Isis, la Russia e lo scacchiere in MO

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Offline Giako77

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Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« il: 02 Ott 2015, 14:01 »
Siria: la mossa del cavallo di Mosca



Gli Stati Uniti di nuovo spiazzati. E non tanto perché – o almeno non solo – a guidare l’ex superpotenza unica è un ondivago e spesso titubante Barack Obama, ma perché da quando gli eserciti di Washington scorazzavano in lungo e in largo sul globo appena liberato dall’Unione Sovietica la geopolitica e gli equilibri internazionali sono cambiati. Non poco. Le potenze – mondiali e regionali – in campo in una competizione internazionale che si fa sempre più feroce e affollata sono sempre più numerose, e più aumentano di numero più il ruolo e l’egemonia statunitense si indeboliscono.

Solo pochi anni fa Washington, che stava scaldando i motori dei suoi bombardieri pronti insieme a quelli di Parigi a colpire le città siriane, fu bloccata dall’intervento di Russia e Cina, che non si limitarono alle barricate diplomatiche come in passato ma inviarono missili e radar all’esercito siriano e navi da guerra nel Mediterraneo. Washington, capita l’antifona, dovette cambiare tattica, suscitando le ire di Parigi che pretendeva di dare il via alla campagna militare come se niente fosse.
L’amministrazione statunitense decise allora di aggirare l’ostacolo attraverso un massiccio finanziamento della cosiddetta “opposizione siriana moderata”. Se non possiamo bombardare massicciamente la Siria e liberarci del regime siriano, pensarono gli strateghi obamiani, allora al nostro posto facciamo combattere i ribelli. In Iraq e in Afghanistan le 'truppe di terra' locali avevano funzionato, avrebbe funzionato anche per Damasco.
E così miliardi di dollari in armi e aiuti cominciarono letteralmente a piovere su gruppi assai eterogenei della ribellione al regime di Assad; non solo quelli liberali o islamici, ma anche e soprattutto a quelli islamisti e anche jihadisti.
E così nel giro di pochi mesi gruppi fino ad allora insignificanti – come Al Nusra, la sezione locale di Al Qaeda e poi il famigerato Stato Islamico – divennero delle grandi macchine da guerra e degli ingombranti e recalcitranti soggetti politici e militari, ingrossate dai soldi e dalle armi concesse dall’amico d’oltreoceano, così come dalle petromonarchie del Golfo. I nuovi attori della scena, divenuti punto di riferimento per migliaia di foreign fighters jihadisti o di mercenari e sbandati in cerca di bottino provenienti da tutto il pianeta, presto cominciarono ad attaccare o fagocitare il braccio armato del coordinamento delle opposizioni siriane, l’Esercito Siriano Libero, che di fatto non esiste più. Negli ultimi anni la maggior parte delle brigate dell’Esl, migliaia di miliziani armati e addestrati da Usa e Turchia, sono passati armi e bagagli alle formazioni jihadiste, o si sono sbandati trattenendo magari qualcosa per se.
Quando le milizie di Al Baghdadi hanno cominciato a dilagare, all’inizio dell’estate scorsa, facendo strage di minoranze etniche e religiose e arrivando a pochi chilometri dalla capitale irachena, a Washington e nelle cancellerie europee si sono finalmente resi conto che qualcosa non era andato per il verso giusto, e così è nata la cosiddetta ‘coalizione internazionale’ contro l’Isis che ha imbarcato anche alcuni dei paesi che, più o meno direttamente, continuano a foraggiare Daesh e altri gruppi fondamentalisti. D’altronde a Washington non hanno nessuna