interpretazione un po' forzata.
quello che succederà nelle prossime ore / giorni lo sappiamo tutti.
sarà tremendo e agghiacciante.
moriranno a migliaia. uomini, donne, bambini.
e il tutto succederà in un clima da orgia di sangue, perché tutti in israele (sì, ci siamo capiti, non tutti tutti, ma una schiacciante maggioranza) vuole vedere gaza soffrire.
una dichiarazione del genere, solo 2 giorni fa, non sarebbe passata sotto silenzio.
ora israele vuole vendetta. senza tattica, senza strategia. morti morti morti.
quanta cazzo di gente muore senza un cazzo di motivo dio santo. è incredibile.
Il problema è tutto lì. Il motivo c'è ed è enorme. Non si tratta di una posizione, di una visione, di una convinzione. Si tratta di molto, molto di più. Si tratta di fede, di qualcosa che viene prima del sè, della famiglia e dello stato. E' il sacrificio di Isacco, allegoria religiosa raccontata nel Genesi e nel Corano da cui deriva il coraggio dei padri palestinesi di porre i figli come scudi umani all'interno di obiettivi militari esposti al fuoco israeliano e di lasciarli morire, perché il loro olocausto serve alla causa della guerra santa.
Non ho ancora colto nelle diverse analisi l'esatta percezione della quota religiosa di questo "conflitto". Ma questo è un errore di metodo comunissimo, tipico dell'occidente ormai in amplissima prevalenza ateo o "ateizzante" e molte volte espressione anche di personali esperienze con persone - ebrei e islamici - e forze sociali/politiche non radicalizzate.
Sfugge il fatto che può esserci il singolo arabo-palestinese o islamico moderato e l'ebreo conciliante, anzi ce ne sono a pacchi, ma le rispettive comunità sono impermeabili a qualsiasi visione recessiva dai dogmi religiosi. Con la differenza che esistono israeliani e sionisti NON credenti che possono esercitare la laicità (ed infatti criticano aspramente il trattamento riservato dalla stato israeliano ai palestinesi, in particolare a quei disgraziati imprigionati nei territori). Mentre non è possibile per un palestinese porsi nella condizione di chi "crede" nei valori sottostanti ma non nella fede da che li fonda e da cui derivano. La Ridda (non c'è differenza tra apostasia, blasfemia e ateismo) è punita con la morte.
Per quello che è la dottrina religiosa ebraica, è stato fatto fin troppo per cercare una convivenza con i vicini islamici. Anzi, per quel 20% di ebrei ordossi e ultra-ortodossi che spingono il paese a destra, le "bestie" che vivono nei lager di Gaza andrebbero rapidamente poste nell'alternativa tra andarsene o essere uccise. Dopo la strage dello scorso shabbat, l'alternativa credo sia la morte rapida o la morte per fame. D'altra parte, non c'è nel mondo ebreo od ex ebreo, anche di quinta generazione, che non sappia cosa dica quella fogna di libro chiamato Corano a proposito deggli immondi figli di Israele (e degli altri apostati, inclusi i cristiani). Gli ebrei vanno ricercati fino ai quattro angoli del mondo e vanno sterminati tutti, dal primo all'ultimo, senza distintizioni. Gli ebrei, coloro che hanno avvelenato - per mano di una donna! - il profeta con la famosa pecora intrisa nel veleno. Questo credono, questo leggono nel libro eterno (il corano), perfetto, immutabile e immodificabile, privo della possibilità di errore. Per questa ragione, del tutto religiosa e non politica, furono rifiutati i migliori accordi possibili, ivi incluso il contollo esclusivo della moschea di al Aqsa: perchè il libro non sbaglia, Gerusalemme non può essere divisa (come aveva proposto Rabin), deve essere unita e tutta data a dio (allah), perché Gerusalemme è dell'islam.
Anche gli atti abominevoli, da animali immondi più che da trogliditi, commessi dai macellai palestinesi sono perfettamente comprensibili: stanno uccidendo dei topi di fogna (gli ebrei), quindi non c'è problema. Analogamente, la posizione di Israele sugli esseri umani che vivono nei "territori occupati" (occupati dopo l'invasione del '67, ma questo è un dettaglio che sfugge a molti, anche insospettabili) non include la pietà e il rispetto del contenuto minimo del trattamento riservato alle persone. Le ragioni sono prima religiose, poi strategiche. La convizione, fondata, che non troverebbero pietà libera le menti dal peso degli atti abominevoli compiuti da Israele su civili e minori. Così come in questo momento le prigioniere saranno state stuprate anche fino alla morte, perché è un dovere del soldato della jihad porre in schiavitù i nemici della fede presi in battaglia e stuprare le donne fino a quando non daranno dei figli musulmani.
La prospettiva di chi contesta a Israele il tentativo di genocidio ma non lo stesso ai Palestinesi e al mondo islamico in generale è, a mio avviso, totalmente fuorviante per questo motivo. Si tratta di due gruppi religiosi che vogliono reciprocamente eliminarsi. Infatti, quando un ebreo viene ucciso, bisogna fare festa. Come è stata fatta festa in molte comunità islamiche europee quando, a febbraio scorso, una merda umana ha deliberatamente assassinato a Gerusalemme due fratellini di 10 e 8 anni schiacciandoli con la macchina (il padre ha provato inutilmente a fare scudo con il suo corpo ma, per sua sfortuna, è sopravvisuto) o come si festeggia in queste ore in tutto il mondo islamico. E, detto incidentalmente, l'islam dovrebbe giustificare diciamo circa 900 anni di progrom contro gli ebrei. C'è una deriva di apartheid da parte di Israele, chi lo nega è un ipocrita. Ma io penso che la sete di sangue giudeo non si sopirà mai nel mondo musulmano.
Dopodichè, alla fine la curva del problema è sempre la stessa. Abbiamo capito cosa NON vogliono gli arabo-palestinesi. Ma la controproposta politica precisa quale è? E' dall'inizio del '900, dalla prima grande Aliyah, che si cerca la soluzione per una convivenza accettabile. Se la risposta araba è "gli ebrei devono tornarsene a casa loro", capite bene che non c'è molto da negoziare.