Anni fa i grandi allenatori(Nereo Rocco, Vinicio, Trapattoni, Mazzone...e tanti altri....) fungevano anche da Tutor o Maestri dei giovani promettenti giocatori che si affacciavano in prima squadra, talvolta divenivano dei veri e propri secondi padri, che ne gestivano, oltre che la crescita calcistica, la maturazione umana, proteggendoli ma anche riservando loro una severità particolare al solo fine del processo di maturazione, allontanando in essi manie di protagonismo o altri pericoli che ne potessero danneggiare l'integrità.
Oggi queste figure sono venute meno perché l'aspetto dello sport collettivo è diminuito, oggi il calcio è sì un gioco di squadra, ma solo perché si gioca in quel modo, ma è molto frequente che fa parte di una squadra finalizza il proprio rendimento e comportamento a finalità di sviluppo di carriera individuale, economica e sportiva, per cui il senso di appartenenza, talvolta sbandierato in maniera esagerata, passa assolutamente in secondo piano; non esiste la sfida sportiva, per cui un Ancelotti non accetterebbe mai di allenare un club emergente, una bella favola sportiva, il giocatore ambizioso sceglie questa o quella squadra solo in ottica di crescita individuale, non sposa la causa del club, è LA SQUADRA CHE DOVREBBE VENBIRE PRIMA ed invece non è più così: Cataldi va al Genoa non perché si trova male nel gruppo o perché la squadra vada male o vive male in Città (lui è romano e laziale....), ma perché per la SUA (ECCO CHE PREVALE L'IO) percezione di crescita INDIVIDUALE passerebbe per un altro club, club di cui al calciatore in questione interessa meno di zero, poteva chiamarsi Chievo, Empoli o Genoa, nulla sarebbe cambiato, a lui interessa che possa giocare, avere un allenatore funzionale e basta....queste perché la sua progressione di carriera lo necessiterebbe.....INQUIETANTE, almeno per come vivo e penso il Calcio io.
A capo di questa nuova visione e condizione dei calciatori ci sono i procuratori, o meglio agenti dei calciatori, oggi professione liberalizzata, per cui una Wanda Nara gestisce e cura gli interessi del suo compagno....la cui etica sportiva è ai minimi termini, per lo più i nuovi agenti hanno zero remore, a loro interessano solo i soldi delle commissioni previste nei contratti di vendita o nei rinnovi contrattuali, e per arrivare a ciò non lesinano di far credere al giovane calciatore di essere più bravo di quello che è, di denigrare l'allenatore che lo tiene in panchina, lo convincono con promesse di guadagni e palcoscenici d'oro....e spesso fanno fare al ragazzo scelte sbagliate (ricordate Diakitè....).
La scelta di Cataldi è inquietante per varie cause, la prima è che avviene a gennaio, nel bel mezzo del campionato e della stagione, con la squadra, IL GRUPPO, di cui lui faceva parte, che aveva ed ha obiettivi e d ambizioni, e lui, per la sua personalissima carriera abbandona nel mezzo del cammino....NON GLI INTERESSE CONTRIBUIRE AGLI OBIETTIVI DEL GRUPPO, LUI VUOLE CRESCERE INDIVIDUALMENTE....e questo che inquieta di più, e parliamo di un ragazzo di Roma e cresciuto nella Lazio, che quindi dovrebbe avere un forte senso d'appartenenza....non è un caso se sia andato altrove....e non illudiamoci, difficilmente Cataldi avrà un ruolo nella Lazio, l'esperienza di Genova servirà a capire se è un buon giocatore o no, più che altro in ottica mercato, la Lazio, Tare ed Inzaghi hanno percepito e compreso che si trovano di fronte ad un giovane giocatore che ha fatto prevalere L'IO alle logiche di gruppo....alla Lazio tornerà ma solo di passaggio, se facesse bene nel Genoa rientrerà in qualche operazione di mercato con il club di Preziosi.
Buona Carriera Danilo !!!