intenzione di eliminare lo Stato Islamico dalle cartine del Medio Oriente. Se così fosse in più di un anno di bombardamenti con caccia e droni le milizie jihadiste non occuperebbero ancora un territorio grande quasi quanto l’intera Italia. Evidentemente i capofila della ‘coalizione’ capeggiata dagli Stati Uniti vogliono ridimensionare, indebolire Daesh, per evitare che prenda il sopravvento, ma considerano la sua sopravvivenza utile a tenere in scacco un Medio Oriente destabilizzato, tribalizzato e gettato nel caos, come da tradizionale ‘divide et impera’.
Inoltre Washington non detta più da tempo legge da quelle parti: la Turchia da una parte e il Consiglio di Cooperazione del Golfo – le petromonarchie – dall’altra sono diventati negli ultimi anni degli ‘alleati’ sempre più capricciosi e pretenziosi, che al legame con Daesh non vogliono rinunciare affatto. Per non parlare di Israele, contento di poter contare sui jihadisti sunniti per mettere in scacco l’odiato Iran e i suoi alleati in Siria, Libano e Iraq. Poi, durante l’estate, Obama ha fatto infuriare i suoi partner mediorientali sempre più recalcitranti e indipendenti siglando un accordo sul programma nucleare di Teheran visto come fumo negli occhi tanto a Riad quando a Tel Aviv.
Per cercare di riconquistare ruolo ed egemonia in Medio Oriente Washington ha addirittura dovuto affidarsi (seppur senza grande convinzione) alla resistenza curda, l’unica a battersi veramente insieme agli sciiti di Teheran e di Hezbollah – e naturalmente alle forze armate siriane – contro i tagliagole di Daesh. Salvo poi ritrovarsi la Turchia scatenare contro il Pkk una campagna repressiva senza precedenti, inviando anche qualche segnale minaccioso al Pyd curdo siriano e mettendo esplicitamente i bastoni tra le fragili ruote della strategia statunitense; non contenta, Ankara ha tentato di approfittare della evidente debolezza di Washington pretendendo, in cambio del supporto delle sue forze armate alla coalizione contro l’Isis un via libera all’invasione del nord della Siria che è venuto solo in parte.
E’ in questo quadro che si inserisce la ‘mossa del cavallo’ di Mosca che è tornata ad una iniziativa militare diretta in Medio Oriente per la prima volta dagli anni ’80.
La Russia è ormai da alcuni anni al centro di un muro contro muro col blocco statunitense e anche con quello europeo che non ha cercato e che anzi subisce in condizioni di inferiorità e difficoltà. Finora tutti i segnali di ricomposizione che Putin ha inviato a Washington e a Bruxelles – ad esempio per quanto riguarda lo scenario ucraino - sono caduti nel vuoto, finché Mosca non si è resa conto di poter approfittare del caos creato in Medio Oriente dagli apprendisti stregoni americani per tentare di cambiare i rapporti di forza. Una mossa, al contrario di quanto credono in molti, difensiva, e non offensiva.
Nel giro di poche settimane l’amministrazione russa è passata al contrattacco diplomatico offrendo a Washington di impegnarsi assieme nel contrasto militare dello Stato Islamico in Siria, accennando oltretutto alla possibilità di un ricambio al vertice del regime siriano seppur una volta portato a casa l’obiettivo della sconfitta di Daesh, e non prima come pretendono i ‘coalizzati’ ai quali preme, è evidente, più la destituzione di Assad che la distruzione del cancro jihadista.
