo sarà meglio di lotito.
ma confesso che previsioni e speranze si allineano, compulsando dati oggettivi che fanno riferimento anche alla bravura del presidente nel gestire quello che c'è (la Lazio come un'oasi WWF, in pratica).

e comunque preferisco scoprirlo.
preferisco l'alea del "vinceremo lo scudetto - falliremo" a "lotteremo costantemente per la el"

Online Goceano

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Re:F.I.G.C.
« Risposta #16 il: 07 Mar 2024, 10:27 »
Ovviamente non si saprà mai. Materialmente l’accesso su dati sensibili è stato fatto da un finanziere e alla fine gliela accolleranno tutto a lui.

Ma è tutto collegato al famoso dopo partita col Milan? La famosa intervista? Quello volevo capire...

Offline bizio67

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Re:F.I.G.C.
« Risposta #17 il: 07 Mar 2024, 10:37 »
Ma è tutto collegato al famoso dopo partita col Milan? La famosa intervista? Quello volevo capire...
La stampa non vede l'ora di fare questi collegamenti, tutti sanno che tra Lotito e Gravina vi è una guerra in atto, iniziata dalla storia della vendita della Salernitana

Online Goceano

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Re:F.I.G.C.
« Risposta #18 il: 07 Mar 2024, 10:41 »
Fosse vero, sarebbe  la fine della carriera politica e soprattutto sportiva di Lotito.
Non voglio credere sia stato così incauto.

Incauto dipende...bisogna vedere che cosa ha in mano Lotito...non me sembra così sprovveduto...boh comunque ci sono tanti aspetti da chiarire...

Online Laziolubov

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Re:F.I.G.C.
« Risposta #19 il: 07 Mar 2024, 10:41 »
Per chi fosse ineteressato: questo articolo spiega esaurientemente tutte le differenze politiche tra Lega e FIGC e la posizione dei diversi attori : da Storie e Sport

Il piano Figc e il muro della serie A: tira e molla sulle riforme del calcio. Il cerino di Gravina, la corsa elettorale e la voglia di ribaltone
MICHELE SPIEZIA
28 FEBBRAIO 2024

Le bozze della Federcalcio e le continue sottolineature della Lega A che vuole più autonomia e maggior peso elettorale prima di approvare il resto del piano. Lo scontro si accende, presidente federale e serie A guardano al Governo mentre soffia vento di tribunali

 
 
 
Riformare, innovare, risanare. In fondo utilizzano le stesse parole, eppure Figc e Lega serie A continuano, pervicacemente, a parlare lingue diverse. Ne fanno il punto di forza. Ne fanno una questione di priorità, e di tempi. Prima innovare per poi risanare e dunque infine riformare: così continuano a ribadire i presidenti dei club di serie A mentre Gabriele Gravina insiste nel tenersi sulla linea del Piave che sbandiera da quattro anni e cioè: prima risanare per poi riformare e dunque infine innovare il sistema calcistico tricolore. E mentre gli scopi dietro cui si snoda la strategia della Lega A sono quelli di affermare il proprio primato nel sistema, di avere maggiore autonomia e di incassare nuovi introiti, quelli del presidente federale sono conservare il proprio potere, tenersi aggrappato agli equilibri del voto e mantenere gli impegni, assunti con la Uefa di Ceferin innanzitutto. Il (nuovo) balletto sul tema riforme va avanti da un mese, tra spunti, bacchettate, proposte surreali, continue riunioni. Si riuniscono le componenti (cioè le Leghe), si riuniscono le delegazioni delle Leghe che in via Allegri a Roma si interfacciano col presidente Gravina e col suo tavolo di lavoro, si riuniscono (con modi carbonari che però poi vengono spiattellati di proposito alla stampa) alcuni club, le big per così dire. Le parti si scambiano parole “pacate” mentre si passano freddamente bozze e proposte, ogni volta poi la bozza (siamo già alla quarta) viene ritoccata, rivista, modificata. Ogni volta le parti restano lontane, continuando a percorrere strade parallele destinate a non incrociarsi mai. «C’è bisogno di una scossa», ha detto Gravina partecipando giorni fa alla trasmissione “Giù la maschera” su Radio Rai. “Se non ora, quando?” c’è invece scritto nella premessa alla bozza di proposte di riforma redatta dalla Lega di serie A. Tra parole e bozze, si procede con la solita musica in sottofondo. Una musica che sa di disastro.

