Li odio dal profondo perché rappresentano la parte oscura della mia città, quella per la quale mi vergogno di essere romano. Sono sboroni, cafoni, spocchiosi, vigliacchi, melliflui, arroganti e sono tutto quello che di negativo possa essere accostato alla cultura romana.
Ogni loro gesto, ogni loro pensiero, e' intrinsecamente unto di quella vanagloriosa superbia che li ha portati a festeggiare coppe e scudetti prima di vincerli, salvo poi, sul campo, prenderlo regolarmente e puntualmente tra le natiche.
Sono un laziale della generazione anni 80, di quelli che a scuola era perennemente circondato da queste orde di barbari, che tentavano di percularmi con la mia Lazio che languiva in serie B mentre loro a parole si sentivano padroni del mondo.
E' in quegli anni che si è forgiata in me la mia lazialita' perché, come dico a mia figlia nella vita ognuno sceglie di essere tifoso di qualche squadra tranne che della Lazio: è la SS Lazio che sceglie i suoi tifosi; essere della Lazio non e' una scelta ma una vocazione.
Oggi li vedrò, vedrò nuovamente da vicino la loro boria, e mi disgusterò nel sentire i loro stupidi canti e il loro trasudare cafonaggine anche nei piccoli dettagli, ma vedrò anche la loro paura, perché noi incarniamo i loro incubi più terribili, siamo il loro grillo parlante che gli ricorda puntualmente che non valgono un cazzo e che nella loro vita saranno sempre e comunque secondi.
Oggi, comunque andrà, noi abbiamo sempre e già vinto.
Noi siamo della Lazio e voi non siete un cazzo.