Via.
Subito.
È Amatrice o Matrice? Eh!?
Mannaggia che domande...
Matematici di tutto il mondo e soprattutto italiani hanno sempre discusso sulla pasta alla matriciana senza arrivare a concludere se per prepararla siano migliori i bucatini integrali o derivati dal qualche altro tipo di farina.
Già in epoca medievale il Fibonacci, che aveva studiato il problema della quantità degli ingredienti da usare, aveva teorizzato che, data una tavolata da servire di n persone, la quantità di cubetti di guanciale An+1 necessaria per aggiungere il classico posto a tavola in caso di arrivo improvviso di ospiti si calcolasse facendo la somma dei cubetti usati nelle porzioni n e (n-1), cosicché An+1=An+An-1, con l'eccezione delle prime due porzioni, per le quali consigliava di regolarsi a sentimento.
Ulisse Dini sosteneva che l'uso della pancetta al posto del guanciale fosse un teorema fondato su ipotesi prive di fondamento.
Tale Lagrangia, invece, emigrato oltralpe, ove transalpinizzò cognome e abitudini culinarie, sosteneva la necessità di rosolare guanciale o pancetta che fossero nel burro anziché nell'olio di oliva. Sperimentò, inoltre, la sfumatura della carne suina nel cointreau anziché nel classico vin blanc, ma i risultati ottenuti non convinsero mai del tutto la comunità scientifica.
Evangelista Torricelli, invece, teorizzò che il guanciale adoperato per la matriciana dovesse essere conservato sotto vuoto.
Il Toscanelli fu convinto assertore della necessità di concludere ogni pranzo in cui fosse stata servita la matriciana assaporando l'omonimo sigaretto, che ben si sposava con il sapore della gustosa pietanza. Realizzò inoltre una carta topografica con l'indicazione delle zone ove reperire gli ingredienti principali.
Solo di recente l'Odifreddi ha messo fine a ogni disputa dimostrando l'inconoscibilità della ricetta esatta della pasta alla matriciana e della conseguente inesistenza di ogni variante proposta nel corso dei secoli...
vabbè vado...