Da quando Gravina, l’ultimo di gennaio, aveva detto, solenne e severo: «A febbraio presenterò un piano, poi vorrò sapere nomi e cognomi di chi approva un progetto di salvaguardia del calcio e chi, invece, ha semplicemente fatto enunciazioni di principio nel volere delle riforme ma non ha intenzione di realizzarle. A quel punto non sarò più destinatario di accuse di staticità. Io ci sto mettendo la faccia. La mia è una missione, un servizio. E se non viene inteso perché c’è voglia di ballare sul Titanic, io tolgo la musica». Da un mese (non fossero bastati gli anni), si naviga a vista. E la nave (appesantita dai debiti, oltre 1,3 miliardi di euro è il rosso dei venti club di A al 2023 solo per limitarsi al dato finanziario) rischia di infrangersi, naufragare, affondare. Come sempre, nel mare magnum del nulla di fatto. Altro che riforme, altro che risanamento, altro che innovazione. Altro che rinascimento, tanto per restare a un termine caro (e abusato) al presidente federale Gravina. La nuova, modificata, bozza di riforma stilata dalla Figc dal titolo “Piano strategico del sistema calcio” che è stata presentata ieri – bozza già rivista dopo i rilievi e gli incontri con le componenti nelle scorse settimane – rischia di ricevere nuove limature e altri depennamenti. Soprattutto, rischia di finire nel cassetto. Tanto che, parafrasando un antico proverbio “una mela al giorno leva il medico di torno”, si potrebbe dire: una modifica al giorno leva la riforma di torno.

L’ultima puntata s’è snodata negli ultimi due giorni. Ieri l’altro la prima parte è andata in onda in Lega Calcio a Milano. Al termine dell’assemblea dei venti club di A, alla vigilia del nuovo incontro in Federcalcio, il presidente Lorenzo Casini ha detto: «Per quanto riguarda i temi federali, l’assemblea ha esaminato il documento trasmesso dalla Figc e sulle priorità che Lega serie A aveva indicato l’assemblea non è rimasta soddisfatta, perché viene posticipato l’intervento relativo alla governance del sistema federale e il riequilibrio dei pesi e della rappresentanza anche in riferimento alla Lega serie A. L’assemblea pone come pregiudiziale per le riforme che si affronti questo tema, in coerenza con il percorso che la serie A ha avvitato qualche settimana fa di valutazione di un modello simile a quello inglese, cioè di maggiore autonomia. La sostenibilità economico-finanziaria è una priorità per la Lega serie A, che l’ha indicata nel proprio documento di riforme. L’assemblea ha infatti deliberato di attivare una commissione composta da tutte le squadre per elaborare un documento relativo ai criteri di licenza e iscrizione al campionato, così come avviene con le altre leghe».

