Si chiama mentalità. E' una cosa oscura, schifosa che affonda radici e artigli nei recessi più bui degli esseri umani. Non succederà mai.
http://www.nilalienum.it/Sezioni/Marx/Materialebibl/BraudelGC.html
Il nuovo femminismo vuole ribaltare la visione? E come, precisamente? Facendo la stessa cosa da un altro punto di vista che non modifica affatto la visione maschile della prostituzione. Fantastico. Chapeau.
https://m.feltrinellieditore.it/news/2007/07/17/umberto-galimberti-la-donna-nella-cultura-contemporanea--resta-il-pregiudizio-della-superiorita-maschile-8777/
Vista la
"lunghissima durata" della "Questione Femminile" - e la retorica che la circonda, in genere non consapevole delle premesse storiche della stessa - sarebbe importante che un
esame storico-critico della condizione della donna in "Occidente" costituisse uno degli esami vincolanti nella
formazione dei "Piani di studio" degli studenti (almeno) universitari; non fosse altro per rendersi conto che - se sui "manuali" di storia, geografia, sociologia, economia, antropologia, geografia, etc, etc - i "
Protagonisti" sono generalmente soltanto maschili (secula secolorum) raccontare le vicende del genere umano anche dal punto di vista delle donne non è "altro", un "di più": piuttosto,
il necessario completamento del discorso per comprendere appieno il mondo sociale (materiale e simbolico) in cui i cosiddetti "protagonisti" si trovavano ad agire. Non dimenticando mai che senza una donna, nessun uomo - bello o brutto, bravo o cattivo - avrebbe potuto fare alcunchè; innanzitutto nascere (almeno sino al XXI secolo).
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Segnalo i seguenti libri, per chi fosse interessato alla questione:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842078906https://www.laterza.it/ph-cerca.php?caso=1&autore=&titolo=Storia+delle+donne+in+occidente&anno=&formato=----
Concludo, condividendo con voi l'
importanza storico-filosofica della questione "Natura"(Determinismo: oggetto, struttura, macrocosmo, ontologia, Dio, biologia...) contro "Cultura"(Possibilità: soggetto, azione, microcosmo, mutamento, essere umano, linguaggio...).Sono d'accordo con FatDanny sul fatto che una
contrapposizione binaria tra le due (Natura/Cultura) non conduca lontano; rischiando (sincronicamente) di negare la
differenza oppure, al contrario, ogni possibile
universalismo; mentre (diacronicamente) il rischio della logica binaria è quello di negare il
Cambiamento e il Movimento Storico, che non avviene in forme binarie, bensì
dialettiche, e dunque contraddittorie.----
Nel caso specifico della "Questione Femminile", per orientarsi tra Natura (determinismo sessuale) e Cultura (possibilità del genere), credo sia utile ragionare per
analogia e comparazione con altre opposizioni analoghe; tra le tante possibili: determinismo geografico vs possibilità dell'intervento antropico-tecnologico; determinismo biologico psicoanalisi classica vs possibilità simbolica psicanalisi umanistica; determinismo della linguistica struttural-funzionalista vs possibilità della grammatica generativa, etc, etc.
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Tutte queste posizioni "possibiliste" - nei rispettivi campi disciplinari - hanno in comune quella di accettare l'infinita creatività dell'essere umano (Cultura), senza avere la pretesa, tuttavia, di annullare, il "dato di fatto" oggettivo e vincolante del contesto in cui la possibilità si dispiega.----
In altre parole: un uomo può credersi una donna, "percependo" (genere) se stesso come tale, a prescindere della sua "natura" (sesso); tuttavia - a meno di interventi miracolosi ma non risolutivi della moderna tecnologia medica - la sua essenza maschile non può essere superata; e se lo è, grazie agli artifici della cosiddetta "tecnica", tale condizione non potrà mai essere paragonabile a quella di una donna; non solo per la mancata disponibilità di un utero (essenzialismo riproduttivo o meno del genere acquisito, respinto da diverse femministe), ma anche per quegli attributi biologici e psicologici (che contribuiscono a derminare il carattere di un individuo, assieme al contesto e alla interazione con questo) che in una certa parte devono essere forzosamente ricondotti alla "natura", piaccia o meno.----
Il rischio del rifiuto assoluto dell'essenzialismo è quello del precipitare nel vortice del "tutto è possibile"; in cui l'intervento della cosiddetta "tecnica" permette di oltrepassare ogni limite naturale, con tutte le conseguenze del caso (dal "limite" ecologico a quello del sesso, a prescindere poi dall'identità del genere, i cui diritti devono essere senza indugio riconosciuti).
L'effetto collaterale di un siffatto stato di cose - pur nella speranzosa o angosciosa consapevolezza che (quasi) tutto può cambiare - è quella condizione di "Caos Sistemico" a cui tanto somiglia l'odierna Globalizzazione.
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Allo stesso tempo - in maniera dialettica - occorre fare attenzione a rendere essenziale (naturale, ontologico) ciò che naturale (biologico) non è.Per analogia e comparazione, questo fu il peccato originale di una ampia fetta della cultura mitteleuropea del primo Novecento, su cui poi potè trovare terreno fertile il Nazismo; vale a dire la distinzione tra "Kultur"(intesa come cultura che affonda le sue radici deterministiche nella geografia, nella natura, nel luogo, nella toria dello Spirito ) e "Zivilisation" (intesa come possibilità della tecnica, dell'economia capitalistica, etc, etc).
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Nel nostro caso specifico ("la condizione femminile"), il fraintendimento tra Natura e Cultura sta nel "credere", ad esempio, che le donne "sappiano pulire meglio degli uomini" (cit.);
oppure che, in fondo, sotto sotto le donne "siano (?) tutte un po' traditrici e m*gnotte" (cit.); quest'ultimo "archetipo"(etichettato dal potere maschile e interiorizzato da alcune esponenti del mondo femminile, con le dovute sfumature di giustificazioni e modi), per dire, è vecchio quanto la storia di Adamo ed Eva! Ed è solo uno stereotipo tra tanti, che ancora vive attorno a (e dentro molti di) noi. Nonostante decenni di lotte femministe...----
Insomma: condivido il
pessimismo (della ragione) di Fiammetta, in merito alla condizione del
"Nuovo Femminismo", rispetto a quello storico.
E - in fondo, nonostante gli apporti positivi, su singole questioni - questo è anche il mio pessismo nei confronti del più ampio insieme a cui il femminismo odierno appartiene, ovvero quello dei cosiddetti
"Nuovi Movimenti Sociali" (come quello ecologista), se
paragonati a quelli "storici".