Nel frattempo Mosca ha dispiegato sul terreno un piccolo ma qualificato contingente. Allo scopo di rafforzare le difese di Damasco e Latakia, le ultime due grandi città sotto il controllo del governo, ed evitare che cadano sotto la pressione congiunta delle varie forze combattenti eterodirette. Ma anche e soprattutto per poter trattare sul futuro della Siria e dell’intera regione a partire da una posizione di forza. Se Washington può contare nell’area su forze eterogenee, in competizione ed estremamente deboli, Mosca ha lavorato in queste settimana alla creazione di una coalizione alternativa a quella capeggiata da Obama, che comprende l’Iran, Hezbollah e anche il governo iracheno, stufo di ricevere promesse di sostegno mai rispettate da parte “dell’amico americano”. Non è un caso che ieri l'agenzia russa Interfax abbia messo in rilievo il fatto che i bombardamenti realizzati in Siria dai caccia russi siano stati coordinati dal centro di comando unificato creato a Baghdad sotto il controllo del ministero della Difesa russo.
Oltretutto appare evidente che l’operazione di Mosca goda anche del placet di Pechino, che formalmente non si è ancora mossa ma che secondo numerose indiscrezioni starebbe fornendo al governo siriano sostanziosi aiuti e addirittura l’invio di alcune squadre di militari altamente qualificati.
Se ieri il Washington Post accusava Putin di ‘improvvisazione’ affermando che Mosca non avrebbe una strategia di ampio respiro né la capacità di influenzare in modo sostanziale la crisi in corso in Medio Oriente, dopo i primi bombardamenti dei caccia russi su Homs, Hama e Latakia l’accusa di europei ed americani è cambiata. Ora Putin è accusato di aver bombardato non solo e non tanto le postazioni di Daesh, ma anche e soprattutto alcuni gruppi della cosiddetta ‘opposizione moderata’ siriana. Una bestemmia per chi pensa – e a Washington e Londra sono in molti – che per indebolire l’Isis ma anche per continuare a perseguire la caduta di Assad occorrerebbe puntare a rafforzare Al Qaeda e altre formazioni jihadiste ‘meno estremiste’ inquadrate in ciò che rimane dell'Esl. Gli apprendisti stregoni sostengono ora che Al Qaeda non sia poi così pericolosa, che si sia progressivamente moderata, e che rappresenti oggi un competitore utile ai tagliagole di Al Baghdadi. Ma il mondo non si era mobilitato solo pochi anni fa per stanare i capi di Al Qaeda sulle montagne del Pakistan e dell’Afghanistan? Non abbiamo fatto una guerra, bombardando e occupando Kabul, per cacciare i barbari talebani? I droni di Washington non colpiscono da anni le cellule di Al Qaeda e di altre organizzazioni jihadiste sorelle in Somalia o nello Yemen nel frattempo invaso dai sauditi?
E’ chiaro che di fronte all’opinione pubblica internazionale, anche quella meno accorta, gli strampalati e contraddittori argomenti propagandistici della ‘coalizione internazionale contro l’Isis’ perdono sempre più credibilità.
Ora occorrerà capire se, dopo aver spiazzato Washington, Mosca vorrà tendere la mano ad Obama, e se questi vorrà accettare l’offerta di fondere le due coalizioni internazionali operanti in Medio Oriente, o almeno di coordinarne l'attività, pur di non venire completamente estromessa dal gioco. Gli Stati Uniti dovranno cedere su molti punti, ma la Russia ha già fatto capire che non avrà un atteggiamento intransigente, anzi.
Comunque vada, Washington perderà: se accetterà di giocare al gioco di Putin la distanza e la competizione con i suoi ex alleati nella regione – Israele, Turchia, petromonarchie – si allargherà ulteriormente (Riad ha addirittura minacciato un’invasione della Siria); se invece riproporrà il muro contro muro con Mosca si troverà ad operare in un’area in cui ha poche pedine da muovere al contrario dei suoi avversari.


