mi fanno cacare.
Non perché sono pop, non perché non sono i Led Zeppelin, ma proprio per la retorica sulla "musica suonata" che si portano dietro.
Se devo andare su artisti giovani il nome è uno: Chadia Rodriguez.
Con tutto che a me la trap non piace è una grandissima.
E riporto il post di un mio amico musicista che spiega perfettamente il perché i Maneskin mi fanno cacare:
Mi ritorna oscura questa nuova onda di professionisti o militanti del settore musicale che in un'aura di misticismo a multipiano, si trincerano dietro un "non mi piacciono ma..." nel tentativo di uscirne democratici, illuminati e comprensivi.
La mia è una generazione di musicisti, mitomani, aspiranti e presunti tali che hanno sempre vissuto sin dall'adolescenza (per la maggiorparte) il successo e il mainstream come un'onta, come un peccato originale, una roba orrenda perseguita solo dalla musica brutta che ci faceva molto schifo.
Piuttosto che fare successo e aspirare a realizzarsi nei canali destinati al pubblico generalista, preferivano gli stanzoni zozzi, massimo 20 persone appiccicate e prendere la tubercolosi e la sifilide.
Indubbiamente è tutto cambiato: i ragazzetti aspirano tutti al pop e alla visibilità e da una parte menomale perché il principio che ci condanna all'eterno odio per il successo e per "i follower" è probabilmente lo stesso germe di autodistruzione e lamentela che ci fa campare maluccio, usando spesso l'ironia (quando non la retorica atroce) come ultimo rimedio per non ammazzarci, quindi viva i pischelli e le pischelle che si godono il fare musica come ascensore per il benessere e che apertamente aspirano al successo perché essere riconosciuti bravi dalle folle, a quanto pare, è una cosa gratificante, perquanto il mio senso ortodosso e francescano delle arti mi vieti di comprenderla come tale.
Detto questo, noi che abbiamo l'immane colpa di avere superato i 35 anni, siamo destinati nei fatti ad affiliarci ad un mondo musicale che si rinnova con difficoltà ma che bene o male è l'unico che ci porti un determinato tipo di gratificazione sensoriale: penso all'ultimo di Iosonouncane, a Speranza, agli Smile, all'ultimo di St. Vincent etc. e a qualche altra perletta psichedelica e rocchettina di genere, tutta roba molto interessante e di ottima qualità ma che decisamente non è un breakthrough di un cacchio di niente.
I piú voraci non smettono di cercare novità anagraficamente fresche ma c'è poco da fare, per quanto ogni tanto si scoprano cose interessanti anche nel panorama commerciale italiano (Madame, la Rappresentante di Lista etc.) , per quanto mi riguarda, niente supera i 10 o 15ascolti.
Nel frattempo il mondo musicale dei pischelli, come ci confermano tutti i servizi di Studio Aperto, è dominato dalla trap che non se la passa piú tanto bene come qualche anno fa, anche quella ventata di "nuovo genere" è scomparsa e adesso suona un po' tutto uguale ma si sa che la musica che sentiamo con ardore fino a 25 anni ci suonerebbe fantastica anche se fosse un'orchestra di Daniele Santanchè che leggono i Poeti der Trullo con l'accento romano de Celentano.
I generi a cui siamo stati abituati si stanno polverizzando e la loro fine coincide con l'evoluzione di questo mega pop internazionale che ingloba decine di sottogeneri, forse questo impianto è destinato a soppiantare lentamente tutto ed è, a mio avviso, anche un bene.
Il meticciato porta sperimentazione e onestamente credo che i generi puri abbiano pochissimo da dire ancora che non sia già stato detto molto bene, molte volte e in molti modi.
Ora veniamo al discorso principe di questi giorni: in un mondo musicale in rielaborazione non c'è niente di male nell'organizzare una parruccata fuori tempo massimo che ammicchi al glam di 40 anni fa e allo stereotipo ammuffito di un genere defunto.
