Ciao Vincino
1990, anni del Movimento studentesco denominato "la pantera".
Trasformammo la facoltà di statistica in un eccezionale laboratorio, incontri con urbanisti, con giornalisti di frontiera, con autori di satira e altri che ora mi sfuggono.
Per la satira vennero una volta Disegni&Caviglia e fu un grandissimo dvertimento, proiettavano le loro strisce disegnate su rotoli di carta igienica e le leggevano con commenti improvvisati.
Un'altra volta vennero Vincino e Vauro, insieme. Vecchi amici e compagni di avventure* che in quegli anni si erano allontanati (Vincino aveva iniziato a scrivere su testate "discutibili"), ma che si rispettavano e stimavano enormemente. L'incontro con loro fu meno divertente di quello con Disegni&Caviglia ma più interessante e formativo. Mi ricordo un insegnamento in particolare, scaturito dalla domanda di uno di noi su cosa ne pensassero della satira prodotta dagli studenti della facoltà occupata di architettura:
erano vignette e strisce carine, anche pungenti. Ma si denotava la giovane età di molti degli autori e la loro conoscenza circoscritta delle questioni toccate. Per fare satira (bene, satira graffiante) bisogna studiare tantissimo, conoscere tante cose e conoscerle bene, per mettere in collegamento aspetti paradossali che sfuggono ai più e che invece possono far vedere le cose da angolazioni diverse e significative(*) negli anni 70 e 80 fare satira non era come ora, non ci si arricchiva e non si veniva considerati personaggi di cultura. Spesso si era considerati fancazzisti da cui dissociarsi.
Poi divenne di moda essere "contro", "graffianti", e si accodarono gli stessi che poco tempo prima si scandalizzavano e si dissociavano. Con l'effetto collaterale che la satira ora fatica sempre più ad essere graffiante. Tanto che spesso è strumento di potere invece di essere contro i potenti