Stamattina ho aperto il forum senza molto entusiasmo, più rilassato forse (ma non completamente, ancora), ma con un retrogusto amaro.
Nel farlo ero convinto di trovare un topic del buon Kalle, un topic come questo.
Anzi me lo sarei aspettato più sferzante e “chiuso” verso la comprensione di quello che era successo a latere del risultato di ieri sera.
Invece nel sua disanima amara ho visto con piacere che veniva coinvolta ogni parte in causa, squadra e società in primis.
Ed a fronte di questo c’è poco da aggiungere.
Andiamo con ordine.
E’ dalle 19:00 circa di ieri che ho un mal di testa lancinante, quasi un presagio.
Ho ascoltato, distrattamente, il secondo tempo della partita, per scelta.
Il nostro campionato era finito alle 16:45, con l’1-1 di Atalanta-Bologna.
Quello era l’unico appiglio per considerare la sgambata di ieri sera come una partita di calcio o perlomeno per darmi l’interesse a seguirla.
Sarò strano, ma quando seguo la Lazio lo faccio per vederla vincere.
Se, come ieri, la vera vittoria stava nella sconfitta il mio amore per questi colori mi spingeva inesorabilmente all’indifferenza.
Chi ha memoria di qualche mio post della scorsa settimana sa benissimo che avevo spinto affinché, sul campo, il risultato fosse questo.
Per spirito di auto conservazione, di appartenenza alla città almeno quanto alla mia fede Laziale.
L’amore per la propria squadra è paragonabile all’amore per una donna, per certi versi.
Quando vieni tradito dalla donna alla quale hai dedicato la tua esistenza la reazione può essere anche scomposta, perfino violenta (nei limiti).
Puoi arrivare ad offenderla, a tirarle addosso quello che ti capita tra le mani, a rinfacciarle cose che nemmeno ricordavi che avesse fatto o detto.
Ma l’amore non è un interruttore che accendi o spegni a piacimento, anche di fronte al colpo più basso.
Non penso che esista affronto così grande che ti possa portare a consegnarla a qualcun altro per violarla ed umiliarla sotto i tuoi occhi.
Ed in ogni caso il tuo istinto dovrebbe portarti a coprirli, gli occhi, non a gustarti lo spettacolo con un sorriso che va dal sornione allo sguaiato.
Io ieri sera gli occhi li ho chiusi, le orecchie le ho tappate ed spento il cervello per non elaborare quello che stava succedendo.
Il male era necessario, infierire su noi stessi no.
Se io fossi stato lì, o davanti il televisore, l’istinto primario sarebbe stato quello di ascoltare la vocina che mi arrivava dal cuore e che mi diceva che quell’essere buttato in un angolo, nella polvere, ed umiliato dal potente di turno (una specie di “ius primae noctis”) era la stessa donna, cosa o ideale, che il mio cuore lo aveva fatto battere e, nonostante tutto, continuava a farlo.
E l’avrei preso in braccio e portato via da quello schifo.
Prendetevi lo scudetto, il potere, i trionfi ma la mia dignità e la mia passione risparmiatela, per favore.
L’Inter ha vinto e lo avrebbe fatto comunque.
Quell’altri non vinceranno, molto probabilmente, e questo sarà un sollievo.
Ma io non esulto nel vedere umiliare i miei colori.
Io non lecco chi è adibito ad umiliarli per completare un disegno più grande di noi.
Il mio compito, se sono lì, è di assistere, in silenzio, a qualcosa più grande di me, ed alla fine prenderla in braccio e curarle le ferite.
Se non sento di dover fare questo, al supplizio non assisto e le ferite me le lecco da solo… più “sollevato” ma comunque ferito, quasi a morte, come dice il buon Kalle.