È chiaro che questa roba sia penetrata bene nella pancia dell'Europa intera, quindi direi Jackpot per tutto il sistema economico e per l'indotto dietro la nascita di questi fenomeni.
C'è questa barzelletta che gira, secondo cui questa sia l'occasione buona per riportare le nuove generazioni verso la "VERA MUSICA SUONATA" che, credo, sia una delle oscenità piú retrograde e detestabili da vecchi scoreggioni che si siano mai concepite, come se esistesse una musica non suonata e come se bastasse una chitarra col distorsore per scrivere i capolavori.
Mi pare di aver chiarito che non ho alcun problema con il pop, neanche con il pop orrendo, neanche con quello proprio basico fatto di bone e boni di ventunanni che cantano stronzate e tantomeno con quello cantautorale dove si citano le cittadine e l'immancabile disagio.
C'è sempre stato e sempre ci sarà, ho sentito e mi fomento tutt'oggi con roba ben peggiore di quella.
Prendo solo coscienza del fatto che NON ESISTA piú un contesto culturale in cui non ci si stracci le vesti di fronte ad una qualsiasi forma di successo, interpretato ormai come valore intrinseco di un progetto, qualsiasi esso sia e che NON ESISTA piú un contesto culturale alternativo al pop (ma comunque di massa) di intrattenimento in cui si valorizzi il senso POLITICO o SACRO dell'arte, che niente ha a che vedere con le canzoni coi testi politici o sacri, per capirci per me il Truceklan è piú politico di Guccini e Lindo Ferretti è piú Sacro di Monteverdi.
Il principio del LOL che ci ha portato a rivalutare la merda ironicamente ha indubbiamente contribuito a far si che anche Sanremo e l'Eurovision siano diventate piattaforme autorevoli e, onestamente, vedere gente come Agnelli, Maroccolo, Morgan, Vasco etc. segarsi a due mani sulla medaglietta di un concorso che è chiaramente la riffa di paese organizzata con molti piú soldi o, ancora peggio, sul fatto che "adesso che abbiamo vinto sí che possiamo spiegare a tutti che non siamo solo pizza e mandolino", trasforma tutto il contesto di macerie e quello che di buono hanno contribuito a fare per la musica italiana, in una definitiva bagarre da caserma, dove la credibilità, l'autorevolezza, la ricerca, la poetica, i contenuti, sono aspetti collaterali in un ambito in cui a quanto pare è il successo stesso a garantire la qualità.
In un mondo antico in cui a Laura Pausini e Ramazzotti si opponeva un sottobosco di contenuti alternativi piú o meno riusciti ma che comunque garantiva una alternativa sistemica ad un jetset massimalista, navighiamo adesso in un pop con un washing di finta inclusività etica ed estetica in cui regna un gigantesco "volemose bene" per potere portare a casa la beneamata pagnotta.
In sostanza, il mercato ha generato un innalzamento dell'asticella della critica sistemica di base e che ha incluso il minimo sindacale dell'alternativismo degli anni precedenti su temi e estetiche ormai già ampiamente accettate dalle generazioni precedenti evche sentendosi già gratificate nello sfintere per queste due regoline infrante, non hanno bisogno di nient'altro per mettersi in discussione, insomma un pop che include il pop alternativo ma senza esagerare.
Quando anche i nomi di quelli che contro questo sistema si scagliarono 25 anni fa, adesso si mettono la cravatta buona per avallare l'esclusivo principio del televoto, del successo di pubblico e delle KERMESSE, non significa che sono cambiati i tempi, significa che sono cambiati i fini ultimi e significa che il titillio profondo del privilegio acquisito e la prospettiva primordiale di "vincere il campionato" ha finito per stuzzicare anche le anime che hanno sempre tenuto a definirsi pure.
Mi avventuro in una metafora calcistica per quanto io ne sappia poco dicendo che per quanto lo scopo finale del calcio e della musica, per molti sia la vittoria, sarebbe bello se per alcuni, ancora, l'importante siano le curve piene, il sudore, i falli di rabbia e il bel gioco.
Se avete retto fino a qua siete degli eroi.