Insomma tutti i discorsi sull'impicciment e il golpe di Mattarella sono andati a farsi friggere: la realtà è che se Conte domenica sera se ne fosse uscito con questa lista il cerino sarebbe finito da subito nelle mani di Salvini.
Resosi conto della caxxata commessa giggino è tornato sui suoi passi e a quel punto il bauscia ha dovuto tornare sui suoi passi (o sui suoi mercati, che dir si voglia) visto che altrimenti la sua impuntatura su un 82n - tra l'altro parecchio compromesso con il "vecchio" estesamente inteso - sarebbe apparsa del tutto strumentale.
Domani per la festa nazionale ci dovrebbe essere la fila sotto le finestre del Quirinale per chiedere scusa al PdR, tanto più che:
<<Se per veto si intende un avvertimento sull’inopportunità di una nomina questo rientrerebbe nelle competenze del capo dello Stato.
Pertini a me pose il veto per la nomina di Clelio Darida alla Difesa»
In realtà sono cadute le tesi opposte portate avanti dal PD e dalla sua fanfara mediatica.
Ovvero che Salvini stava tenendo apposta il punto su Savona per fare retromarcia sul governo coi 5stelle perché s'era reso conto che il programma era irrealizzabile e perché gli conveniva andare ad elezioni subito, vista la grande crescita di consenso descritta dai sondaggi.
Il governo è partito, lui è ministro dell'interno, Savona sta nella squadra di governo dove, volendo, potrà tranquillamente suggerire e portare avanti le sue idee sulle politiche economiche.
Il tutto con il 17% dei consensi, pari pari a quelli del PD e con Meloni ed il Berlusca che hanno dovuto abbassare la testa e fare pippa.
Anzi, sui provvedimenti che saranno in linea con il programma del centrodestra, voteranno pure col governo.
Nel frattempo la borsa sta guadagnando e lo spread sta scendendo.
Punto.
Questo sono i dati.
Infatti, non a caso, James prevede 20 anni di opposizione.
Probabilmente non sarà così ma per il PD è tutta una strada in salita.
E pure ripidissima se poco poco questi fanno uno spoil-sistem pari a quello che si fa abitudinariamente in queste circostanze.