Offline Giako77

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Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #1 il: 02 Ott 2015, 14:04 »
Volevo aggiungere questo, non so se è sfuggito a qualcuno...:

++ SIRIA: RAID RUSSI; MCCAIN, COLPITI RIBELLI FILO USA ++ Quelli della Free Syrian Army addestrati dalla Cia (ANSA) - NEW YORK, 1 OTT - Alcuni dei raid aerei compiuti dalla Russia in Siria hanno colpito i combattenti della Free Syrian Army, gruppo addestrato ed equipaggiato dalla Cia. Lo ha detto nel corso di un'intervista alla Cnn, il senatore americano John McCain, che conferma le voci già circolate su alcuni media Usa come il Washington Post.(ANSA). CU 01-OTT-15 15:26 NNN
FINE DISPACCIO

Offline PARISsn

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Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #2 il: 02 Ott 2015, 20:07 »
non ho capito se hai copiato un articolo o e' farina del tuo sacco ma in entrambi i casi ottima delucidazione sulla situazione...ma sai quale e' la cosa che  mi colpisce di piu'?? che l'analisi del perche e per come l' ISIS non viene combattuta davvero dagli americani...la fa  para para il fruttarolo qui del paesino dove abito che c'ha la 5 elementare...e che dice da sempliciotto ma con genuino ragionamento..." ma ti pare che se volessero ...gli americani...non fanno fuori 5mila beduini ?? "....ecco... 8)

Offline Thorin

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Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #3 il: 02 Ott 2015, 21:27 »
Eh bhè, perchè è palese.
Comunque ho letto tutto, bravo Giako, ci devo pensare...

Offline reds1984

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Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #4 il: 02 Ott 2015, 22:55 »
Carino. Letto sulla Pravda?


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Offline Thorin

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Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #5 il: 03 Ott 2015, 09:50 »
Carino. Letto sulla Pravda?


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È chiaramente di parte ma è uno spunto di riflessione interessante.
Sarebbe carino prendere un articolo di parte diversa e confrontare i due.

Offline reds1984

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Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #6 il: 03 Ott 2015, 10:11 »
Il problema di questo articolo è che la politica USA è sempre e comunque: inefficiente, inefficace, ondivaga. Se interviene è interventista, se non interviene si disinteressa


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Offline galafro

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Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #7 il: 03 Ott 2015, 12:29 »
Il problema di questo articolo è che la politica USA è sempre e comunque: inefficiente, inefficace, ondivaga. Se interviene è interventista, se non interviene si disinteressa


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Beh non è esattamente così.
Prima l'Iraq, poi Kossovo, poi l Georgia, poi le primavere arabe che mettono in crisi Tunisia, Egitto, Libia Siria. Infine l'Ukraina. Insomma una cintura d'insicurezza tutta attorno all'Europa. Sarà proprio un caso?
E poi faccio una considerazione: quando si parla di Islam e mondo islamico si chiede a noi europei comprensione tolleranza anche se quel mondo mette sotto i piedi valori del mondo occidentale acquisti oramai da secoli, vedi libertà di espressione, vedi parità di diritti della donna e quant'altro.
Però quando si tratta di dittatori si è integerrimi, bisogna abbatterli ( solo quelli che dicono gli USA naturalmente) accada quel che accada.
Poi caso strano si da addosso proprio a quelli laici, vedi Saddam, Gheddafi, Assad e Mubarak, se fosse vissuto oggi anche il grande Ataturk se la sarebbe passata male. Invece quelli che sappiamo tutti promuovono è finanziano l'ntegralismo islamico grandi amici e pacche sulle spalle.


Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #8 il: 03 Ott 2015, 13:50 »

Offline Giako77

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Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #9 il: 03 Ott 2015, 14:04 »
Eccomi!

No, non è un mio articolo...magari! Però rispecchia il mio pensiero al 100% e che avevo esposto nel vecchio "Argomenti" di Lazionet.  Una serie di dichiarazioni, come quella di McCain, hanno reso palese ciò che un po' tutti i "complottisti" avevano sempre detto ovvero che l'intromissione americana negli affari interni siriani era abbastanza evidente. In Siria, in Libia, in Egitto, Tunisia e in Ukraina. Tutti con la stessa strategia: finanziare, addestrare e armare le "opposizioni" per rendere instabile il Paese per trasformare una guerra imperialista in una guerra umanitaria ove le opposizioni non siano riuscite già da sole a rovesciare i Governi. Guerre umanitarie e stati canaglia che ovviamente non hanno nulla a che fare con i diritti o la democrazia che gli USA vorrebbero esportare dato che in Arabia Saudita i diritti vengono giornalmente calpestati nel silenzio generale dato che sono i più forti alleati USA nella regione. E New Strategy del pentagono, che va oltre la strategia dei Bush e dei Repubblicani che andavano diretti a colpire l'obiettivo...il mondo arabo era in rivolta, si bruciavano bandiere USA in ogni piazza era necessario un cambio di strategia con un bel Presidente nero che ripulisse l'immagine aggressiva americana ma che nello stesso tempo mettesse le cose apposto nel mediterraneo, in MO + l'Iran  la Russia e la Cina.

