Ieri sera ho assistito a "Torneranno i prati" di Ermanno Olmi. Io non sono bravo a fare un'analisi di un film... posso dire che è un film difficile, non perché sia complicato, tutt'altro ma perche il senso di angoscia dolore ed in parte di colpa ti accompagnano per tutta la sua durata, e soprattutto anche dopo. È ambientato in una non identificata trincea sull'altipiano di Asiago nell'inverno del 1917 e offre il terribile spaccato di vita al suo interno. Il film dura "una notte", condensata in un'ottantina di minuti scarsi che sembrano interminabili e danno l'idea della mostruosa condizione di vita di soldati, per lo più gente del popolo, mandati allo sbaraglio, fermi a poche centinaia di metri da altri soldati come loro, ma austriaci. Durante la proiezione, nonostante le molte e lunghe scene di silenzio, l'angoscia e la paura sembrano farti essere all'interno della trincea col terrore che possa succedere qualcosa da un momento all'altro, come un bombardamento o come l'ordine di un assalto, spesso e volentieri "suicida". La speranza e la forza per quegli uomini era legata ad immagini o lettere dei loro cari ed alla natura, come fissare la luna o un semplice albero, per provare a sgombrare la mente, almeno per qualche istante dalle brutture della guerra. È un film che parla di uomini, di persone normali, gente del popolo, la truppa, che probabilmente, per la prima volta nella storia dell'umanità è in contatto e condivide stessi luoghi e destino con la borghesia, gli ufficiali.