Dal Piano Dalet, documento militare risalente al 1948, prima guerra arabo-israeliana:
Distruzione dei villaggi (dando loro fuoco, dinamitandoli e piazzando mine nelle macerie), particolarmente quei centri di popolazioni che è difficile controllare in modo permanente.
Organizzazione di operazioni di ricerca e di controllo applicando le seguenti direttive: accerchiamento del villaggio e ricerca [di nemici] all'interno di esso. Nell'eventualità di una resistenza, la forza armata [nemica] deve essere distrutta e la popolazione deve essere espulsa fuori dalle frontiere dello Stato [ebraico].
I villaggi svuotati nella maniera sopra descritta devono essere inclusi nel sistema difensivo fisso e devono essere fortificati se necessario.»
I villaggi che non opporranno resistenza saranno occupati, e non è richiesta l'espulsione della loro popolazione.
Kelly, disputa vecchia. La citazione non dimostra nulla.
Quella fonte, di cui estrapoli fuori contesto un minuscolo frammento, contiene altre informazioni e ne qualificano e contestualizzano il contenuto. Poi, la fonte nel suo complesso va inserita nel contesto storico di riferimento: l’aggressione repentina e immotivata della coalizione araba in danno del neonato Stato, nel quale si stava istituzionalizzando nell’esercito in costruzione quella milizia nata circa vent’anni prima per difendere gli emigranti ebrei da persecuzioni, aggressioni e innumerevoli attentati commessi dagli arabi. Gli storici, prevalentemente, non ne traggono affatto le conclusioni che pensi. Ovviamente, Pappè escluso.
E poi io dico come sia possibile attribuire agli Ebrei del 48’, sballottati dai venti della persecuzione dai quattro angoli del mondo, una coscienza collettiva, una volontà egemonica è distruttiva, come fossero uno sciame di cavallette su un campo di grano.
Se si dice “gli arabo-islamici” vogliono scannare ogni uomo, donna e bambino ebreo che calchi il terreno del pianeta, allora si scade nelle stupide generalizzazioni e si richiedono accurati distinguo.
Il double standard sta anche dall’altra parte del tavolo, questo è il mio modesto pensiero.
Tavolo al quale - segnalo l’ovvio a Sharp e a Pan - dove si sono sempre seduti fianco a fianco fascisti e comunisti, uniti dall’antisemitismo e dall’antiatlantismo.