La sovrapposizione della categoria di destra a quella di fascismo nell’Italia repubblicana è stata il PROBLEMA, causa di ambiguità e di mancate rielaborazioni del passato e della memoria storica. Fin dalla costituzione del Movimento sociale nel ‘46. Ne paghiamo ancora il prezzo, lo stiamo vedendo, e continueremo a vederlo. La destra italiana, diversamente dalla Germania (vabbè adesso c’è l’Afd per non parlar d’altro), non ha mai preso le distanze dal fascismo. Fini fece questa operazione ma legata fondamentalmente alla lettura della fase dei primi anni Novanta e della nascita del centrodestra berlusconiano. Mai, però, sono stati troncati i legami, le connivenze, le alleanze tra parte della destra “moderata” e di “governo”, da un lato, e l’estrema destra. Per non parlare degli intrecci tra pezzi dello Stato e neofascisti. Stragi, bombe… Non è un caso, che il termine “fascismo” venga ancora inteso parzialmente come sinonimo di “destra” o come tratto caratterizzante alcune forze politiche (Salvini e Meloni): un po’ perché effettivamente i partiti della destra italiana pescano ancora nel repertorio xenofobo autoritario e corporativo del fascismo; un po’ perché gli stereotipi razziali e antidemocratici sono sedimentati nel senso comune quotidiano. La destra italiana non ha mai cantato Bella ciao. La destra italiana vive il 25 aprile come festa di parte. La destra italiana, in buona parte, non si identifica con la Costituzione nata in montagna. Ecco perché stiamo ancora qui a gioca’ co’twitter per spiegare che l’antifascismo non è una posizione politica tra le altre, ma il fondamento del nostro (con)vivere civile. La nostra religione civile