Ultimo anno delle superiori (37 anni fa... sigh). Riceviamo, nell'ora di laboratorio, la visita di una terza media di non so dove, una specie di orientamento scolastico "on the job". Sguardi curiosi che si incrociano tra noi e loro, solo per farci prendere coscienza di come siamo cambiati durante il nostro ciclo scolastico che volge al termine. Di aspetto più che altro, perché come maturità e sensibilità io forse sono anche regredito, come mostrerà ciò che sto per raccontare.
Noto una ragazzina che mi sembra particolarmente brutta, ma brutta in modo vistoso. Cerco il mio compagno di banco, gli vado vicino, gli dico, piano ma non troppo, una frase tipo "ma hai visto quella..." segue descrizione inequivocabile della ragazzina, "...che mostro!". Ruoto leggermente la testa verso sinistra. Ella era lì di fianco a me. Per la vergogna non ho avuto più il coraggio di alzare lo sguardo finché non se ne sono andati via. Credo anche di essermi andato a nascondere nei cessi a un certo punto.
Girando la prospettiva delle figure di melma, che viste dall'altra parte generano forte imbarazzo, dirò della figlia del titolare di una trattoria casereccia dove moltissimi anni fa, diciamo trenta circa, eravamo soliti andare a cena con gli amici la domenica sera, perché si mangiava bene a prezzo modico e perché nello stesso tempo potevamo vedere il posticipo serale della serie A. Erano i primi anni della pay-tv.
Quella sera esce lei a prendere le ordinazioni al posto del fratello. Ragazzona molto più giovane di noi, forse ancora nell'adolescenza, alta, bionda, guance rosse, molto robusta, roba per palati nordici. Sciorina il menu. Prende l'ordine dei miei amici, poi tocca a me. Prendo le pataccacce. E lei, con il massimo candore. "come la vuoi la patacca?" Risate con gridolini di quegli in.famoni dei miei amici. Imbarazzo mio. Lei capisce al volo la gaffe e si imporpora. Probabilmente mi imporporo pure io mentre le specifico un condimento che non ricordo più e lei scappa via. I piatti ce li servì il fratello maggiore.
Per chi non è delle mie parti, se davvero ce ne fosse bisogno, patacca è termine talvolta usato per indicare i genitali femminili.