https://www.facebook.com/profile.php?id=100063662195836La guerra di Gravina e gli errori di Lotito
Cosa fa un vero presidente e non un proprietario
Un film già visto. Che portò alla distruzione della Salernitana di Aliberti. Mentre Messina e Reggio Calabria scendevano in piazza per salvare le loro squadre di calcio a Salerno parte della città faceva i cortei contro Aliberti. Don Aniello doveva essere abbattuto a costo di abbattere la Salernitana. Sappiamo tutti come è finita.
Facciamo una premessa tanto per intenderci: se siamo ridotti in queste condizioni la colpa è di Lotito. Lui ha le carte in mano e le ha giocate malissimo. Vado oltre: ci salviamo dal trust ma non dal campo. Come è destinato a svolgersi il mercato della Salernitana, senza soldi e senza prospettive societarie è facile capire quale sarà il destino dei granata nella massima serie. E chi parla di gufi si prende subito un vaffa. Sono due giorni che arrivano spifferi sulla bocciatura del trust. Tutto può essere ma al momento non c’è nulla, possiamo invece fare un ragionamento. In molti non hanno capito che al di là degli errori e della superbia di Lotito, che vi ricordo è il proprietario della Salernitana e non il presidente, vi è una spietata guerra di Gravina e di molte squadre di Serie A contro il patron della Lazio. L’obiettivo è di stroncarlo usando la Salernitana come testa d’ariete. E Lotito nulla ha fatto per evitare di far precipitare la società negli abissi. Un vero presidente che ama la propria squadra fa di tutto per tenerla in vita. Quando Soglia dovette vendere la Salernitana a Casillo, non volendola cedere ai contiani guidati dal compianto patron del Cedisa che aveva già ingaggiato Vannini come allenatore, mise l’ex re del grano nelle condizioni di poter operare. Ad esempio mantenne in banca le fidejussioni a suo nome per far partire la nuova società. Solo successivamente gli subentrò Casillo. Questo fa un vero presidente.
A Cairo non è parso vero che il suo nemico Lotito facesse un errore del genere. La sua guerra è partita mesi fa – chi mi segue lo ricorda- con una serie di attacchi sui quotidiani di propria proprietà. Se i tifosi fossero uniti potevano iniziare una battaglia dal sapore nazionale: boicottare l’acquisto della Gazzetta dello sport e invitare a non vedere La7. Invece hanno creduto alle dichiarazioni di Lotito che la soluzione era a portata di mano. La soluzione c’era ma non ha voluto vendere. Vuole il doppio di quanto offre Radrizzani dando in cambio una scatola vuota, senza giocatori e senza beni patrimoniali. Poi ci sono alcune società che soffiano sul fuoco, la smentita di Galliani è la conferma che dietro c’è anche la sua manina. Lotito non ha capito che il suo tempo è scaduto e che non può giocare ancora sulla pelle della Salernitana e dei tifosi.
Il patron è convinto che alla fine Gravina non si assumerà la responsabilità di cancellare i granata né di correre il rischio di vedersi recapitare una causa civile che Lotito ha già pronta nel cassetto. Il primo tentativo di raggirare la Federazione è miseramente fallito, se ha sbagliato la seconda chance c’è malafede e vorrebbe dire ad esempio, che vorrebbe giocarsi un’altra carta. Quale? Trovare un accordo e far ripartire la Salernitana dalla serie B e non dalla D, aggirando anche la nuova norma sulle multiproprietà. Considero questa ipotesi da fantapolitica e la cancello. Come non credo che il suo stuolo di avvocati e professionisti, certamente di ottima qualità, non abbiamo saputo rifare un trust secondo le indicazioni ricevute. E come il gioco dell’oca torniamo all’inizio: se ci salviamo dal trust non ci salviamo sul campo. Ne vale la pena? Anche perché arrivare a dicembre in queste condizioni significa svalutare il prezzo della società. La domanda è semplice: perché Lotito non vende e corre il rischio di una non iscrizione o di una pesante svalutazione? Cosa nasconde? Rinnovo l’invito ai tanti tifosi che mi scrivono preoccupati: dobbiamo aspettare domani dove tra l’altro la Salernitana è in minoranza grazie alla battaglia di Lotito contro Gravina. Come ho titolato l’altro giorno che Dio ce la mandi buona.