Mentre le zanzare ronzano in questa rovente estate del 2015 (vabbè, rovente soprattutto per la letteratura), mentre l’ambiente laziale continua a cercare nel palato i resti di una stagione che più positiva non poteva essere, con tanto di botto finale (la partita Napoli-Lazio deve entrare nella cineteca del calcio di sempre per emozioni, gol, pathos e altro ancora), serve ora costruire la squadra della prossima stagione, in un cantiere che però è già in fase avanzata. Certo, serve ancora il colpo da maestro, il suggello finale di un lavoro già ben avviato, ma per fare i capolavori c’è bisogno del colpo da maestro, un gesto uno scatto che ti porta dalla cronaca alla storia, che mette il turbo tra le ali, che ti fa sognare a occhi aperti.
Insomma, moltissimi tra tifosi, esperti del ramo, opinionisti e pedanti intellettuali da bar concordano sul punto che la soluzione dei molti problemi di una squadra capace comunque del secondo miglior attacco in campionato a un solo gol dalla Juve ammazzacampionato potrebbe essere una punta, una vera, un mattatore d’area, posto che il nostro reparto avanzato pur ottimo, non è privo di incongruenze e limiti con un mito del calcio ormai avanti con l’età, un ottimo giocatore come Djordevic, uno dei migliori affari della gestione Lotitto, e una promessa come Keita che però ha avuto una battuta di arresto.
C’è poi una Champions league da affrontare al meglio, magari superando prima i preliminari (Dio ce la mandi buona) e poi il girone, cercando di andare più in là possibile. Allora servono i giocatori veri, i mercenari (ma si chiamiamoli così), gli uomini reduci da mille battaglie, dall’assedio di Vienna alla battaglia di Calatafimi. E allora sere fa con quattro amici al bar (al ristorante, in verità, dovevo rispettare la metrica di Gino Paoli) ci siamo trovati, senza nessuna intesa precedente, d’accordo su un nome che ci ha fatto brillare gli occhi, chi perché stupito ma interessato, chi perché stupito ma perplesso.
ZLATAN IBRAHIMOVIC
Si, proprio lui quello nato a Malmoe il 3 ottobre 1981. L’attaccante da all-in, niente affatto moralizzato, con una situazione contrattuale che lo vede ancora legato al PSG fino al 2016. Si è parlato di un affare recentemente fallito sui 10 milioni con il Milan, forse un bluff forse no.
Di certo anche noi potremmo offrirgli la vetrina europea e magari con uno scambio di figurine (un Lulic al Trocadero) e un ricco contratto (un triennale da 7) ridurre al massimo l'esborso di contante. Con l'arrivo di Ibra a Formello la gioia della tifoseria laziale esploderebbe, a quel punto definitivamente ubriaca di gioia: si potrebbe ipotizzare, prudentemente, lo sfondamento della soglia dei 40 mila abbonati, con gli sponsor coprirebbero senz’altro gran parte i costi.
E last ma per niente least in campo avremmo un leader di quelli cattivi che tanto piacciono ai più e con lui ogni traguardo potrebbe diventare possibile, riproponendo in versione aggiornata la storia di tante vecchie glorie che da noi sono venuti a fine carriera e tanto bene hanno fatto, da Mancini fino a Klose.
Presidente, Direttore sportivo, allenatore, è ora di fare la cosa giusta, per certi versi l’unica per creare una Lazio ancora più grande a questo punto veramente grande, sempre con misura, ma comunque porsi limiti.
ALL-IN e succeda quel che succeda.