Come dire: caro Gravina, tu non vuoi riconoscerci il peso che ti chiediamo nella governance calcistica, non ci riconosci il valore e il primato, tu continui a sbandierare le riforme sotto la veste della sostenibilità finanziaria prima di darci l’autonomia, e allora ai conti (e alle misure) ci pensiamo noi, questa riforma per noi non va bene, non riconosce le priorità e le nostre richieste. E ancora: al calendario ci pensiamo noi, fa nulla che in serie A si giochi mentre si gioca anche in Champions, con le gare che dal prossimo anno si moltiplicheranno in attesa poi, dal 2025, di partecipare anche al campionato mondiale per club voluto dalla Fifa di Infantino. In sintesi: due bei ceffoni “pacatamente” assestati alla Figc e dire che nelle stesse ore, da Macerata, in una lectio magistralis all’Università, Gabriele Gravina prima diceva, «noi siamo il campionato più bello del mondo, non abbiamo perso l’appeal rispetto a quello, che da più parti, si cerca di diffondere come messaggio non sempre attuale» e poi si lanciava in una formula che avrebbe rinverdito quelle politiche in voga negli anni ‘70/80, tipo “geometrie variabili e sfiducia costruttiva”. «La riforma del calcio italiano è indispensabile. È indispensabile non sotto il profilo della superficialità legata alla semplice riforma dei campionati, ma occorre una riforma complessiva del calcio italiano. Dobbiamo riscrivere delle nuove regole dello stare insieme. Dobbiamo essere espositivi per la riforma di tutto il calcio italiano a cominciare dall’aspetto economico-finanziario». La seconda parte è invece andata in onda ieri, in via Allegri a Roma, nella riunione tra le componenti, quando è stata esaminata la bozza ridefinita dalla Figc, le famose 47 pagine che fanno da contraltare al documento in dodici punti (e 45 voci) della Lega A. Ancora una volta la Lega A ha puntato i piedi: prima la riforma della governance e poi il piano economico-finanziario di riforme e tutto il resto. Altrimenti niente da fare, altrimenti ognuno per la propria strada. E se Gravina ha l’esigenza di presentare la riforma (fatta) al Governo, la Lega A pensa di presentare un suo progetto al Governo. Strade parallele destinate a non incrociarsi mai. Se non in tribunale? Chissà. Il cambiamento continua a restare uno slogan.

Punti di contatto e punti di elettricità, punti e priorità diverse che Gravina a “Radio Anch’io Sport” il 20 febbraio aveva invece soffusamente racchiuso in questa frase: «Una scossa c’è stata, ma prima di innovare dobbiamo sanare e mettere in sicurezza il sistema. I punti di contatto, le divergenze riguardano il format, ma prima o poi si arriverà a rivedere anche quello della A, mi auguro all’interno della Lega A». La richiesta-proposta di scendere a 18 club, fatta a Gravina da Milan, Juve, Inter e Roma (su delega), accartocciata dal voto in assemblea. A guidare la prevedibile opposizione la prevedibile iniziativa di Lotito, spalleggiato cautamente da De Laurentiis (che in fondo in fondo sarebbe per la A a 18) e da Cairo, l’editore di Corriere e Gazzetta (basta leggere i resoconti di questi giorni per capire come Cairo non sia più allineato a Gravina) e il presidente del Torino. Fino a poco tempo fa acerrimi nemici, stavolta sulla stessa lunghezza d’onda Lotito e Cairo, che così avrebbe commentato. «Volevano fare la Superleghina, hanno sbagliato in pieno…».

Risanamento, sostenibilità finanziaria, paletti più alti, riforma dei format dei campionati: parole che risuonano da anni, sempre le stesse. Cambiano copertina ma il succo resta quello. Ad esempio il progetto Fenice (leggi qui), presentato da Gravina al Governo (c’era ancora Draghi e c’era ancora la Vezzali) risale all’estate del 2021: a rileggerlo si trovano le stesse identiche proposte, anche nei format. Così come la richiesta di maggiore autonomia, sul modello Premier, avanzata dalla Lega A: era la primavera del 2022 (leggi qui e qui) quando, guidati dal duo Lotito-De Laurentiis, la serie A insorgeva, la serie A capace di vincere poi in tribunale la guerra con la Figc sull’indice di liquidità (pronta anche adesso ad adire le vie legali se saranno approvate, senza il proprio consenso, norme su indicatori e licenze). Ed era dicembre 2022 quando Gravina (leggi qui) annunciava la convocazione di un’assemblea straordinaria per modificare lo Statuto e abolire il “diritto di intesa”, considerato l’ostacolo al suo progetto di riforme. Tutto sempre rimandato. Come le riforme, promesse da quando era stato eletto nel 2018 succedendo al defenestrato Tavecchio. Il primo mandato (ridotto) non ha lasciato tracce, e anche il secondo (pieno) mandato rischia di andare in bianco.

