Finale olimpica 2024. Un olezzo indescrivibile, caldo e appiccicoso, si alza dal depuratore di Tor di Valle. E’ agosto, l’ATAC sciopera e l'Ostiense-Via del Mare unita è completamente congestionata e ancora piagata da lavori mai ultimati. Si sfidano una nazionale africana tosta, tre quattro prospetti di livello, e il Brasile del "vecchio" Felipe Anderson, ormai star internazionale.
Lo stadio è completamente addobbato coi colori daamaggiga, mentre fuori è un inferno di cemento, ecomostri incompleti e abbandonati. Tutti i media sono concentrati sulla sfida tutta interna alla roma tra il giovane stopper N'Kongbo, appena entrato in prima squadra dalla primavera, e l’allenatore in seconda della Selecao olimpica Pluto Aldair. Il Corriere dello Sport recita a caratteri cubitali: "Aldair sfida il suo erede - le Olimpiadi dei record si tingono di giallorosso" e migliaia di copie del giornale vengono distribuiti dai bengalesi abusivi che a frotte si sono assiepati nel nuovo quartiere scheletro di Pallotta per intascare gli 8 euro promessi dall’editore.
Prima della gara una suggestiva coreografia, ragazzini gladiatori che si sfidano calciando un enorme pallone gonfiabile oro e porpora, poi, su una biga un’ancella pettoruta vestita da lupa e accompagnata da due bambini, uno con la maglia della roma e uno con la maglia della nazionale italiana introduce in campo la coppa. Appena dietro un trio d'eccezione: er malaga, la sindaca Giorgia meloni e, ovviamente, er pupone - il designato consegnato re della coppa al vincitore - la cui apparizione genera un boato da parte dagli abbonati della curva sud che hanno ottenuto un’agevolazione per vedere la finale. Poesia.