Sarà vero?
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Fare i conti in tasca a qualcuno non è mai bello, ma in alcuni casi è necessario. Se quel qualcuno, poi, si vanta sempre in giro di essere ricco da far schifo ed è per giunta l’azionista di maggioranza della Lazio, fargli un po’ di conti in tasca è quasi doveroso, perché il suo destino economico è legato a doppio filo a quello della società. E viceversa. Basta ricordare che cosa è successo in passato alle società i cui proprietari sono caduti in disgrazia, per capire che c’è da drizzare le antenne quando scatta l’allarme rosso.
Claudio Lotito da anni fa di tutto per dare di sé l’immagine di un “Paperon de Paperoni” che guarda tutti dall’alto in basso, magari dalla villa arroccata sulle montagne di Cortina, quella da cui si vanta di tirare le palle di neve in testa ai Benetton. Quella che in ogni discorso vale sempre di più, addirittura 70 milioni di euro in una famosa intercettazione con l’ex prefetto di Roma. Ma nonostante gli sforzi fatti in questi anni, l’immagine dell’uomo così ricco da considerare quasi carta igienica i milioni di euro che potrebbe fruttare la vendita della Lazio, da un po’ di tempo a questa parte non se la passa affatto bene. E come lui, chiaramente, anche la Lazio.
Un paio d’anni fa, in un articolo in cui accostava il suo nome a quello del faccendiere Flavio Carboni, dal titolo “Lotito al tramonto”, l’Espresso lanciò l’allarme, parlando di un impero traballante, con una situazione debitoria che aveva superato i 150 milioni di euro (
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/lotito-al-tramonto/2120185). Articolo mai smentito. Era la fine di gennaio del 2010 e da quel periodo le cose sono addirittura peggiorate. Lotito ha perso appalti importanti come quello per la pulizia dell’Aeroporto di Fiumicino. E non solo quello. A farne le spese, sono i dipendenti (a progetto, sia chiaro, visto che le cooperative non assumono a tempo indeterminato ma solo a seconda degli appalti che si aggiudicano) delle ditte di Lotito, come quelli della Snam Lazio Sud e Linda srl, le due sue società che fino alla scorsa primavera gestivano l’appalto delle pulizie all’interno dello scalo romano del Leonardo Da Vinci. (
http://www.ellenico/contenuto.php?idContenuto=27628) e che hanno preso d’assalto Villa San Sebastiano perché da quasi sette mesi sono in attesa della liquidazione.
A peggiorare il tutto, poi, c’è la crisi in cui versa la Regione Lazio, che da mesi non paga le società che si sono aggiudicate gli appalti della Sanità, così i dipendenti di Lotito che lavorano all’Ospedale Sant’Andrea, ad esempio, sono al terzo mese senza stipendio. Da anni Lotito usa la Lazio per rimpinguare le casse delle sue aziende (3 milioni e 274.000 euro solo nell’ultimo bilancio in favore di Bona Dea, Gasoltermica, Roman Union Security e ora anche Salernitana), ma ora anche le casse della Lazio sono vuote.
Che fossero vuote lo si era capito già ampiamente quest’estate, quando in assenza delle entrate programmate per le cessioni eccellenti (Zarate, Floccari, Foggia e Carrizo rispediti alla base dai vari prestiti senza incassare un euro), la Lazio non si era potuta permettere di acquistare neanche un Yilmaz qualsiasi a 5 milioni di euro di clausola rescissoria. “La Lazio non ha bisogno di vendere per acquistare, la Lazio può comprare chiunque”, ripete come un disco rotto Lotito per difendere l’immagine di Paperon de Paperoni de noantri, ma la realtà è che in questo momento Lotito assomiglia più a paperino che allo zio ricco sfondato. Le entrate della Lazio sono crollate (nel passaggio da Puma a Macron, ad esempio, la società incassa la metà rispetto ad un anno fa), i milioni di dollari dello sponsor annunciato tardano arrivare e senza gli anticipi dei diritti tv è venuta meno la liquidità necessaria per far fronte ad un monte ingaggi cresciuto dai 51 milioni di euro dello scorso anni ai quasi 64 di quest’anno. Ci sono giocatori che da luglio al 31 ottobre non hanno visto un solo euro di stipendio. I procuratori chiamano allarmati e a tutti viene detta la stessa cosa:“Dovete avere pazienza, stiamo aspettando i soldi dei diritti tv”… Stesso discorso anche agli agenti FIFA che chiamano per reclamare i soldi di parcelle mai saldate.
E’ chiaro che stiamo parlando di gente che non fatica certo ad arrivare alla fine del mese, come invece succede purtroppo ai lavoratori del Sant’Andrea o a quelli che lavoravano a Fiumicino, ma l’allarme rosso è scattato. Anche perché nessuna delle iniziative editoriali messe in piedi e sbandierate negli ultimi tempi hanno portato nelle casse della Lazio le entrate sperate. Rivista, radio e tv, hanno numeri quasi ridicoli di vendita e di ascolto e al momento sopravvivono grazie ai soldi che versano le sezioni della Polisportiva. Sì, avete letto bene. Gli sport “poveri”, stanno in pratica sovvenzionando le attività di quella che è sempre stata la società “ricca” della Polisportiva. Contratti da circa 800-1000 euro al mese con la promessa di dare visibilità alle varie sezioni sulla rivista, in radio e sul nuovo canale a pagamento di SKY. Promessa spesso e volentieri non mantenuta, al punto che molte sezioni della Polisportiva sono scese sul piede di guerra e nell’ultima riunione hanno posto il problema anche al presidente Buccioni. Insomma, si va in casa dei “poveri” per far sopravvivere i “ricchi”. O meglio, i finti “ricchi”. Ma se poi qualcuno invita Lotito a trovare un socio oppure a passare la mano a qualcuno con più disponibilità economiche, scatta il disco dello zio Paperone, quello dei milioni che potrebbe fruttare la vendita della Lazio considerati né più né meno che carta igienica. Perché l’importante è “apparire ricchi”. Soprattutto in una città come Roma dove l’immagine è tutto, dove l’apparenza è più importante della sostanza. E su questo l’omo-Lotito campa. Da anni…
Stefano Greco
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