Il calciomercato, nostro come di tutte le altre squadre, è una partita a scacchi, anzi una serie di partite a scacchi, volte alla finalità di rafforzare la squadra nell'ambito delle possibilità economiche. Si gioca su due piani paralleli, quello della comunicazione e quello tecnico. Il nostro mercato specifico, inoltre, soffre di particolari considerazioni emotive (non ingiustificate), dettate dalle esperienze pregresse, che lascia il tifoso poco fiducioso sulle reali capacità della società di effettuare un corretto rafforzamento.
Su questo, da parte nostra, si impiantano una serie di ansie, rabbie, pretese alle volte totalmente irrazionali. Noi vorremmo avere una corretta informazione sulle trattative in corso. Ebbene, la corretta informazione non solo non è possibile, ma non è nemmeno auspicabile. Noi, che non siamo dei bambini, quando arriva il calciomercato diventiamo tutti poppanti. Leggiamo, interpretiamo, ci arrabbiamo, di fronte a cifre chiaramente fasulle. C'è una differenza di un milione tra domanda e offerta? Ma chi lo dice? Da dove ci arriva questa informazione? Se fosse vero, sarebbe un'arma potente a disposizione di ogni venditore. La spinta della folla potrebbe portare chi compra a fare uno sforzo in più perché l'acquisto si compia, e al contrario talvolta l'ansia di liberarsi di un giocatore diventato scomodo potrebbe spingere la società a venderlo a prezzi di saldo pur di non averlo più tra i piedi. Oppure di tenere ad ogni costo un giocatore che sarebbe vendibile proficuamente (tecnicamente ed economicamente) perché ciò potrebbe procurare un danno di immagine.
Si parla di soldi, però, non di figurine. Lo sappiamo benissimo che le informazioni possono provenire agli esperti di calciomercato da parte dei procuratori, interessati a monetizzare il più possibile, oppure dalle società stesse, che alzano polveroni su trattative mai esistite realmente per celare i propri veri obiettivi. O dagli stessi esperti, che sparano notizie a costo zero per rimpinguare giornate morte e tener desta attenzione e clic sui propri siti. Personalmente le informazioni ufficiali sulle trattative (come le nostre su Astori e DV) mi insospettiscono. Mi sanno tanto di depistaggio. Magari mi sbaglio.
Non parliamo dei mercati di quelli che vanno, cacciano 25 milioni per un giocatore e se lo portano a casa. Quelli fanno mercato coi soldi di banche, Sabatini è un genio perché è facile fare il diversamente eterosessuale con il deretano altrui.
Ma allora noi che possiamo fare? Nulla, sembrerebbe, se anche pretendere di essere informati può essere nocivo. Io sono come tutti gli altri, mi agito, sto in ansia per i centrali, premo in continuazione F5 nella speranza di leggere un benvenuto ad un nuovo giocatore. E - come tutti - vigilo. Mi auguro che ci sia un progetto tecnico dietro, che non si acquistino giocatori in saldo all'ultimo momento, che si acquistino per tempo i giocatori giusti che - spero - siano stati individuati, al di là dei nomi che girano (o anche quelli, perché no?).
La sfiducia è palpabile, e anche giustificata. Ma non sulla base di quello che sentiamo in giro, quanto perché troppo spesso ci siamo resi conto che al di là del giustificato polverone c'erano carovane che si allontanavano, e non contratti già firmati. Però la trovo eccessiva, specie per la nostra incorreggibile svalutazione dell'erba di casa nostra. Il progetto giovani non è aria fritta. E' una realtà. Avere giovani forti, coltivati a prezzo zero, è oggi condizione essenziale sia per rafforzare la rosa senza acquistare mezze figure, sia per fare cassa. E - questo occorre concederlo - ci pone in prima linea in Italia. Se hai giocatori forti della cantera (termine orrendo, chiamiamolo vivaio) poi ti puoi permettere un acquisto monstre. Se lo scopo è quello del rafforzamento, li coltivi e poi li vendi a dieci volte quanto hai speso. Tanto se arriva un Manchester City che vuole Keita, non ci sono cazzi, quello se ne va. Ma ci rifai mezza squadra.
L'unica cosa che possiamo fare è stare tranquilli, continuare ovviamente a giocare con le figurine come facciamo (è il principale divertimento dell'estate), vigilare, magari facendo pressione sulla società, ma senza mettere il coltello dalla parte del manico in mano a venditori che altro non aspettano che prenderti per il collo, e sperare che dietro a tutto ci sia un progetto tecnico all'altezza. Che Dio ce la mando bòna (e senza mutande). E che ci mandi - per sovrapprezzo - due centrali.