Prevedo che il tempo della New Strategy sia finita e che i Repubblicani vinceranno le prossime elezioni per passare ad un azione più diretta...

Offline Thorin

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Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #10 il: 03 Ott 2015, 15:55 »
Il problema di questo articolo è che la politica USA è sempre e comunque: inefficiente, inefficace, ondivaga. Se interviene è interventista, se non interviene si disinteressa


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Bhè direi che i francesi ne escono nella migliore delle ipotesi come incompetenti ed incoscienti, mica è tanto meglio
Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #11 il: 03 Ott 2015, 17:40 »

Offline Giako77

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Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #12 il: 03 Ott 2015, 17:46 »
L'alto comando USA rompe il caxxo perchè vengono bombardati i miliziani da loro allevati e nel frattempo bombardano (bombe intelligenti, sia chiaro) in Afganistan un ospedale di Emergency causando 16 morti di cui 3 bambini. Qui l'articolo: http://www.repubblica.it/esteri/2015/10/03/news/afghanistan_nato_forse_colpito_ospedale_di_medici_senza_frontiere_kunduz_3_morti-124207433/?ref=fbpr

Il problema di questo articolo è che la politica USA è sempre e comunque: inefficiente, inefficace, ondivaga. Se interviene è interventista, se non interviene si disinteressa

Per quel che mi riguarda se si facessero i caxxi loro non farebbero danni...però non sarebbero più un polo imperialista...quindi la vedo impossibile...

Offline Giako77

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Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #13 il: 03 Ott 2015, 17:47 »

Offline Giako77

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Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #14 il: 03 Ott 2015, 17:52 »
Aho me anticipi sempre mentre sto mettendo un post...  :)

Offline Giako77

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Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #15 il: 03 Ott 2015, 18:36 »
Oggi mi sono in vena di lettura...qualcuno chiedeva un altro punto di vista...articolo di Limes che da tutt'altro taglio all'intervento russo in Siria. Ovviamente non condivido l'articolo!

Perché Obama apprezza la Russia in Siria

Al di là della propaganda ufficiale, la Casa Bianca percepisce come positiva l’iniziativa di Putin. Per il presidente Usa, il Medio Oriente è un ginepraio secondario in cui attirare i rivali.

