La Lazio non sta attraversando un gran momento. In un campionato, questo succede ciclicamente a tutte le squadre. Rosa non vastissima, emergenza cronica, che ormai per noi è considerata quasi la normailità, infortunati storici, giocatori appena rientrati dai quali ci si aspetta essere immediatamente decisivi. Succede.
E' in questi casi che alcune squadre (ne cito una a caso, le merde) vengono prese per mano e accompagnate ad un successo magari immeritato ma poi, i tre punti, e chi se lo ricorda più, tra un po'? L'esempio più clamoroso? Quelo roma-Sassuolo quando la squadra, presa a schiaffi da una provinciale, è stata letteralmente fatta planare verso il pari, a suon di rigori farlocchi e di fuorigiochi. Quella stessa roma per la quale, per un giocatore chiamato in Coppa d'Africa, si strillava angosciosamente all'emergenza sulle prime pagina della Gazzetta, mentre dall'altra parte i miracoli nell'arrivare là in alto con mezza squadra anzi più al palo venivano bellamente ignorati. Da noi, per primi.
Ma non è neanche questione di rigori e fuorigiochi. E' una sensazione che un intero stadio ieri ha avvertito, chiaramente, un atteggiamento ostile da una parte ed estremamente generoso dall'altra. Non mi riferisco al rigore. Il rigore c'era, una norma assurda, quella delle tre punizioni (rigore, espulsione, squalifica) che infatti la FIFA sta pensando di abolire perché troppo palesemente ingiusta e penalizzante. Regola assurda, ma c'è per tutti. No, non è quello. Ieri ce ne siamo accorti tutti, ed è curioso che anche i laziali intorno a me, notoriamente scettici, autocritici, pronti a stigmatizzare tutte le nostre mancanze, se ne siano accorti, quasi subito.
Si respirava nell'aria, mentre fioccavano i gialli, i falli genoani venivano bellamente ignorati e ogni stormir di fronde, al contrario, portava l'ineffabile giacchetta gialla a fermare, sanzionare, bloccare ogni ripartenza. Per non parlare del fallo fischiato a Klose nei primissimi minuti, che aveva mandato uno dei nostri in porta. C'era? Mi dicono di no, ma tanto - visto il plumbeo andazzo, l'omino avrebbe rimediato.
Qui non parlo delle nostre mancanze, che ci sono state e approfonditamente e spietatamente messe a nudo in altri topic. Parlo di una squadra che viene palesemente innervosita dalle decisioni arbitrali. Una squadra in cui si fa man mano strada la consapevolezza che - per vincere - non basterebbe essere più forte. Dovrebbe essere molto più forte, enormemente più forte dell'avversaria.
Mica solo ieri. Non dimentichiamoci, ad esempio, di Lazio-Milan. Perché lì la Lazio è stata enormemente più forte (o il Milan enormemente più debole, fate voi). Perché non vi dimenticate il primo tempo, col fallo su Radu, quello su Mauri, una sensazione di dover scalare l'Everest che ci attanagliava. Poi è andata bene, ma non sempre può andare bene.
Non faccio la vittima, tendenzialmente il laziale non fa la vittima, sono quelli abituati ad essere aiutati i quali - una volta che, casualmente, incappano in una direzione arbitrale non favorevole - sguinzagliano i loro sgherri della stampa e delle tivvù, si esibiscono in interrogazioni parlamentari, all'opposto cancellano fotogrammi, manipolano jpeg, mediaticamente depongono teste di cavallo nei letti dei malcapitati arbitri.
Un arbitro con la Lazio se la comanda. Può fare tranquillamente quello che gli pare, e alla fine riceverà un plauso dalla stampa intera e dai suoi capi. Che uomo di ferro. Non si è fatto condizionare dal clima, dall'Olimpico ribollente di cinquantamila laziali incazzati. Un eroe, insomma. Tanto lo sa, lo sanno tutti, che il giorno dopo i laziali saranno i primi a fare le pulci sulle nostre inadeguatezze, sui passaggi sbagliati, sugli schemi inceppati, e quello è una pippa, ma dove vogliamo andare co sta squadra, e lotito, e bergessio. Intanto il terzo posto si allontana, forze fresche e più presentabili si appropinquano, Milan e Inter scalpitano nelle retrovie in attesa di essere rispinte in alto.
E intanto, dopo 22 giornate, la Lazio si trova misteriosamente con un rigore all'attivo. Sbagliato. Alla prima giornata. Poi, il deserto. E sì che in area ci si arriva, 37 gol stanno a dimostrarlo, terzo attacco della Serie A. E alla fine questa, come altre, passerà nel silenzio, anche nostro, il mancato salto di qualità, eccetera. E lamentarsi sarà inutile. Alla prossima troveremo un bell'arbitro che - inflessibile - vorrà dimostrare che no, lui non si fa condizionare dalle nostre lamentele...