Andiamo come promesso allo studio dell'articolo.
Farò notare tutti i salti logici dati per assodati nel nostro modo di pensare e che non lo sono affatto, i quali passando sottotraccia nelle premesse finiscono per costituire una gabbia concettuale attraverso cui scambiamo il dominio (per noi naturale) della nostra civiltà con LA civiltà.
(E guardate che questi film non se li fa Fatdanny qui, è esattamente ciò che notano nei paesi non occidentali e per cui ci ritengono degli ipocriti senza fine)
Ma se la questione morale va facilmente in secondo piano quando si combatte per la propria sopravvivenza.
Prima premessa: Israele combatte per la sopravvivenza, cosa che per quanto criticabile rende comprensibile la reazione.
Attenzione: in termini concreti a lottare per la sopravvivenza è il popolo palestinese viste le condizioni in cui viene costretto. Dire che oggi Israele lotta per la sopravvivenza è ridicolo anche ad essere dei sionisti convinti.
Da notare come il rovesciamento della realtà palesa anche una doppia morale: si perché se questa stessa frase si applicasse a rovescio potremmo dire che dal momento in cui i palestinesi lottano per la sopravvivenza la questione morale va in secondo piano. QUINDI è giustificato, per quanto criticabile, ciò che fa Hamas.
Riassunto:
rovesciamento dei rapporti concreti e
doppia morale.
I passaggi successivi, non attribuibili a friedman ma al giornalista del corriere autore del pezzo, sono un mappazzone per dire "chi sostiene altro è un
TUTTOLOGO (insulto che va per la maggiore dopo la caccia al novax a colpi di espertismo) INCOMPETENTE.
Attenzione: non si colloca Friedman in un dibattito, non si dice che ha sostenuto la guerra di civiltà e la strategia preventiva di Bush, non si dice che è un fanatico del libero mercato USA. Mica come insulto, ma per collocarlo, prendergli le misure.
No, lui è l' ESPERTO, gli altri cialtroni tuttologi
Friedman paragona il massacro compiuto dagli islamisti palestinesi il 7 ottobre a quello subito dai palestinesi laici nel 1982, nei campi profughi libanesi di Sabra e Chatila, quando circa 3.500 persone furono trucidate dalle milizie cristiano-maronite, con l’esercito israeliano che le fece entrare
Come dicevo nel precedente post è fondamentale per la retorica occidentale ridurre la questione ad uno
scontro simmetrico .
Anche con esempi apparentemente pro palestinesi, che sul piano retorico servono a confermarci quanto siamo equi e razionali.
Ma riferirsi al conflitto come fosse simmetrico sarebbe come dire che negli Usa non c'era la segregazione ma un conflitto tra neri e bianchi a causa delle violenze di KKK e black panthers.
Il rapporto sociale concreto viene celato dal semplice confronto militare, facendo passare per scontro tra due pari (anche se non con pari forza) e non uno stato nei confronti di una popolazione a cui non è riconosciuta cittadinanza né autonomia statale.
Salto la parte centrale di analisi delle volontà di Hamas, che mi sembrano condivisibili. Ma attenzione, è proprio questo il punto: il problema con L'Orientalismo non è tanto nel centro del discorso (che se fosse del tutto strampalato non avrebbe alcuna autorevolezza) ma nel contorno che l'accompagna.
Altro esempio:
democrazia vs teocrazia.Ma veramente con quanto successo in Israele negli ultimi mesi sulla riforma della giustizia, con la riforma costituzionale di alcuni anni fa, con i diritti sociali e politici negati su base confessionale, con l'identificazione tra stato d'Israele ed ebraismo, possiamo parlare di democrazia vs teocrazia?
E su quali basi reali? Come si può parlare di democrazia nei confronti di un regime che nega i diritti politici a chi risiedeva sul suo territorio prima ancora che venisse istituito? Perché a me hanno insegnato che non basta il voto a definire una democrazia.
Anche qui si operano forzature abnormi per non dire che c'è stata una confessionalizzazione di un conflitto coloniale/anticoloniale da ambedue le parti. E questo non si dice perché chiaramente vederlo così cambia totalmente i termini del discorso.
Sia perché anche Israele viene investita dal problema teocratico (leggi Lerner a riguardo) sia perché si inquadra la questione originaria in termini genuini, ossia di una popolazione che - a torto o ragione - si è vista istituita uno stato ex novo per una decisione completamente esterna.
Infine la ciliegina sulla torta: cosa ha distratto Israele.
A sottolineare che se Israele era distratta è dovuto alla sua democraticità, quasi un lusso nella sua situazione.
A parte che questa cosa cancella le primavere arabe che hanno attraversato anche la Palestina (ma chiaramente Friedman non si interessa della storicità dei poracci. Gliela nega, in fin dei conti sono arabi nel termine essenziale del termine, inutile soffermarsi sui loro sommovimenti, tanto cederanno sempre e comunque alla pulsione autoritaria, no?)
Ma anche qui ripropone un rovesciamento: se Israele era distratta non è perché si esercitava la democrazia. Al contrario era distratta da un tentativo autoritario pari a quello che quelle stesse forze hanno operato nel campo palestinese foraggiando LORO i fondamentalisti, proprio per le ragioni esposte da Friedman.
Come vedete la questione, anche nelle letture occidentali più illuminate, è di narrazione. Di caratteri assegnati a taluni protagonisti e non ad altri.
Allora sapete che c'è? Che io sul corriere ogni tanto vorrei sentire non l'esperto americano che è stato lì e quindi ne sa tante perché ha visto, ma magari il controcanto arabo, egiziano, giordano, siriano.
Perché sapete, anche loro hanno ESPERTI.
Che però nella nostra visione sono meno credibili, più condizionati dalla loro prospettiva. Io noto questa cosa nel mio ambito specifico come marxista: io sono ideologico, il liberale invece è oggettivo.
Ecco, vale lo stesso con gli "esperti" occidentali e quelli arabi.