Premetto che sono favorevole a qualsiasi tipo di sfottò quando c’è di mezzo il derby, purché sia fatto all’interno del raccordo anulare della goliardia e mantenga un minimo di rispetto per la controparte, anche quando non lo merita. Loro si meriterebbero gavettoni di catarro e merd.a, ad esempio, ma chissà ci arriveremo, forse un giorno. Tuttavia sono decenni che il derby e il post-derby ci viene raccontato diversamente, e la differenza la fa il risultato. Dipende chi lo vince.
Mi ricordo il derby vinto 3-1 col gol di Di Canio (quello di "paolè te vojo bene, paolè"): nei giorni successivi montò la polemica perché Di Canio uscì dal campo facendo il segno del 3.
Mi ricordo un altro derby in cui fu fotomontato, fotoshoppato e fotogrammato un gesto di Radu, segmentato in slow motion che costò la squalifica al rumeno.
Ma di esempi ce ne sono parecchi. Succede ogni volta che la Lazio vince, con l’eccezione del 26 maggio perché sia le merde che tifano che gli zerbini che scrivono erano troppo occupati ad amministrarsi l’estrema unzione a vicenda.
Mi ricordo persino i grotteschi depistaggi sul gol di Klose di Lazio-riomma 3-1 quando secondo loro Candreva non aveva crossato ma aveva tirato e quindi Klose fu fortunato perché il terreno bagnato e bla bla bla.
Ogni volta che la Lazio vince il derby, si trova un motivo, un gesto, una frase che sia utile a spostare l’attenzione dal risultato.
Vabbè.
Per quanto riguarda Ieri, sorvolo sulle magliette di titty che ormai è diventato una mascotte testimonial dell’obesità (essendo a favore dell’omofobia, lo sarà anche per l’obesità, il diabete mellito e l’impotenza) perché sinceramente fanno gioco a noi. Uno come titty che prende per il c.ulo Lotito perché parla troppo e a vanvera dà la misura del vuoto pneumatico che alberga in quel cervello da coatto milionario. Ma comunque pur nelal loro ridicolaggine fanno parte di uno sfottò accettabile (se si è sotto i 9 anni di età, ovvio)
Venendo al punto: se la Lazio avesse vinto il derby e il gesto del dito medio lo avesse fatto Biglia (non dico Mauri, perché in quel caso sarebbe stato un segnale in codice per uccidere il presidente dell’Uganda), quale sarebbe stato il tono degli articoli oggi? Quali le domande? Le didascalie? L’epicentro della discussione?
Da un’altra parte va in scena un emblematico Bignami del proverbio “chi mena per primo mena due volte”. Dopo la sbruffonaggine e l’arroganza mostrata in conferenza stampa da Garcia, a Pioli viene fatta la domanda a trabocchetto a caldo, lui risponde con sufficiente stile, e il violinista cornuto lo addita come ‘rosicone’ per poi venirci a parlare di show, strategia e menate varie. Nell’osannante silenzio degli scrivani.
Tutti zerbini. Nessuno che stigmatizza De Rossi, nessuno che stigmatizza Garcia. Se non con timidi giudizi negativi pacati fatti a latere. Niente titoli, nessuna morale, nessuna indignazione.
Quando la rioma vince, è per merito. Sempre. E gli sfottò sono sacrosanti, come gli insulti e i gestacci.
Quando la Lazio vince, l’attenzione viene spostata altrove, spesso anche su quello che si fa sugli spalti. Si contano i rutti, le scoregge e le cicche buttate.
Colpa della comunicazione della Lazio? In parte, perché siamo carenti e ancora aspetto una strategia che affronti questo problema. Ma non è che è colpa di Lotito se i giornalisti usano la malafede al posto dell’inchiostro.
Io userei i carrarmati contro queste persone, le farei strisciare in qualche viottolo fangoso a chiedere l’elemosina.
Perché poi sentir parlare di violenza, fare i moralisti col ditino alzato, fa molto molto schifo.
E siccome la situazione ha superato da tempo il livello di guardia, sarebbe il caso che i vari jacobelli, de paola, mensurati, sconcerti, cieri, e se volete ve faccio tutta la formazione, cominciassero di loro spontanea volontà ad usare la par conditio.
Perché sennò il matto se trova sempre.