Il punto sembra stare tutto qui. Perché è iniziata la lunga volata elettorale, tutte le federazioni affiliate al Coni andranno al voto per eleggere i presidenti nella finestra stabilita da Gianni Malagò tra settembre e dicembre. Forte per ora dell’appoggio di tutte le componenti ad eccezione del 12% della serie A – la percentuale sommando Lega Pro, Dilettanti, allenatori e tecnici e persino il 2% dell’Aia di Pacifici arriva all’82%, all’88% in attesa che l’assemblea della Lega B (del fedelissimo Balata) che però ancora ondeggia, ratifichi il via libera – Gravina punta al terzo mandato consecutivo. Punta a candidarsi presentandosi con l’approvazione di una riforma del sistema calcio. E se ci arrivasse invece senza nulla in mano, o meglio con il cerino acceso in mano? La domanda continua a rimbalzare nei corridoi della politica-sportiva romana e risuona sempre più forte nei corridoi della Lega di serie A. Quel, “vogliono far fuori Gravina”, è un bisbiglio che corre di bocca in bocca: in attesa, chissà se vana, di trovare un candidato alternativo e in grado di coagulare consensi e in attesa di un nuovo risiko di poltrone che potrebbe partire dopo l’estate, ecco materializzarsi un’ipotesi da non trascurare. Costringere Gravina al nulla di fatto, o portarlo sino allo sfinimento lasciandogli una riforma dimezzata, priva di contenuti, bollato dalla serie A come il presidente che tarpa le ali al calcio italiano: costringerlo a presentarsi solo con un foglio di carta, insomma. L’immagine del numero uno della Federcalcio ne risulterebbe così scalfita, appannata dall’ennesimo giro (semi)vuoto. Da non dimenticare poi che la Lega serie A l’ha giurata a Calcagno, presidente dell’Assocalciatori che ha portato a casa la vittoria con l’abolizione governativa del Decreto Crescita. Un nemico giurato, al quale la A non riconosce il ruolo di vice-presidente, e per giunta vicario, in Figc.

Un primo punto la Lega A intanto l’ha portato a casa nei giorni scorsi: costringere all’annullamento dell’assemblea straordinaria già fissata per l’11 marzo (convocare un’assemblea di questo tipo ha anche un costo, oltre 300mila euro di spese tra location, viaggi etc etc.) che avrebbe dovuto abolire il diritto d’intesa. Gravina deve aver sentito puzza di bruciato, avrà intuito che l’11 marzo si sarebbe arrivati ad un plastico scontro. E così ecco fulmineamente accolta la proposta formulata dall’amico Giancarlo Abete (Gravina due anni fa l’ha riportato in Federcalcio prima costringendo alle dimissioni Cosimo Sibilia, poi commissariando la Lnd, infine facendo eleggere Abete presidente) che con una formula assai democristiana (dei tempi andati) l’ha pregato di rinviare l’appuntamento “vista la complessità del processo intrapreso”. Abete che ieri ha fatto mettere a verbale che “l’urgenza manifestata dalla A sulla governance nasconde la volontà di frenare sulle riforme economico-finanziarie-strutturali“. Una considerazione: perchè allora rinviare l’assemblea straordinaria dell’11 marzo (sarebbe stata la vera riforma, sarebbe quantomeno stato il redde rationem) sulla base della comunanza di intenti e della voglia di dialogo per poi passare bruscamente e repentinamente all’approvazione a colpi di maggioranza (senza la A, e forse senza la B)?

