L'Ocse dedica un capitolo a parte al reddito di cittadinanza. La misur, scrive l'Ocse, "ha contribuito a ridurre il livello di povertà delle fasce più indigenti della popolazione" ma "il numero di beneficiari che di fatto hanno poi trovato impiego è scarso" e "le autorità attribuiscono tale esito alla distanza tra i beneficiari e i relativi mercati del lavoro". Per questo, secondo l'Ocse, bisogna "ridurre e assottigliare il Reddito di Cittadinanza per incoraggiare i beneficiari a cercare lavoro nell'economia formale e introdurre un sussidio per i lavoratori a basso reddito".
https://www.repubblica.it/economia/2021/09/06/news/ocse_italia-316715657/?ref=RHUO
Praticamente l'OCSE ci dice che il problema del reddito di cittadinanza (600 euro MASSIMO) è che risulta troppo alto rispetto alle offerte salariali, non rendendo efficace il ricatto dei datori di lavoro.
Soluzione: abbassatelo, portateli alla fame, a quel punto visto che i salari saranno davvero bassi potrete dargli un sussidio integrativo.
A cose del genere toccherebbe rispondere in modo violento.
Ma la cosa incredibilmente incredibile e pazzamente pazzesca non è questa, compagno Fat.
La cosa incredibile sta in ciò.
La cosa incredibile è che della cosiddetta "legge bronzea dei salari" (il salario del lavoratore non deve oltrepassare i limiti della sussistenza; pena insubordinazione dei poveracci; il diffondersi dei vizi; la moltiplicazione incontrollata della plebe; la rottura dell'
equilbrio generale garantito da Dio e dai suoi giudizi quanto a popolazione e risorse; crisi demografica, etc) della cosiddetta "legge bronzea dei salari" si parla sin dall'inizio dell'Ottocento (Padre Malthus): dunque, circa duecento anni fa.
Questa "legge" - mi concedo un'ardita analogia storica, semplificando brutalmente - è l'antenata del cosidetto "tasso naturale di disoccupazione" (M. Friedman): la "legge" secondo cui l'
equilibrio economico generale garantito dal Mercato e dai suoi giudizi può essere raggiunto solo a prezzo di una determinata soglia di disoccupazione, inemendabile strutturalmente da qualsivoglia intervento pubblico in economia, perchè bla, bla, bla, etc, etc.
Ora.
In queste due affermazioni c'è l'uso ideologico (cattivo) che viene fatto oggi della parola "scienza".
La scienza - per il buon senso e il senso comune - tutto nobilita e tutto abbellisce, e sta bene con tutte le pietanze. Ma non è così.
Il discorso sarebbe lungo (scienza, innovazione, capitalismo, la scienza nella cultura americana egemone in Europa da 60 anni, etc, etc).
Sommariamente:
La "scienza" (che divide fatti da giudizi di valore) domina nel campo dell'impersonale e della natura, e tra le altre cose salva vite coi vaccini (quantomeno, più vite di quante purtroppo ne condanni, a causa degli effetti collaterali!). Tutto ciò, al netto di come, quando, e da chi vengono prodotti i beni farmaceutici: ma questo alla scienza non compete.
La cosiddetta "scienza sociale" (che pretende di dividere fatti e giudizi di valore, erroneamente, in maniera ridicola) invece rientra nel campo della strumentalizzazione ideologica del sapere scientifico, dal momento che spaccia per scientifico un sapere che scientifico non è; o se lo è - al modo in cui può essere scientifica un'analisi politica e sociale - spesso è dimentico delle radici storiche e filosofiche da cui le categorie, di cui fa uso, provengono.
Dunque.
Da Malthus ai burocrati economici dell'Ocse (burocrati: coloro che amministrano l'esistente sulla base di un presunto, angelico, sapere scientifico) sono passati quasi due secoli: tanta acqua - a volte pulita, a volte sporca - è passata sotto i ponti. Eppure, stiamo ancora al punto di partenza. Come è possibile?
Prima ancora che menare le mani - purtroppo, l'evidenza storica dimostra che ciò periodicamente avviene - bisognerebbe capire che le università oggi sono, da un punto di vista della loro funzionalità sistemica e a prescindere da qualche singolo prof. sinceramente "radicale" (meglio "radicali" che niente! ); le università sono un bastione della "reazione" dei nostri tempi: "reazione" geopolitica, politica, sociale ed economica - liberalizzazione dei costumi a parte: sacrosanti diritti civili per tutti!
Università e reazione, dopotutto, non fanno rima, ma spesso vanno a braccetto (i reduci del '68 sono una parentesi in mezzo ad un esercito di gesuiti!).
Alternativo alla reazione, nelle univerisità c'è solo il moralismo ostensivo fine a se stesso (marxisti decaffeinati, papa Francesco, gli appelli di Mattarella, l'ecologismo della ammirevole ragazza Greta Thunberg, il compianto Gino Strada, etc, etc).
Che fare? (semicit.).