Mourinho e la Roma, i conti non tornano: è un film già visto
di Matteo Pinci
José Mourinho (reuters)
L'arrivo dello Special One doveva rappresentare la svolta degli obiettivi giallorossi. Invece a febbraio il saldo è negativo, tra giocatori strapagati e scelte discutibili
09 FEBBRAIO 2022
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ROMA - Nella notte di San Siro il passato è ritornato sbattendo in faccia alla dirigenza romanista i suoi peccati di superbia. Il gol di Edin Dzeko che ha sbilanciato dopo appena 110 secondi una partita che non c'è mai stata è il tratto di evidenziatore sugli errori della Roma. Avviluppata in una involuzione figlia di scelte incomprensibili, ostaggio di calciatori svogliati, vittima della sua stessa ricerca di alibi che sembrano aver prodotto una rassegnazione inspiegabile: a gennaio 2021 la Roma fermava l'Inter di Conte lanciata verso lo scudetto spaventandola, anche. Adesso, prima all'Olimpico poi a San Siro contro una squadra rimaneggiata, ha giocato come se la sconfitta fosse un fatto incontrovertibile fin dal primo minuto. E senza saper opporre una strategia realmente efficace per rendersi pericolosa. Un atteggiamento avuto anche contro il Milan.
Giocatori strapagati
Sono passati nove mesi dal giorno dell'annuncio dell'ingaggio di Mourinho. La gestazione però è tutt'altro che conclusa, la squadra fatica a trovare soluzioni di gioco contro squadre più attrezzate diverse dal lancio lungo per Zaniolo o Abraham. Per anni a Roma la frustrazione era arrivare vicini a lottare per il titolo, senza però riuscire a farlo davvero. Oggi le posizioni di vertice sono un Everest irraggiungibile, nonostante il 4° monte ingaggi del campionato, superiore anche a quello del Milan e addirittura doppio rispetto all'Atalanta. E non solo per vizi di gestioni passate: i due stipendi più pesanti dell'organico - i 6 milioni bonus compresi che arriveranno a percepire Abraham e Pellegrini - sono entrambi stati concessi nell'ultimo anno. A questi si aggiungerà presto il rinnovo a 4 milioni di Gianluca Mancini. E la coda di agenti in fila davanti a Trigoria in cerca di un nuovo contratto milionario non è certo esaurita, anzi. I risultati però dicono senza appello una verità assoluta: quei soldi sono spesi male. Tutti, indistintamente.
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Novanta milioni, otto acquisti e solo tre titolari
Certo la situazione di oggi è anche frutto di scelte discutibili, quantomeno. Perché regalare Dzeko a un'Inter che aveva appena incassato 115 milioni di euro? Perché regalare Pedro alla Lazio? I gol di entrambi sono la macchia di vino sulla tovaglia bianca imbandita dal general manager Pinto. Che al contrario quando c'è da prendere, non bada a spese. Dopo tre mercati il conto parla di 8 calciatori acquistati (o presi in prestito) spendendo più di 90 milioni, ma pescando appena tre titolari: il portiere Rui Patricio, il centravanti Abraham, più Sergio Oliveira per ora a Roma soltanto in prestito gratuito. Al contrario, Reynolds è già stato bocciato senza appello, mentre Shomurodov dopo Roma-Juve di inizio gennaio - quando Mourinho, senza nominarlo, ha criticato aspramente il suo atteggiamento in campo - ha collezionato solo un paio di apparizioni marginali, restando in panchina sia nello 0-0 col Genoa, sia nella sconfitta di San Siro. Un capitale da 18 milioni in fumo, o quasi. Il processo di scrematura, di selezione per sottrazione, continua. Ma alla Roma, oggi, serve anche aggiungere qualcosa: qualità, furore, orgoglio, tutte doti di cui sembra aver scelto di fare a meno.