Abete che, per inciso, in Lnd inizia ad avere problemi, se è vero ad esempio che il vice-presidente vicario Mossino sta muovendo mari e monti in vista delle nuove elezioni. Gravina, sempre per inciso, che nella sua riforma del format ha messo nel mirino il suo antico feudo della Lega Pro,  destinata a ridursi in un girone. Proprio a Firenze, una settimana fa, ha esibito una sua nuova dimostrazione di forza. L’assemblea dei 60 club doveva eleggere un consigliere federale, posto cavante da otto mesi: il presidente Figc sponsorizzava l’amico abruzzese Sebastiani del Pescara mentre pare che il presidente di Lega Pro Matteo Marani (voluto un anno fa proprio da Gravina) auspicasse l’elezione di Andreoletti, presidente dell’Albinoleffe. Ai voti ha vinto Sebastiani, dunque Gravina: 28 a 18 il computo delle schede. E sempre in Lega Pro proprio la scorsa settimana si è assistito a un (poco) edificante balletto. Mercoledì scorso in un comunicato ufficiale da Firenze si annunciava la prima direzione arbitrale (Cesena-Pineto la gara scelta) con una telecamera sul petto dell’arbitro con tanto di ringraziamenti a Sky e all’Aia: sarebbe stata la prima volta della “referee cam” in un campionato di una lega europea. L’annunciata svolta storica è finita però nel cassetto appena ventiquattro ore dopo, con lo stop dell’Ifab che da Zurigo (la Svizzera lì dove hanno sede la Uefa e la Fifa) vietava l’esperimento.

Un esperimento continua a restare questo progetto di riforme del sistema calcio. Dalla pagina 17 della bozza iniziano le proposte federali, ridefinite dalla Figc e ripresentate ieri alle componenti nell’incontro (informale) in via Allegri. Seguono tre principali indirizzi: “stabilità economico-finanziaria”; “maggiore competitività delle gare ed attrattività dello sport”; “valorizzazione del sistema calcistico nel sociale” per poi snodarsi lungo un lungo elenco di interventi da attuare. Dagli indicatori economico-finanziari al rafforzamento, introduzione e innalzamento degli indici, da più stringenti criteri di ammissione ai campionati a un aumento dei controlli della Covisoc, dall’investimento nei settori giovanili alla composizione delle rose (la Figc vuole introdurre il 6 più 6 che riguarda i giovani formati nei vivai in Italia e quelli dei club contro il 4 più 4 in vigore e stabilito dall’Uefa, per non parlare della questione extracomunitari…), dalla bocciatura della proposta della Lega A sul ritorno della multiproprietà al calcio femminile, dall’introduzione di sistemi di tax credit e del rinnovo dei crediti di imposta per sponsorizzazioni ai club professionistici alla contribuzione nei confronti dei club del sistema scommesse.

Il piano Figc e il muro della serie A: tira e molla sulle riforme del calcio. Il cerino di Gravina, la corsa elettorale e la voglia di ribaltone Storiesport

Nell’ultima parte ci sono le date fissate per arrivare all’approvazione della riforma. Il 27 febbraio (ieri, cioè) la condivisione di tutte le componenti, il 6 marzo l’approvazione degli interventi da parte del “tavolo”, il 28 marzo l’approvazione della prima parte del piano in consiglio federale, a fine aprile l’approvazione in consiglio della seconda parte degli interventi e a fine giugno l’approvazione dell’ultima parte. Quella cioè su due punti focali, al centro dei dissidi con la Lega A che lo ha detto a chiare lettere, no alla A a 18 e più potere ai venti club di A: nuova sostenibilità strutturale del sistema (con annessa modifica del valore del “paracadute” e la redistribuzione della mutualità; ad esempio scomparendo gran parte dei club di C si recupererebbero 18 milioni di euro, l’esempio vale per capire quanto sia inutile, nemmeno un milione a testa per i club di A…); semplificazione del modello di governance. Quindi i punti reali di scontro: il format dei campionati e una diversa distribuzione e revisione dei pesi all’interno in assemblea federale e di rappresentanza nel consiglio Figc. Tanto per ricordare, l’8 febbraio Casini aveva detto: «Sconcertati da Gravina, impensabile non riconosca il ruolo della serie A». Sulle tre pagine in questione, al momento, appare questa scritta: “Interventi da definire a seguito della validazione delle prime due fasi del piano complessivo”. Scritte su una bozza che rischiano di restarci per sempre, diventando la pietra tombale al piano riforme di Gravina. Del resto il detto ammonisce: una modifica al giorno leva la riforma di torno…

Non mi metto certo a leggere questo mattone. se riassumo con Lotito è un maneggione e gravina e i suoi mandanti dei delinquenti ci vado molto lontano?
 

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