"Il ministero della suprema felicità" di Arundhati Roy.
Mi ero perso "Il Dio delle piccole cose", con molta curiosità addosso per quanto concerne la scrittrice in questione. L'ho acquistato a scatola chiusa, un paio di mesetti fa, e mi sono deciso a intraprenderne la lettura da un paio di settimane.
Sono arrivato a circa metà della storia, quindi posso tracciarne un primo giudizio: molto - forse troppo - concentrato sulle trame secondarie. Apprezzo leggere le sottotrame in una qualunque narrazione, che considero altrettanto importanti rispetto alla principale, ma lei ne fa un uso spropositato. Divaga davvero troppo, al punto tale da proiettarti in un mondo che non c'entra più nulla con quello dipinto all'inizio della storia. Ciò detto, e malgrado questo particolare non insignificante, per ora è stata una lettura interessante. Il linguaggio è molto ricercato - con parole straniere che magari devi anche googlare per comprendere appieno - e le metafore sono uno dei punti di forza della narratrice. Il personaggio principale, sebbene non sempre al centro della storia, è ben congeniato, e il suo stato d'animo varia man mano che si procede con la narrazione. Fin troppo curati, invece, personaggi secondari (mooolto secondari) che spariscono poi dalla trama come se non ci fossero mai stati.
In definitiva, una lettura non banale né distensiva, che si lascia comunque apprezzare anche nella sua ridondanza. Quando terminerò il libro ne darò magari un parere più completo.