Tornando su Ignazio.
È successo questo, più o meno: un PD, all'epoca ancora con labili elementi ideologici di centrosinistra e alleato col tristerrimo partito vendoliano, durante le prime elezioni italiane a 4 poli esprime, tramite primarie, una delle sue grandi promesse in chiave futura come candidato sindaco di Roma. Vincere quelle elezioni, con il disastro Alemanno ancora vivo e un M5S ancora non radicato benissimo nella capitale, è un gioco da ragazzi. Agrandecoalizzionedercendrosinistra, frizzi e lazzi.
Marino, vero e proprio corpo avulso rispetto alla città, vuole prendere di petto alcuni problemi atavici del comune, ma il suo stesso partito è una bella fetta del malaffare romano, che spartisce d'amore e d'accordo con i "nemici" neofascisti; le battaglie contro i malagrottari e la volontà di implementare il trasporto su bici sono meritorie ma combattute malissimo: bike sharing morto subito e città sporchissima; ovvio, senza l'evidenza di un miglioramento ti fai nemici i cittadini, quelli che magari ignorano molte delle dinamiche interne al comune, e cominci rapidamente a perdere popolarità.
Il problema, quello che gli impedisce di emergere come leader di un movimento di opinione radicalmente in contrasto con un passato e presente di corruzione e magnaccia, de palazzinari e mafiosi, è anche il suo carattere vanesio condito dalla tendenza a mentire.
Vecchio vizio, intendiamoci. Marino venne ignominiosamente cacciato da Pittsburgh per una storia di rimborsi gonfiati (ma guarda), circostanza che in America gli avrebbe impedito di candidarsi a New York o Washington DC, ma in Italia, con personaggi capaci di nefandezze ben peggiori, la cosa è notata a malapena.
Poi arriva il caudillo Renzi, uomo di punta della Confindustria e artefice della definitiva ( forse irreversibile) trasformazione del PD in partito neoliberista. Renzi, almeno all'inizio, è indeciso se supportare Marino; sembrerebbe davvero l'unica ancora di salvezza del partito più corrotto della capitale, ma, visto che come Berlusconi campa di apparenza e sondaggi, si rende conto che la terra bruciata fatta intorno al sindaco può rappresentare davvero un problema nella tenuta del governo. Ignazio, che fiuta lo tsunami che lo sta per travolgere, comincia a comportarsi in maniera irrazionale nel goffo tentativo di salvare il salvabile: si appella ai romanisti per il progetto sssadio (una speculazione edilizia monstre che da sola squalifica tutto il suo operato) inimicandosi ancor di più il ras Caltagirone, si mette a trascrivere i matrimoni gay senza una base giuridica per ingraziarsi i progressisti facendo al contempo lo stalker baciapile del papa, alienandosi sia dagli anticlericali che dai cattolici, tenta tristemente la carta dell'antifascismo per riunire a sè la sinistra e poi, sui lavoratori del colosseo in sacrosanta assemblea sindacale, fa il thatcheriano de ferro.
Insomma, un disastro. Condito poi da una marea infinita di gaffe e una pessima amministrazione dell'ordinario che, con tutti i nemici che aveva ( da casapound a sel passando per San Pietro), lo ha annientato politicamente per sempre.
Ciao Mari'