Parlando di massimi sistemi, questa flessibilitá non si combatte con il posto fisso, ma creando posti di lavoro. Il posto fisso, alla lunga, danneggia le aziende che competono con il mondo dove, spesso, il posto fisso non c'é ed il costo del lavoro é molto piú basso (danneggia anche il lavoratore che avendo il posto fisso, non si aggiorna piú e resta lí bello beato a lamentarsi dei tempi che furono, ma questo é un altro problema).
Si combatte creando aziende e posti di lavoro. Se i posti di lavoro fossero piú dei lavoratori disponibili, il lavoratore diventerebbe una risorsa pregiata, non facilmente sostituibile, guadagnerebbe di piú e la flessibilitá sarebbe un valore e non un problema.
questa è pura propaganda ideologica. Favolette distanti dalla realtà.
Spiego il perché:
1) se i posti di lavoro fossero più dei lavoratori disponibili il sistema collasserebbe per un rapido aumento dei salari. Una quota di disoccupazione è necessaria al sistema capitalistico di mercato (terza lezione di economia politica in qualsiasi facoltà a prescindere dal suo orientamento teorico).
In un sistema capitalistico è IMPOSSIBILE la piena occupazione che può essere al massimo un obiettivo a tendere da non raggiungere MAI, nel modo più categorico.
2) seppure le merci (materiali e immateriali) siano vendute sulla base di un valore economico è la domanda a permettere che il loro valore sia realizzato. La domanda può essere stimolata ma non inventata. Pensare che i lavori si creano tipo coniglio dal cilindro è un'altra favoletta ideologica trasversale ai soggetti politici istituzionali, 5S esclusi.
Oggi la necessità non è inventare non se sa come domanda sociale così da creare offerta, ma dividere il lavoro che c'è sulla base dell'aumento demografico.
Quindi lavorare meno tutti, probabilmente producendo meno ma con una qualità maggiore e puntando fortemente sull'innovazione.
Chi dice che la cosa non è sostenibile economicamente non ha visto il margine di profitto realizzato, soprattutto a livello finanziario, in tutti i principali paesi occidentali.
3) A prescindere dai punti 1) e 2) pensare che il lavoro possa divenire una risorsa pregiata, non facilmente sostituibile, a prescindere dalla mansione specifica, solo perché si rifà il trucco, è l'ennesima favoletta.
Se io guido un furgoncino puoi imbellettarla come vuoi, ma quel lavoro sarà sostituibile SEMPRE.
Quindi quel lavoratore va TUTELATO se non si vuole trasformarlo in uno schiavo. Il che significa che il datore di lavoro, se vuole avere uno che porta i furgoni, deve accettare lacci e lacciuoli che gli impediranno di disporre di esso come vuole e che lo costringono a campare sto poro autista fino a che non va in pensione o decide di cambiare lavoro, proprio perché un furgone lo possono portare tutti.
In qualsiasi ipotesi di società che possiamo sforzarci di pensare o attuare una quota parte del lavoro è lavoro ripetitivo e sostituibile. Non esistono società fatte esclusivamente di dirigenti e professionisti e anche se questi sono una prevalente significa che il lavoro sporco è svolto altrove schiavizzando qualcuno che consideriamo "esterno" (postcolonialismo). Quando avremo raggiunto la piena automazione e il comunismo potremo ragionare nei termini di Gio (paradossale eh), fino ad allora no. Fino ad allora ci saranno lavori ripetitivi e lavoratori che li fanno da tutelare attraverso rigidità e garanzie.
Quindi si tratta di essere bravi e buoni, condividendo ogni cosa?
No, molto più razionalmente si tratta di prendere quoti ingenti di profitto e utilizzarle in maniera diversa rispetto all'accumulazione. Con le buone o con le cattive.
Perché la privatizzazione del mondo non è libertà economica, ma esattamente il suo opposto. Almeno per il 98% della popolazione mondiale.