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Quindi ti faccio alcuni esempi:
- il reddito di cittadinanza non è una boutade per far campare dei nullafacenti o per elargire la paghetta ai poveracci. E' uno strumento necessario in un sistema che progressivamente riesce a produrre sempre di più con sempre meno. Ma invece di usarlo per far lavorare sempre meno tutti, lo usa per far lavorare sempre più una quota inferiore, sperando che i nuovi mercati siano in grado di assorbire chi resta fuori. E' semplicemente folle. Tanto che l'unica soluzione reale è abbassare il livello salariale rendendo conveniente ciò che in teoria non lo sarebbe: come ti compreresti una bella giacca ad 1 euro anche se fosse di troppo perché il suo prezzo sarebbe irrilevante, se il lavoro è gratis (stages) o quasi come in molti casi oggi riesci ad aumentare i livelli occupazionali con un incontro d/o drogato sulla pelle dei lavoratori.
Il punto qual'è? Che il reddito non è una paghetta, ma una misura che dovrebbe riguardare tutti proprio grazie agli enormi livelli di produttività raggiunti.
E che le politiche attive dovrebbero essere non una forma di ricatto, ma un modo per sviluppare effettivamente le capacità personali.
Ma siccome ad oggi il workfare è un enorme settore di profitto per un sacco di imprese nell'interposizione di manodopera (ManPower, Adecco, etc) sta cosa non si fa. E infatti cosa ti propone bonomi? Lasciate perdere Anpal e i centri per l'impiego, la ricollocazione fatela gestire a noi!
E ti credo, sai quanto prende un privato dallo Stato per ogni ricollocamento (e soprattutto per ogni mancato ricollocamento) in altri paesi europei? Prende svariate volte un reddito di cittadinanza.
Stesso dicasi per gli altri settori del welfare.
Una cosa l'italiano medio dovrebbe capire con quel poco di raziocinio ancora in sua dotazione: che se i servizi pubblici sono resi una merda, se non si interviene su di essi seriamente, non è per un'innata incapacità del pubblico, che soffre le stesse distorsioni potenziali di tutte le grandi organizzazioni (pubbliche o private che siano).
Ma perché ognuno di questi settori (sanità, istruzione, cura degli anziani, risorse naturali, previdenza, etc) sono un potenziale campo di profitto. Quindi il pubblico non DEVE funzionare perché così ci si possono buttare i privati.
Basterebbe vedere in controluce lo smantellamento di sanità e previdenza sociale negli ultimi trent'anni quali immensi profitti ha generato. E quei soldi, finiti nelle tasche di pochi, potevano essere invece redistribuiti. Non nel senso che davamo tot ciascuno, ma se invece di sottrarli alla circolazione a favore del patrimonio di qualcuno venivano utilizzati in quei servizi stessi oggi quei servizi stavano meglio o peggio?
Quindi certo che tocca prendere decisioni, certo che tocca "muoversi", il problema è che anche in un'ottica di sinistra riformista, senza stare a badare a discorsi troppo radicali, toccherebbe quantomeno cambiare logica nelle decisioni prese.
E conseguire da una logica diversa una diversa narrazione. Sapendo bene che chi finora guadagnava o immaginava guadagni futuri ti farà la vera e propria guerra, simile a quella fatta ai 5S agli inizi, anzi anche peggiore nel momento in cui una proposta politica del genere si dimostrasse effettiva e non una truffa come quella pentastellata.
Bada bene non è questione di competenza, ma di volontà politica. Di campo di battaglia scelto.
La vulgata della competenza, purtroppo, da cui i 5S nascono è purtroppo estesa ben oltre i loro confini.
Il problema dei 5S è che hanno rappresentato le intenzioni migliori con i modi e le convinzioni peggiori. mentre chi aveva convinzioni migliori vive ancora il peso della sconfitta e pensa ancora che reiterare le peggiori intenzioni ma calmierate possa portare quantomeno qualche briciola di benessere diffuso.
Mai ci fu cosa più errata.