Io non sono una netter, ma posso dire che lo stupro è un tipo di violenza ingiustificabile in qualsiasi caso. E' come la tortura.
Ritengo altamente probabile che alcuni partigiani abbiano torturato o stuprato. Quei gesti non sono giustificabili, nemmeno in quel contesto. Una volta che l'avversario è inerme, non ha alcun senso accanirsi.
Sono molto più comprensibili a mio avviso le fucilazioni. Perché i prigionieri vanno gestiti e devi essere in grado di farlo: possono fuggire, possono ribellarsi, possono farti individuare, possono svelare la tua identità e la tua posizione. Mi sembra comprensibile la loro eliminazione in uno scenario di quel tipo, ma l'accanimento e la deliberata sofferenza mai.
Così come mi sembra corretta l'eliminazione di Benito Mussolini, anche se reso inerme, perché, come dimostra la sua prima fuga, un capo non è pericoloso solo se armato, può esserlo anche dopo in molteplici modi.
La questione generale è però se, sulla base di crimini di guerra (perché questo sono), si vuole mettere sullo stesso piano Resistenza e nazifascisti. Su questo ovviamente non ci sto, perché differenti erano le ragioni per cui combattevano e quelle sono l'elemento cardine di giudizio nella valutazione del fenomeno in termini generali.
Il che non significa che sulla base delle loro ragioni ogni loro atto fosse giustificabile.
Ma che ad essere giustificabile/giusta era la loro lotta, anche armata.
Riepilogando: uno stupro o una tortura sono ingiustificabili chiunque li commetta, a prescindere.
La lotta armata invece diviene giustificabile sulla base delle ragioni che portano a compierla.
Confondere comportamenti individuali e fenomeno generale è un'operazione capziosa, ma è quella portata avanti da molti revisionisti, Pansa incluso.