Qualche giorno fa, leggendo il topic di commento alle elezioni, mi sono imbattuto nella sigla pdr, che non avevo mai visto prima. Ora, essendo un lettore impavido, non mi sono preoccupato di non capire quella parola e ho continuato a leggere, con la convinzione che prima o poi sarei riuscito a dedurne il significato dal contesto.
Continuando a leggere però mi sono accorto che quella sigla sconosciuta mi stava distraendo. Potrebbe essere un partito, riflettevo tra me e me. Che ne so, partito della resistenza. Se ne sono inventati tanti in questi anni, io poi non seguo più la politica come una volta. Partito dei rifugiati? No, nemmeno. Oppure partito democratico riformista. Insomma non riuscivo a trovare una risposta soddisfacente.
Avrei potuto chiedere a chi l'aveva scritto: vero. E a ben guardare l'acronimo pdr l'avevano usato diverse persone, non una, e con una disinvoltura che, lo ammetto, mi stava cominciando a irritare. Il meccanismo classico di quando tutti parlano di una materia che tu non conosci. E va bene, pazienza. A me interessava risolvere l'enigma e, se possibile, riuscirci da solo.
Mi piace sentirmi sfidato da un testo. In fondo sono contento quando non capisco. Sono preziosi quei momenti in cui il mondo mi sorprende, esagerando arrivo a dire che proprio da loro traggo la forza per continuare a farmi piacere gli orari, gli appuntamenti, le procedure necessarie ma immutabili. Come quest'inverno, stavo viaggiando in pullman ed era buio, l'autostrada bloccata da almeno mezzora causa incidente, quando quel buon uomo dell'autista prende il microfono per dire a noi tossici che se volevamo potevamo scendere a fumare. Cosa che ovviamente ho fatto, ed è stata un'esperienza che, anche se non c'entra nulla con l'acronimo pdr, ho voglia di raccontare.
Noi giù, al bordo della strada, con da una parte il flusso delle automobili interrotto e dall'altra le auto che procedono nel verso opposto. Un mondo che scorre e che diamo quasi per scontato, e un altro che si è inceppato, chissà per quanto.
Ma ritorniamo in tema. Innanzitutto voglio precisare che alla fine sono riuscito a capire che cosa significa pdr. Mi ci è voluto più tempo del previsto, ma ce l'ho fatta. Ma non è nemmeno di questo che volevo parlare. Il vero motivo che mi ha spinto ad aprire un topic è riflettere sull'uso degli acronimi. Squarciare il velo d'omertà. Perché alcuni sanno, ma secondo me sono di più quelli che fanno finta di sapere.
Prima cosa: perché li usiamo? Risposta: per comodità (gac!).
In effetti scrivendo pdr invece di presidente della repubblica si risparmiano ventiquattro caratteri, spazi inclusi (badate bene, avrei potuto scrivere 24, ma per provocazione ho preferito scrivere ventiquattro). Un risparmio per chi scrive pari a poco meno del novanta per cento (d'ora in poi 90%). Ottimo, no? Se non che, quando si scrive bisogna sempre pensare a chi poi leggerà. Nel caso di lettori anziani o ignoranti come me, cioè non abituati a confrontarsi spesso con le sigle, al posto del risparmio c'è una cospicua perdita di tempo, volato via alla ricerca di un significato oscuro.
Ma non voglio avercela coi giovani, capiamoci.
Mi piacciono gli acronimi, però quando li usiamo dovremmo valutare se sono universalmente e immediatamente comprensibili, o almeno che lo siano all'interno di una cerchia ristretta (per restare all'es. di pdr: che gli utenti del forum o quantomeno i fruitori della sez. Temi lo abbiano riconosciuto e accettato).
Seconda osservazione: l'uso di acronimi oltre che comodo trasuda una certa figaggine. L'uso, di più, l'invenzione di nuove sigle è cosa buona e dal mio punto di vista degna di ammirazione. Bravo, ti sei lanciato. Mi piacciono le persone che osano. Però almeno la prima volta dicci per cosa sta il tuo acronimo, o che notazione usi.
Gli acronimi hanno un potenziale artistico-espressivo, quando ne trovo uno mi viene da pensare alle esclamazioni dei fumetti oppure alle tagghe dei graffitari, ecco, vorrei essere aiutato a comprendere meglio questa integrazione del linguaggio.
Venite qui a spiegare i vostri acronimi.
Avrei altre cose da dire, ma ho scritto pure troppo (a proposito di rispetto nei confronti di chi legge).
P.S. prima ho usato un acronimo, gac, senza spiegarlo; l'ho fatto per gioco, per provare a vendicarmi di chi ignaro si era fatto beffe di me; gac, ammesso che non sia chiaro, sta per grazie al ca'