Trovo il vostro scambio di opinioni di un interesse magistrale.
Veramente.
Se evitaste di lanciarvi frecce dialettiche avvelenate secondo me potrebbe venirne fuori una cosa estremamente interessante per tutti. Lo dico con sincera e laziale amicizia.
Devo dire che sono molto più d'accordo con con FD che con VVL ma è interessante conoscere un punto di vista come quello dio VVL.
Io purtroppo non sono laureato in scienze poltiche perché me so fatto fregà dal lavoro e dai soldi che m'hanno dato e mi sono fermato a un esame dalla laurea (esame di francese) il che mi cataloga come un cretino patentato. Lo scrivo a futura memoria.
Guarda, sta cosa delle frecciatine reciproche tra me e lui non è iniziata ieri, e non credo sia possibile finisca, comunque, in tutta onestà, la cosa non mi da fastidio, anzi, lo trovo divertente per certi aspetti, però capisco che possa dar fastidio agli altri quindi cercherò di trattenermi.
Il fatto che la letalità della guerra sia sovrapponibile alla concentrazione di capitale e dunque alla capacità di investimento letale da parte degli stati non ti dice nulla?
Che ci sia una necessità intrinseca del capitale di nuovo territorio sia per produrre che per vendere laddove le economie di scala producono una riduzione del profitto unitario non ti dice nulla?
Che le tensioni geopolitiche del 1914 si siano date soprattutto in giro per il mondo coloniale per poi esplodere in Europa non ti dice nulla?
Che l'unico schemino qui presente sia il tuo che parla di sistema stabilito e consolidato sulla base della strettissima finestra pacifica europea post 45 (che in termini storici è un'inezia) non considerando come invece i conflitti sono cresciuti in numero e intensità negli ultimi 300 anni non ti dice nulla?
In cima allo sviluppo di un'arma c'è la deterrenza, e la letalità è data dall'efficacia della stessa.
Dall'altro punto sono aumentate esponenzialmente le misure (medicina per trattare i feriti, addestramento, equipaggiamento) mirate a ridurre le vittime, morti e feriti, prima ti davano una uniforme, un fucile e un cappello di stoffa, ed eri letteralmente coscritto a forza dentro la trincea.
Non puoi dire che nel 700 abbiamo avuto meno guerre, inteso come anni di guerra, rispetto all'800 o al 900, è storicamente sbagliato, sono cresciute le vittime riportate, se si prendono per buoni i documenti di secoli fa, ma che verosimilmente non tenevano conto di non moriva magari sul campo ma due giorni dopo per le ferite, o una settimana dopo per le infezioni.
La differenziale è data dal ruolo dei civili nei conflitti pre-1918 e post-1918 e dall'ovvio aumento della popolazione.
Ovvio il 1918 è una data arbitraria ma è la prima che codifica la partecipazione dei civili nei conflitti bellici nell'ottica della guerra totale, prima era semplicemente impensabile.
Sono quelli che alzano i numeri dei morti, quando prima quasi non c'erano vittime civili nei conflitti militari, eccetto quelle che erano vere e proprie guerre di annientamento, che ci sono state ma non erano certo la norma.
Le guerre si dividono in tre categorie, Supremazia (include installare un puppet, ridurre le forze armate del nemico, etc,etc); Conquista (annettere una parte o la totalità del territorio nemico); Annientamento, questa non richiede spiegazioni, direi.
Le seconde rappresentano la stragrande maggioranza, ma non sono l'unico motivo scatenante.
Sul bisogno di territorio, ehm, no, come documentato e sottolineato da Scramble for Africa di Pakenham una schiacciante percentuale di queste colonie era improduttiva e rappresentava (o ha rappresentato) un costo negativo per la potenza coloniale, basti pensare all'urgenza con cui francesi e britannici desideravano disfarsi dei mandati LoN già nel primo dopoguerra.
Il portogallo mantenne guarnigioni simboliche lungo le coste dell'Africa, ma si rese ben presto conto di non avere le possibilità di amministrare territori tanto vasti, a loro bastava controllare le coste e avere / stabilire contatti locali, e furono infatti tra i meno odiosi nel loro ruolo coloniale.
La VOC che è piuttosto famosa si colloca in una serie di scoperte ed esplorazioni che il fallito, letteralmente, stato olandese del tempo, non avrebbe mai potuto condurre.
Ovviamente il controllo su quelle terre è stato puramente nominale per decenni, la VOC ebbe un momento di prosperità e poi implose sotto il peso dei costi e dell'impossibilità di mantenersi alle dimensioni acquisite, fino a quando venne riassorbita dall'Olanda.
Il colonialismo segue la stessa logica del charterismo commerciale, ma "in negativo".
Il ruolo degli stati assoluti del periodo quello era: "tolleravano il profitto" dei privati laddove riconoscevano che loro non avrebbero potuto arrivarci per scarsità di risorse investite.
Le esplorazioni coloniali infatti non erano ben viste nelle capitali europee, in questo si inseriscono figure come Pietro di Brazzà (da cui deriva la città di Brazzaville), Nachtigal, Cecil Rhodes, vabbeh, ci siamo capiti, queste figure operavano in charter da chi li ingaggiava, potevano essere commercianti, capitani di ventura, armatori o anche pirati.
Cos'è un charter? un charter è un documento che ti autorizza a sfruttare un dato bene (marchio, territorio, materia prima) nel nome del Re che te lo concede.
E perchè si fa un charter? Era qualcosa di simile alle odierne obbligazioni, in un certo senso, tu non sai quanto vale una data cosa finchè non la ottieni, quindi il Re di turno incarica qualcun'altro di usufruirne dietro una % dei profitti in forma crescente per la durata del contratto, quei soldi vengono messi da parte e vengono poi dati indietro quando il charter sarà riacquistato dall'emettitore.
Ovvio che spesso queste erano persone prive di scrupoli etici o morali, di certo non i nostri del 2000, ma è un'altro discorso.
Questo aspetto specifico non ho problema a riconoscertelo come "capitalismo legato al colonialismo", ma rappresenta un aspetto circostanziato alle sole compagnie che effettivamente lo adottavano per quello.
Lo "schemino" è quello che ha prodotto, tra le altre, la famosa trappola di Tucidide, conosciuta da qualunque diplomatico della storia dell'umanità, ed è esattamente quella all'opera tra la forza egemone (uno qualunque nella storia dell'umanità) e una qualunque potenza emergente, o potenza regionale non disposta a sottomettersi.
Se c'è un equilibrio stabile si riducono le possibilità di conflitto, Yalta era "solo" l'esempio storico più vicino, a prescindere dai motivi che guidano tale equilibrio, che sia una sincera soddisfazione piuttosto che la convenienza del commercio o la reciproca paura di distruggersi è irrilevante.
Se avesse avuto successo camp Derby si sarebbe potuto citare quello come un parallelo con il Trattato di Londra che pose fine alle guerre tra Belgio ed Olanda.
Ovvio, non si trattava di equilibrio di larga scala, ma non è necessario lo sia per funzionare.
Oggi questi equilibri non ci sono, o se c'erano si vanno disgregando un po' ovunque.
Si pensava che la visione del globalismo avrebbe rappresentato una misura sufficiente a scoraggiare conflitti, ma il modello sta fallendo per suoi limiti di design e perchè se ne sono lasciate le leve a figure improponibili, macchiettistiche, grottesche e inadeguate.
Il primo degli organismi da far sparire e sostituire con la damnatio memoriae sarebbe l'ONU.