Mi viene una riflessione dopo 130 pagine: il dopo-Reja ha sempre più un sapore metafisico. Chissà cosa ci sarà dopo di lui... chissà se ci sarà un dopo-di-lui.
Chissà se esisterà ancora il calcio, o se dopo di lui non avrà più senso giocare a pallone, perché il pallone non sapremo più che cosa sarà.
M'immagino Reja che dà le dimissioni per la trentottesima volta, dice "Presidente, non ce la faccio a lavorare così", e il figlio centoduenne di Lotito che per stanchezza (ma sì) le accetta.