L'ultimo tentativo di ricostruire una centralità, e anzi una supremazia, del sapere filosofico risale all'idealismo tedesco. E' di Hegel l'ultima grande sintesi, in cui la filosofia occupa il gradino più alto dello spirito assoluto e trova una sua giustificazione non in una gerarchia di valori immutabili, ma nello sviluppo stesso della storia. Da allora, tuttavia, di fronte agli enormi sviluppi delle scienze fisiche e naturali, la filosofia appare girare a vuoto intorno agli stessi problemi. Inoltre, di fronte alle scienze sempre più particolari e specializzate, come si può pretendere di abbracciare in una visione d'insieme lo spettro dei saperi umani e addirittura dar loro un senso? Le stesse scienze però, che spingono sempre più oltre i limiti del pensabile e dell'umano, riescono sempre meno a trovare fondamento in se stesse e pongono dei continui interrogativi etici e metafisici. Secondo la classica formula hegeliana, la filosofia è il proprio tempo appreso in pensieri. Ma il nostro tempo pare sempre più dominato dall'impensabile. Come pensare milioni di morti per l'olocausto o l'atomica? Si tratta di un lutto cieco. Come pensare la politica in età di globalizzazione? Con che coraggio parlare di estetica nell'età della cultura di massa e dell'arte astratta? Come riformulare l'epistemologia nell'età delle macchine pensanti e dei corpi artificiali? A che serve allora la filosofia?
A un katzo......