Spesso le dichiarazioni di anonimi membri dell’amministrazione statunitense, rilasciate con scientifico tempismo ai media, valgono più dei proclami ufficiali del presidente.
Interrogato dal New York Times sull’intervento russo in Siria, pochi giorni fa un funzionario della Casa Bianca è ricorso al gergo pugilistico per comunicare il proprio sentimento. «Knock yourselves out», ha esclamato. Traslato in italiano: «Impiccatevi».
Al di là della propaganda, Washington ritiene funzionale ai propri interessi il coinvolgimento di Mosca, che nel migliore dei casi immagina risucchiata dalle sabbie mobili, oppure a lungo impegnata a puntellare il fronte alauita. Per Obama i danni collaterali riguarderanno unicamente le nazioni indigene. Mentre la superpotenza, che in Medio Oriente persegue il disimpegno, deve preoccuparsi solo di evitare incidenti con l’aviazione russa e presentare come oltraggiosa la manovra di Putin.
Da anni l’attuale Casa Bianca considera il Medio Oriente di importanza secondaria. Gli Stati Uniti cercano semplicemente di evitare che tra le potenze locali emerga un egemone e di far sì che la loro fuoriuscita dalla regione produca vuoti in cui attrarre antagonisti e partner.
Il conflitto siriano ha rappresentato un dossier rilevante solo fino alla primavera 2013. Ovvero quando i vertici dell’Iran hanno acconsentito a negoziare il futuro del loro programma nucleare e Washington ha diminuito l’impegno profuso, addestrando assieme a Turchia e monarchie del Golfo i “ribelli” sunniti, per rovesciare il regime di Bashar al-Asad e minare la mezza luna di influenza iraniana.
Da allora, la mattanza siriana è diventata tanto marginale quanto irrisolvibile, complice l’ascesa dello Stato Islamico. Impossibilitato a intervenire con efficacia, Obama ha di fatto abbandonato la Siria al suo destino. Come dimostrato dalla pressoché simbolica campagna aerea condotta contro il sedicente califfato e dal fallimento del progetto di addestramento dei ribelli “moderati”, più inclini a schierarsi con i jihadisti che ad affidarsi alle cure della Cia. Peraltro negli ultimi mesi Barack ha accettato, per bocca di John Kerry, che il clan alauita rimanga al potere per scongiurare la definitiva conquista del paese da parte dei miliziani di al-Baghdadi.
Per la Russia invece la Siria riveste notevole importanza. Non solo perché qui Mosca possiede la sua unica base navale sul Mediterraneo. Partecipando attivamente alla guerra e difendendo Damasco, Putin intende rendersi indispensabile in occasione di un prossimo negoziato e ottenere concessioni dagli Stati Uniti sull’Ucraina, in assoluto la questione più rilevante.
Convinto che il mero arrivo in Siria del suo contingente avrebbe convinto la Casa Bianca a trattare, lunedì scorso il capo del Cremlino ha chiesto e ottenuto un incontro con il suo omologo statunitense. Il summit, il primo tra i due leader dal 2013, ha però dimostrato l’indifferenza obamiana e come i tempi non siano maturi per un accordo. Dopo circa 60 minuti trascorsi a discutere del futuro della Siria, senza stabilire chi dovrebbe succedere ad al-Asad e chi debba spendersi per sconfiggere lo Stato Islamico, la conversazione si è definitivamente arenata sull’intransigenza del presidente statunitense.
D’altronde, sul teatro siriano devono verificarsi alcuni eventi prima di raggiungere un compromesso, almeno in Medio Oriente. Anzitutto, la posizione di al-Asad dovrà apparire rafforzata, trasformando in automatica la sua presenza nella fase di transizione. Allo stesso tempo, l’offensiva russa dovrà costringere a miti propositi i vari gruppi di ribelli impegnati sul terreno, anche quelli vicini agli americani e discretamente indipendenti dalla loro volontà. Infine, l’attuale mobilitazione di truppe iraniane e di milizie sciite non è sufficiente: più che difendere il dittatore alauita, devono assemblare una forza di terra che combatta il califfato. Giacché la Casa Bianca lo ritiene un mostro di esclusiva pertinenza altrui.
In attesa degli eventi, Obama osserva con soddisfazione le mosse di Putin. Vista da Washington, la Russia non riuscirà a incidere in maniera decisiva su una guerra tanto complessa. Anzi, rischia di impantanarsi nel Grande Medio Oriente, come accaduto in Afghanistan all’inizio degli anni Ottanta.
Inoltre, la campagna aerea del Cremlino impedisce alla Turchia, partner che al momento intrattiene rapporti alquanto difficili con la superpotenza, di realizzare una no-fly zone e di estendere la propria influenza sul futuro governo di Damasco. Così come l’attuale attrito tra Mosca e Ankara rende assai complicata la riesumazione di Turkish Stream, l’oleodotto sostitutivo del defunto South Stream che Obama prova da tempo a sabotare.
Barack è dunque esclusivamente impegnato a dipingere come pericolosa l’azione di Putin e a risparmiarsi fortuite frizioni con il contingente russo, in una contingenza invece percepita come favorevole. Al massimo, nei prossimi giorni il presidente ordinerà una cosmetica intensificazione degli attacchi contro le postazioni dello Stato Islamico. Non a caso il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha indicato che non è in corso alcuna revisione della strategia americana applicata alla Siria. Né Washington ha proposto nuove sanzioni per censurare il Cremlino.
Piuttosto, dopo aver definito Putin come «destinato a fallire», il segretario alla Difesa, Ashton Carter, si sta industriando per il deconflicting. Specie dopo che nella giornata di mercoledì il metodo scelto dai russi per comunicare l’inizio dei raid ha letteralmente scioccato le autorità statunitensi. Circa un’ora prima dell’inizio dei bombardamenti sulla Siria, un generale russo con tre stelle sulla divisa si è personalmente recato presso l’ambasciata americana di Baghdad chiedendo di essere ricevuto dall’attaché militare, al quale ha annunciato cosa stava per accadere.
Tanta improvvisazione induce gli americani a pretendere un coordinamento più efficiente, ma non a modificare la loro interpretazione della crisi. Perché per Obama l’iniziativa russa rappresenta una svolta positiva. Indipendentemente dal massiccio spin applicato alla vicenda.


