Conosciamo la sua posizione, che coincide con la posizione di moltissimi altri opinion maker della sinistra israeliana (e di n- pensatori di origine o religione ebraica sparsi nel mondo) e con una rilevante fetta dell'opinione pubblica israeliana. I quali tutti convengono nella critica più o meno ampia alle politiche dello stato istraeliano nei territori e sollecitano un cambiamento di passo, un'emancipazione rispetto al passato.
Ecco, proprio l'esistenza di una opinione pubblica che la pensa così - e, per ora, non deve temere di essere appesa per le palle a un palo della luce - descrive la diversità rispetto al racconto di un unico blocco mononeurale, disumano e crudele "lo stato di Istraele, genocidiario, colonialista e crudele". Quello stato, attraversato da pulsioni radicali e, disgraziatamente, fortemente evoluto (degradato) in una direzione espulsiva dei gazawi, che negli utlimi anni ha combattuto, ha ucciso, ha non di rado assassinato, ma ha anche assicurato assistenza ospedaliera, cura, farmaci, vaccini, soldi, risorse, lavoro, aiuti vari ai vicini. Bollarlo come "blocco disumano" aizza i sensi, ma oscura a mio avviso una parte non irrilevante di verità. E, soprattutto, emancipa totalmente gli arabo-palestinesi dalle loro responsabilità diretta e personale, dalla loro incapacità di evolversi socio-politicamente.
Negare decadenza, schifezze e degrado nella struttura socio-politica di Israele sarebbe operazione fasulla e sciocca. Contraria alla verità. Dare "la colpa" a Hamas a me pare altrettanto. Non c'è stata negli anni una evoluzione autocritica dal lato arabo-palestinese.
Poi, se si professa la posizione di aggredito e colonizzata in capo alla parte palestinese, la quale dunque reagisce con ogni mezzo per definizione giusto e conguro rispetto alla colonizzazione, si legittima Hamas come forma di resistenza e il mio discorso non vale nulla.
1) Lo stato di israele è uno. Non significa che ogni israeliano pensi lo stesso, ma va considerato nel suo sviluppo storico organico. Un po' come il socialismo reale, caro ING.
Non è che siccome c'era una dissidenza interna allora il socialismo reale diventa un'altra cosa. La presenza di una dissidenza interna dimostra che ci sarebbe un'alternativa ma impone anche di chiedersi perché questa resta minoritaria, perché lo sviluppo storico sia andato da una parte e non altrove. Vale per l'URSS come per Israele.
Io continuo a registrare questa differenza nei criteri di analisi e giudizio quando si tratta del proprio campo e di quello altrui. Le attenuanti si usano sempre e solo col proprio campo, per l'altra parte invece il giudizio facilmente si fa omogeneo, una superfice liscia.
Dunque non c'è alcun errore nel considerare Israele per la merda immonda e putrida che è, unitariamente, esattamente come non c'è alcun errore nel considerare il comunismo - come fenomeno storico - nel suo concreto sviluppo, dunque come regime dispotico e oppressivo, e non nei desiderata dei suoi teorici o dissidenti.
2) ti prego, davvero vuoi dire che Israele ha fornito assistenza ai gazawi?
è come dire che il padrone che tiene il cane in una gabbia 2x2 epperò gli dà da mangiare, lo porta dal veterinario se sta male, ogni tanto gli tira un premio.
Ti prego ING, ti prego. hai detto una roba estremamente simile.
Perché la colpa di israele non è solo aver ammazzato qualcuno dei cani che teneva in gabbia. la colpa di israele è proprio la gabbia, le condizioni generali. E quelle valgono per ogni singolo gazawi, una colpa storica che non ha scuse, attenuanti e appello.
3) Ottimo Shlomo Sand oggi sul Manifesto che in un'intervista dice "Israele è uno stato liberale, ma non è uno stato democratico".
in effetti uno dei principali problemi alla radice dell'analisi (non solo di questa vicenda a dire il vero) è che per molti i due termini sono sinonimi, quando invece non lo sono.
Ci sono regimi liberali ma non democratici, così come possono esserci regimi democratici ma non liberali.