Stranamente il film è stato accolto benissimo quasi ovunque tranne (in parte) in italia, chissà come mai.
Avete letto questo articolo?
Perché «La Grande Bellezza» piace tanto agli stranieri (e lascia perplessi alcuni italiani)?
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Perché offre un’interpretazione di Roma e dell’Italia. Ma ogni italiano ha la sua, e guai a chi gliela tocca.
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Perché fornisce un riassunto. Utile, come tutti i riassunti. A chi conosce l’argomento da sempre, però, può apparire semplicista.
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Perché è un riassunto pietoso e spietato. L’immagine di Roma offerta da Sorrentino è, insieme, decadente, commovente e severa. Compassione e condanna insieme: per qualcuno di noi, è troppo.
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Perché è una lunga citazione: di Fellini, Flaiano, Pasolini, De Chirico e altri. Evocativo!, gioiscono gli stranieri, che trovano punti di riferimento. Ripetitivo!, bofonchiamo diversi connazionali, per cui il passato remoto è sempre meglio.
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Perché rappresenta un’Italia sensuale: colori, sapori, odori, luci. Il nostro Paese è visto nel mondo come la palestra della sensibilità, un concentrato di emozioni, il raduno mondiale delle tentazioni. Noi siamo quello che altri vorrebbero essere, almeno talvolta: e non osano.
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Perché spiega come la (grande) bellezza possa diventare una (grossa) zavorra. Ma anche una via d’uscita. E’ difficile condurre una vita come quella di Jep Gambardella, a Zurigo. Rientrando alle cinque del mattino, un sessantenne troverebbe solo sguardi di disapprovazione: non una sorpresa dietro ogni angolo (e una quarantenne nel letto).
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Perché dimostra come in Italia dietro ogni debolezza si nasconda una qualità, e viceversa. Il personaggio di Sabrina Ferilli, spostato da via Veneto (Roma) a St Pauli (Amburgo), perderebbe cinque chili e tutta la poesia.
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Perché quei personaggi eccessivi, incerti, ansiosi, eccitati e umorali sono fondamentalmente umani. E l’Italia è «the land of human nature», come scrisse un viaggiatore americano negli anni Cinquanta. Roma, ovviamente, la sua capitale.
Beppe Severgnini