http://www.limesonline.com/perche-obama-apprezza-la-russia-in-siria/87006
Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #16 il: 03 Ott 2015, 18:43 »
è quello che sostengo nell'altro topic di Temi "I bambini ci guardano"

con una differenza però: Putin, secondo me, non si impantanerà...

Offline PARISsn

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Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #17 il: 03 Ott 2015, 20:28 »
cioe' a me non me mandano in pensione co' 39 anni de servizio..devo lavora' fino a 42..perche non ce stanno i soldi..tagliano 208 prestazioni sanitarie alla asl.... pero' mantenemo i soldati in afghnistan a combatte Al Quaida...che pero' mo' esce fori per gli americani so' diventati moderati..combattono contro Assad e so' amici ?? ma se si riuscisse a far arrivare questa  informazione alla gente..ce sarebbe speranza de qualche  moto di piazza ?? magno tranquillo ve'??  8)
Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #18 il: 03 Ott 2015, 20:28 »
Intanto a Washington....


/link youtube non valido.
Re:Isis, la Russia e lo scacchiere in MO
« Risposta #19 il: 03 Ott 2015, 20:44 »
è quello che sostengo nell'altro topic di Temi "I bambini ci guardano"

con una differenza però: Putin, secondo me, non si impantanerà...

Su questo ci sarebbe da fare un'analisi molto più approfondita a livello sociale/culturale, soprattutto sul livello di sostegno di cui, piacia o meno, il regime di assad gode a Damasco e dintorni (certo, l'alternativa sono tagliagole e fanatici che parlano di califfato con un millennio di ritardo...), ossia nelle aree più abitate della siria e sotto il controllo governativo.

La maggior opposizione all'intervento russo in Siria è appunto in Russia, non tanto nella Duma, ovviamente, quanto nell'opinione pubblica dei russi stessi, per ragioni ben diverse da quelle che potrebbero essere le istanze pacifiste, non interventiste etc,etc,etc.

Ciò detto, Putin e la Russia stanno facendo pubblicità alla loro prima leva economica nazionale in un momento di crisi globale(l'industria di armamenti).
Non a caso infatti hanno già piazzato, tra gli altri, sistemi anti-aerei all'Iran,
sistemi radar ad Israele,
Carri ed aerei (seppur antiquati ed in leasing) alla Siria e forse alla Giordania,
Navi ed aerei a Cinesi e Turchi...
 

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